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Sci di fondo

Martina Di Centa tra passato e soprattutto futuro: “Finalmente mi sto esprimendo con continuità”

Ha un cognome importante e nell’ultima stagione si è messa in mostra vincendo il suo primo titolo italiano aspiranti, imponendosi a Dobbiaco nella 10km in tecnica libera con partenza mass start. Martina Di Centa ha disputato nel migliore dei modi la sua ultima stagione tra le aspiranti, crescendo in fiducia e convinzione nei propri mezzi in vista anche della prossima annata quando passerà tra le Junior. Aggregata con il Centro Sportivo Carabinieri, dopo essere cresciuta nell’Aldo Moro Paluzza, la figlia del grande Giorgio Di Centa si è concentrata di più sul fondo, mettendo un po’ da parte l’altra sua passione, il biathlon, nel quale ha ottenuto discreti risultati.
Nell’intervista che ci ha concesso la friulana ha parlato della sua ultima stagione, dei propri obiettivi nello sci di fondo ma anche della sua passione per il biathlon che non sembra intenzionata a lasciare del tutto e della sua famiglia che ha regalato tante soddisfazioni allo sport italiano. Siamo rimasti colpiti dalla maturità di questa giovanissima ragazza, appena diciottenne.
Ciao Martina. Hai da poco concluso una stagione positiva, nella quale hai anche conquistato il tuo primo titolo italiano; sei felice di come sono andate le cose?
«Sono molto soddisfatta perché prima d’ora non ero mai riuscita a esprimermi così bene con continuità, avevo sempre avuto un po’ di alti e bassi. Anche nel corso dell’ultimo inverno ho avuto inizialmente qualche difficoltà, mi sono alternata come sempre tra fondo e biathlon, poi ho scelto di chiudere la stagione concentrandomi solamente nel fondo e sono arrivati i risultati».
A questo punto stai pensando di accantonare il biathlon per concentrarti solo sul fondo?
«Non nascondo che un po’ ci sto anche pensando, potrei prendere questa decisione, ma dall’altra parte non voglio nemmeno abbandonare completamente la carabina. Credo che deciderò cosa fare volta per volta, anche perché nella passata estate avevo fatto una buona preparazione nel biathlon, poi ho avuto un calo di prestazioni al tiro durante l’inverno e ho così compromesso alcune gare. A quel punto ho deciso di dedicarmi solo al fondo nel finale di stagione».

Sei la figlia di uno dei più grandi fondisti italiani della storia, come mai ti sei appassionata al biathlon?
«Ho iniziato a farlo circa due anni fa. Non avevo ancora ottenuto dei risultati di grande rilievo nel fondo, così insieme a mio papà abbiamo deciso di provare anche con il biathlon. Ho scelto quindi di portare avanti entrambe le discipline. Ovviamente, partendo con tanto ritardo, ho dovuto lavorare tanto per mettermi al pari con le altre biatlete ma qualche buon risultato l’ho anche ottenuto. Ora vediamo come andranno le cose».
Nell’ultima stagione hai disputato le tue prime gare internazionali di fondo: che effetto ti ha fatto confrontarti con atlete straniere?
«Non avevo mai fatto un’esperienza del genere, per me è stato tutto nuovo. Mi è piaciuta tantissimo e sono anche soddisfatta delle gare che ho fatto perché non avevo mai affrontato atlete straniere, non sapevo quindi a che punto fossi rispetto a loro e come sarei potuta andare. Visti i risultati, sono contenta».  
A marzo sei riuscita a vincere il tuo primo titolo battendo atlete di ottimo livello come Jeantet e Monsorno.
«Tra le mie coetanee ci sono alcune fondiste molto forti Per me vincere a fine stagione, al termine di un anno pieno di gare, è stato un traguardo importante perché non avevo mai vinto in precedenza un campionato italiano di fondo. Sono stata felicissima di conquistare questo mio primo titolo, un premio per tutti i sacrifici fatti».
I risultati ottenuti nelle ultime gare ti hanno dato maggior convinzione in ottica futura?
«Senz’altro mi hanno dato una carica in più e ho il morale alto. Anche perché ho capito quanto i sacrifici fatti alla fine portino i loro frutti».
Nella prossima stagione salirai di categoria passando tra le junior: quali sono le tue aspettative ed eventuali timori?
«È una bella sfida perché gareggerò con delle atlete di un certo livello sia tra quelle della mia età sia tra le più grandi. Ovviamente cercherò di dare il massimo come ho sempre fatto. Al di là dei risultati, voglio arrivare al termine della stagione con la consapevolezza di aver dato tutto».
Tornando indietro nel tempo, puoi raccontarci i tuoi primi passi nello sci di fondo?
«Ho iniziato già da piccolina, andavo a sciare con mio nonno e i miei genitori nella pista “Laghetti” vicino a Paluzza. I miei familiari mi hanno sempre ricordato che ero strafelice quando andavamo lì. All’asilo ho iniziato frequentare il corso di sci insieme ad altri bambini e sono entrata nell’Aldo Moro Paluzza. Da lì è cominciato tutto. Il fondo è la mia grande passione».
Cosa significa presentarsi alle gare portando il cognome Di Centa?
«A volte le persone me lo fanno notare perché conoscono i risultati di mio padre e mia zia. Sono fiera di quello che hanno fatto nel mondo dello sci ma in gara sono soltanto io, non conta il mio cognome perché in pista devo essere io a spendere le energie. Loro sono un esempio per me, si sono impegnati tanto nella loro vita e hanno raggiunto dei traguardi enormi. Sono felice che le persone gli rendano merito per quello che hanno fatto ma per me sono prima di tutto la mia famiglia».
Quando tuo papà vinse l’oro a Torino eri una bambina.
«Si, ma ricordo bene il giorno della gara e anche la festa. I suoi successi sono stati importanti e per me rappresentano dei momenti bellissimi che porterò sempre nel cuore nonostante all’epoca fossi una bambina. Quando ci ripenso mi emoziono ancora».
Cosa ti ha consigliato tuo padre quando hai iniziato a praticare fondo a livello agonistico?
«Innanzitutto mi ha sempre detto che l’importante per lui è che fossi contenta di farlo, poi se fossero anche arrivati i risultati allora avrei fatto bene a continuare mettendocela sempre tutta».
Frequenti il Liceo Linguistico a Tolmezzo: è difficile conciliare studio e sport?
«Il fondo richiede un impegno costante e quotidiano così come lo studio, quindi non è facile fare al meglio entrambe le cose visto che sono spesso fuori per le gare. Cerco sempre di portarmi un libro in valigia ma non sempre posso studiare durante i weekend di gara perché ho anche bisogno di riposare. Pure a casa mi ritrovo spesso a studiare la sera anche perché, soprattutto quando mi alleno nel biathlon, devo arrivare fino a Forni Avoltri distante 35-40 minuti da Paluzza. Non è facile, però riesco a farcela, perché sapendo di avere soltanto un tempo stabilito per allenarmi o studiare, mi concentro al massimo per far si quel questo sia abbatanza produttivo».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Proseguire con questo percorso perché sciare è la mia grande passione e poterlo concretizzare trasformandola in un lavoro sarebbe il massimo».
Chi vuoi ringraziare per i risultati che hai raggiunto in questa stagione?
«Innanzitutto la mia famiglia perché mi ha sempre dato fiducia anche nei momenti meno positivi, poi l’Aldo Moro Paluzza per avermi cresciuta sportivamente fin da bambina e infine il Centro Sportivo Carabinieri che lo scorso anno ha deciso di aggregarmi»

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