Negli ultimi anni ha cresciuto alcune delle grandi promesse dello sci nordico italiano, come per esempio il biatleta Daniele Cappellari e i fondisti Luca Del Fabbro e Davide Graz, per citarne solo alcuni. La FISI ha deciso di premiarlo e affidargli la responsabilità di guidare la nazionale juniores e giovani di biathlon. Il friulano Mirco Romanin ha appena iniziato la sua avventura alla guida del gruppo azzurro e dopo il primo raduno ad Anterselva è ora a Bessans, in Francia, dove la sua squadra è arrivata ieri e resterà fino al 3 agosto. Di questa nuova responsabilità e delle aspettative in vista di questa stagione, Romanin ha parlato a Fondoitalia nella seguente intervista.
Ciao Mirco. Partiamo da una domanda personale: cosa significa per te aver ricevuto dalla federazione la responsabilità di allenare la nazionale juniores e giovani di biathlon?
«Mi inorgoglisce tanto. Negli anni avevo già ricevuto altre richieste e sono stato anche aiuto allenatore degli juniores nel 2013. Il mondo dello sci nordico è la mia più grande passione, da sempre, ed essere chiamato a gestire una Nazionale giovanile per me è davvero il massimo. So di avere una grossissima responsabilità, sopratutto perché ho tra le mani un gruppo di qualità. Ho la consapevolezza che questi ragazzi possano fare belle cose, ma bisognerà lavorare ancora tanto. È tutto nuovo per me, avendo passato gran parte della mia giovane carriera a gestire sci club e comitato, e questo da una parte è molto bello e motivante, ma dall’altra sicuramente non facile. Nei primi giorni dovevo capire bene come gestire la cosa, ho puntato fin da subito ad avere un rapporto sereno coi ragazzi, cercando di creare un clima tranquillo e scambiandoci tante informazione. L’allenatore a quest’età ricopre un ruolo importantissimo, e deve avere il dono dell’empatia, capire quello che il ragazzo sta provando, sempre. Ora abbiamo rotto il ghiaccio, la fiducia c’è, per cui ci sono tutte le carte in regola per svolgere un ottimo lavoro».
Cosa vuoi portare a questi ragazzi?
«Tutto ciò che posso dare. Ho promesso subito a me stesso, nel momento in cui mi è stato affidato il ruolo, che darò il massimo e anche di più, perché anche gli atleti sanno benissimo che l’allenatore deve dargli tanto, e quindi è fondamentale che questo avvenga per avere un rapporto di stima reciproca e massima fiducia. Il mio obiettivo è di far migliorare questi giovani in ogni particolare, capire quali sono le loro esigenze e le piccole mancanze di ognuno per limare il più possibile tutti i piccoli difetti, che siano tecnici, tattici, mentali. Il biathlon è uno sport molto complesso e ogni giorno si trova qualcosa su cui lavorare per ricercare il miglioramento della performance. Sicuramente ci divertiremo. Ho inoltre la fortuna di aver con me uno staff tecnico di ottimo livello, con cui mi son trovato fin da subito benissimo. Ognuno ha i suoi ruoli, e quindi il nostro compito è sicuramente più facilitato".
A proposito, puoi presentarci il tuo staff tecnico?
«Con me c’è Fabio Cianciana, che negli ultimi anni ha allenato l’Asiva, e ha già fatto esperienza nella nazionale juniores ai tempi di Doro Wierer, Lukas Hofer e Dominik Windisch. Lui sarà il responsabile del gruppo per quanto riguarda il tiro. Insieme a lui c’è un altro giovane tecnico valdostano, Edoardo Mezzaro, che ho conosciuto in questi anni nel circuito di Coppa Italia e Campionati Italiani Aria Compressa. È bravo, ha tanta passione e ha fatto ottenere ai suoi atleti degli ottimi risultati. L’altro tecnico è Devis Da Canal, ex atleta di alto livello. È già stato tecnico dei materiali in Coppa del Mondo per sei anni, ha grande esperienza sotto questo punto di vista, è molto bravo e abbiamo un ottimo feeling. Sarà disponibile a pieno regime a partire dal primo settembre proprio in vista dell’inverno, quando avremo tanto bisogno di lui. Siamo uno staff tecnico vario, sia per provenienza, sia per conoscenze. C’è molta comunicazione tra noi, tutte le decisioni verranno prese assieme. Io sono il responsabile della programmazione e della parte tecnica, con gli altri tecnici ci troviamo e sentiamo spesso perché è fondamentale la massima comunicazione su questi aspetti per lavorare nel migliore dei modo e non creare mai problemi».
Cominciamo a parlare degli atleti: iniziamo dal gruppo maschile.
«Sicuramente è una squadra ampia e varia con sette atlete nati in tre anni diversi, dal 1998 al 2000. In particolare è nutrito il gruppo di atleti nati nel 2000, dove abbiamo Tommaso Giacomel che si è messo particolarmente in evidenza con l’argento ai Mondiali e ottimi risultati a livello internazionale e nazionale. Anche Bionaz ha fatto bene in IBU Cup Junior oltre che nelle gare nazionali. Leonesio e Zingerle, invece, non hanno disputato gare internazionali ma hanno occupato le prime due posizioni della graduatoria nazionale dimostrando di essere all’altezza degli altri due in diverse occasioni. Sono quattro giovani molto forti, hanno caratteristiche diverse tra loro e hanno tutti gran voglia di fare e crescere. Verrà fuori qualcosa di importante da loro. Kevin Gontel, Peter Tumler e Cedric Christille vengono dal gruppo degli scorsi anni gestito da Alex Inderst. Sono tre atleti di ottimo valore come hanno mostrato negli anni. Nella passata stagione hanno avuto tutti degli alti e bassi, quindi hanno voglia di rifarsi, sono molto motivati perché in passato hanno tutti dimostrato di avere delle grandi qualità. Il mio compito sarà tirare fuori il massimo da questi ragazzi perché il potenziale è grande».
Per quanto riguarda la squadra femminile?
«È un gruppo più ristretto e di buona qualità. Samuela Comola viene da una stagione non felicissima, ma abbiamo capito la causa dei suoi problemi. Aveva fatto dei carichi importanti, ma era il momento giusto per darci dentro, e giustamente li ha patiti, così lo scorso anno non è riuscita ad ottenere i risultati che erano nelle sue corde. Ha però creato una base importante per le prossime stagioni e sono certo che già quest’anno si rifarà alla grande perché al tiro è eccezionale, ha un talento bestiale. Se riusciamo a farle fare quel salto di qualità sugli sci, può diventare un’ottima atleta. Già ad Anterselva è partita con il piede giusto, nonostante potesse sentirsi in qualche modo un po’ l’esclusa del vecchio gruppo finito in squadra B. Le altre tre sono tutte nuove: Beatrice Trabucchi e Sara Cesco Fabbro sono classe 2000, mentre Rebecca Passler addirittura 2001. Queste tre hanno meno esperienza rispetto a Samuela e lei dovrà quindi trainare il gruppo. Tutte e tre queste giovani possono fare delle ottime cose, Beatrice ha caratteristiche più simile a Samuela, mentre Rebecca e Sara hanno più margine di miglioramento al poligono. Sono convinto che lavorando con costanza e passione cresceranno tutte tantissimo».
Rebecca Passler è l’unica atleta del 2001 che è stata inserita nel gruppo.
«Questo perché ha dimostrato nel corso della passata stagione di avere un livello molto alto anche in campo internazionale. È giovanissima ma sta facendo grandi cose, è quasi un punto di riferimento per le più anziane, ancora più motivate dalla sua presenza. Nella squadra maschile, risultati alla mano, non potevamo fare una scelta tra i due 2001 più avanti in graduatoria, Matteo Vegezzi Bossi e Stefano Canavese, che hanno ottenuto risultati praticamente alla pari, e per vari motivi non potevamo promuoverli entrambi essendo il gruppo già molto nutrito. Tra le ragazze, invece, lei è riuscita a mostrarsi un gradino superiore alle altre, anche se Hanna Auchentaller e Magdalena Wierer si sono confermate delle atlete di ottimo livello. Tutti questi atleti che ho citato, ovviamente, sono giovanissimi, e saranno sicuramente tra i protagonisti del futuro di questa Squadra. Quest’anno oltre ai Mondiali Giovani e Junior, ci sarà anche il Festival Olimpico della Gioventù Europea (EYOWF), per gli anni 2001 e 2002, per cui avranno sicuramente l’opportunità di portare in alto i colori azzurri fin da subito».
Irene Lardschneider e Patrick Braunhofer, pur essendo classe ’98, sono stati invece inseriti nella squadra B.
«È stata fatta la scelta giusta perché hanno dimostrato di avere un livello generale piuttosto alto sia come costanza di risultati sia come rendimento al poligono e sugli sci. Inoltre in questa maniera possono restare a far parte di un gruppo che negli anni è già rodato. È stato quindi giusto dar loro questa occasione come è stata una scelta altrettanto esatta quella di tenere con noi Peter (Tumler, ndr) e Samuela (Comola, ndr), che saranno anche importanti per insegnare ai più giovani del gruppo come comportarsi in certi contesti. Nel corso della stagione, poi, potremo anche vedere Irene e Patrick con noi in alcune gare, come in occasione del Mondiale Junior».
Al termine della stagione Mirco Romanin sarà soddisfatto se?
«Se questi ragazzi riusciranno a crescere di livello nei piccoli particolari in cui sono più carenti. Alla fine la squadra junior non deve pretendere di ottenere dei risultati importanti ma essere una formazione base per il futuro. Non bisogna avere fretta, ma lavorare con calma e serenità, senza fare il passo più lungo della gamba. Bisogna quindi creare i presupposti per rendere questi giovani consapevoli di essere cresciuti, per poi puntare sempre più in alto, alla ricerca di performance e risultati quando tra qualche anno ce ne sarà bisogno, e saranno in gioco medaglie importanti. Ovviamente cercheremo di prepararli al meglio anche per permettergli di affrontare già oggi nelle migliori condizioni le gare di un certo livello, perché i risultati fanno sempre bene e danno morale, ma ciò che conta è creare i presupposti per un futuro di altissimo livello. Oggi in Italia siamo abituati bene, grazie agli atleti attualmente protagonisti in Coppa del Mondo, quindi dovremo lavorare tantissimo e con grande qualità, per continuare a crescere e dare continuità ai risultati di oggi. Lavorare alla base è fondamentale per ottenere grandi risultati anche in futuro».