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Sci di fondo

Intervista a Marco Selle sul settore giovanile del fondo italiano

Da anni è il responsabile del Settore Giovanile del fondo italiano, occupandosi in particolare delle squadre Under 23 e Under 20 ma in generale di tutto il movimento. Un progetto, quello di Marco Selle, partito ormai sei anni fa, che ha portato fin qui a dei buonissimi risultati. In attesa di conoscere quale sarà il futuro, dal momento che non sono stati ancora definiti i ruoli per il prossimo quadriennio essendo stato rieletto Roda come presidente della FISI soltanto domenica scorsa, con Marco Selle abbiamo parlato dell’ultima stagione e del rendimento di alcuni giovani azzurri, ovviamente però con uno sguardo rivolto sempre al futuo.
Buon pomeriggio Selle. Tracciamo un bilancio della stagione internazionale dei giovani azzurri.
«Sono abbastanza soddisfatto perché le cose sono andate secondo le previsioni, anche se probabilmente mi sarei aspettato un’altra medaglia ai Mondiali Junior, questa volta dalla staffetta maschile. Purtroppo però, proprio nel corso dell’evento iridato il nostro grande talento Luca Del Fabbro ha vissuto una settimana difficile. Durante la sua prima gara ha lottato per la medaglia fino a 1,5km dall’arrivo ed è saltato fisicamente e mentalmente nel finale, faticando poi a riprendersi, così anche in staffetta non siamo riusciti ad andare come avremmo sperato. Peccato perché una medaglia di gruppo avrebbe rappresentato una grande soddisfazione per tutto il movimento ma possiamo ritenerci ugualmente soddisfatti, perché ci siamo confermati tra le prime cinque o sei squadre al mondo. Nell’ultimo triennio siamo sempre nella top five con il nostro settore giovanile e nell’OPA Cup invece siamo secondi dietro la Francia, che è però molto avanti rispetto a noi. A proposito di Coppa Europa, sono arrivati diversi podi in stagione, soprattutto al maschile siamo stati molto bravi, mentre al femminile Martina Bellini si è confermata ad alto livello. Secondo me, invece, Cristina Pittin e Chiara De Zolt hanno margini superiori rispetto a quanto hanno dimostrato in stagione e spero facciano il salto di qualità fisico e mentale il prossimo anno, ne avranno bisogno per essere subito competitive visto che saliranno alla categoria senior».
Ci ha parlato delle ragazze, passiamo ai maschi. Con Del Fabbro e Graz ci sono grandi aspettative per la prossima stagione.
«A livello maschile abbiamo la squadra più forte del nuovo millennio, anche perché ci sarà l’inserimento di Longo, bravissimo ai Mondiali anche al lancio della staffetta, e conto di recuperare anche un talento come Stefano Dellagiacoma. Poi ci sono Del Fabbro e Graz, due ragazzi che per il talento, la disponibilità a lavorare e la gioia che quasi provano nel far fatica potrebbero fare molto bene in futuro. Se guardate il ranking mondiale della FISI per le varie annate loro sono in testa per il 1999 e il 2000. Gli atleti che in passato alla loro età si sono ritrovati a essere in testa al ranking mondiale li ritrovi oggi entrare con frequenza nelle prime dieci posizioni della Coppa del Mondo. Una cosa che accade normalmente due volte su tre. Non so quanto tempo gli ci vorrà, magari cinque o sei anni come tutti, a meno che non sei un fenomeno come Klaebo o Bolshunov, che appena usciti da Junior hanno subito iniziato a vincere. Io auguro a Del Fabbro e Graz di arrivare perché per dedizione e piacere nel far fatica è difficile frenarli».
Si aspettava di vedere Anna Comarella convocata alle Olimpiadi già al suo primo anno da senior?
«Non ho mai avuto alcun dubbio, come le avevo già detto la scorsa primavera. Confidavo sulla presenza sua e di altre giovani azzurre, lo davo quasi per scontato. Anzi io pensavo di vederla già più avanti e competitiva anche tra le senior, che avrebbe fatto un salto di qualità più evidente rispetto allo scorso anno. L’ha fatto, sia chiaro, ma da lei pretendo che il prossimo sia superiore perché ha le qualità per farlo. Ne ho già parlato anche con altri, Anna già da piccola aveva dimostrato di avere grandi qualità, per confermarle però deve fare ora un salto di qualità tecnico e mentale, credere più in se stessa e alla possibilità di fare un miglioramento tecnico, senza il quale la strada sarebbe più in salita».
Purtroppo è stata una stagione difficile per un’altra azzurra che ha dimostrato di avere talento, parliamo di Caterina Ganz.
«Caterina mi ha sorpreso un anno fa quando ha fatto un grandissimo salto di qualità, oltre le aspettative. In gara le ho visto fare delle cose che non avrei immaginato di vedere così presto da lei, soprattutto per atteggiamento e lucidità nel corso della competizione. Quest’anno già dal primo allenamento ho notato che stava soffrendo la presenza in Squadra A, sembrava quasi non sentisse di avere quel diritto che era stato negato ad altre atlete rimaste fuori, che forse lei ancora considerava più forti. È come se pensasse di avere una grossa "I" sulle spalle e questo l’ha spaventata, facendole affrontare il periodo della preparazione con la paura di sbagliare e del confronto, una cosa che l’ha penalizzata moltissimo. Nel corso dell’anno le ho sempre detto che da ogni pagina negativa può uscire fuori un aspetto positivo. Spero abbia imparato la lezione e affronti le prossime stagioni in modo diverso. Ovviamente ciò che ha fatto quest’anno non le basta per fare il salto qualità. Dal primo giorno di raduno fino alla fine della stagione dovrà affrontare ogni allenamento e ogni gara con una determinazione diversa e la voglia di arrivare che ha già mostrato di avere. Ho fiducia».
Insomma qualche buon elemento anche a livello femminile c’è.
«Si abbiamo delle buone atlete come Caterina (Ganz, ndr), Anna (Comarella, ndr) e Ilenia (Defrancesco, ndr), per citarne alcune, che hanno delle possibilità ma devono fare un ulteriore salto di qualità per andare in Coppa del Mondo e fare punti, perché se devono andarci solo per fare esperienza allora è inutile. Auguro loro di fare questo ulteriore salto di qualità perché queste ragazze hanno le potenzialità. Devono tirare fuori gli artigli e impegnarsi al cento per cento perché quando non gareggi in Coppa del Mondo pensi sia meno complicata rispetto a quanto non lo sia in realtà. Il livello è più alto rispetto a quanto si possa immaginare mentre si gareggia in OPA Cup. Torno un attimo su Ilenia Defrancesco che per il secondo anno consecutivo ha fatto un grande Mondiale Under 23, da lì in poi ha svoltato facendo il salto di qualità, dopo un inizio di stagione sottotono. Ecco il prossimo anno sarà importante che inizi con lo stesso piglio con cui ha concluso per poi fare il salto di qualità a febbraio, disputare un altro ottimo Mondiale e finalmente esordire in Coppa del Mondo che è il suo obiettivo».
A livello maschile tra gli Under 23 ci sono grandi speranze su Daprà.
«È stata la sorpresa più bella della stagione perché al primo anno nella categoria ha fatto un enorme salto di qualità mentale e fisico. Da essere l’atleta più giovane del gruppo è diventato quasi il trascinatore della squadra, ha stimolato i più grandi, li ha sfidati, non ha mai mollato. La sua presenza è stata utilissima a tutto il resto del gruppo, il suo inserimento è stato fondamentale per gli altri. Lui ha un’impostazione tecnica un po’ all’antica, infatti lo chiamo il piccolo Franco Nones, visto che è il nipote ma sembra lo zio come tecnica. Un po’ è riuscito a modificarla in pattinaggio e mi lascia sperare che abbia ancora buoni margini di miglioramento, anche perché questo ragazzo ha una visione delle cose diversa rispetto ai nostri tempi, è il classico ragazzo di una volta, il figlio che tutti vorrebbero, ha un atteggiamento corretto verso la disciplina che si è scelto. Tutte cose che ho visto raramente a quella età. È un esempio anche per i più grandi, perché ha voglia di emergere, sfidare e mettersi in competizione in tutte le cose che fa, dal calcetto al fondo».
E il resto del gruppo?
«Giacomo Gabrielli ha delle ottime potenzialità, l’ha già dimostrato a livello junior. Se completa il suo percorso di maturazione e prende una maggiore consapevolezza dei suoi mezzi, non è così lontano dall’essere in grado di gareggiare in tutte le sprint di Coppa del Mondo e dimostrare di valere quella medaglia vinta ai Mondiali Junior. Io ci credo. Una cosa che mi è piaciuta quest’anno riguarda anche il cambio di atteggiamento avuto da alcuni nostri atleti come per esempio Zelger, Serra e Ventura. Lo scorso anno mi sembrava quasi che si accontentassero, soprattutto nel finale, mentre nell’ultima stagione hanno dato molto di più. È una cosa molto positiva perché questi tre ragazzi sono all’inizio di un percorso fatto di varie tappe e devono sbrigarsi nel completarlo. Hanno capito che non devono mai accontentarsi ma pensare sempre in grande, perché alla loro età devono essere presenti in Coppa del Mondo. Zelger mi è piaciuto, è andato alle Olimpiadi confermandosi un ragazzo in gamba. Infine parlo dell’altro 1997 del gruppo, Lorenzo Romano, un ragazzo intelligentissimo, che ha avuto anch’egli un impatto sorprendente in squadra, se considero alcune sue lacune dal punto di vista tecnico dovute al fatto che ha iniziato a sciare un po’ tardi, che prova a colmare con una grande determinazione e la sua voglia di arrivare ed entrare in un gruppo sportivo. Questo va visto in modo positivo, perché vuol dire che ci sono ancora tanti margini di miglioramento. Ha lo stesso spirito di Daprà, è un combattente, un piccolo guerriero che è da esempio anche per i più grandi. Non a caso questi due ragazzi sono grandi amici. Ecco molti dovrebbero guardare loro per capire come tirare fuori di più dalla propria carriera».
Parliamo di futuro: come si dovrà lavorare a livello giovanile per far crescere ancora il settore?
«Mi piacerebbe continuare con i giovani per portare avanti un progetto iniziato ormai da sei anni. Se dicessi di fare le cose in maniera diversa, disconoscerei quello in cui ho creduto in questi anni e per il quale ho speso energie e allo stesso tempo la FISI ha investito soldi, avendo creduto nei giovani. I risultati sono arrivati perché se facciamo un’analisi dei primi tre anni eravamo la decima nazionale al mondo, mentre nel triennio successivo siamo saliti al quinto posto. Questo ovviamente non è un punto d’arrivo ma di partenza molto importante. Credo che in futuro si debba valorizzare i talenti inserendoli in alcuni centri federali, soluzione nella quale io credo tantissimo, una delle cose che ho detto più spesso al presidente Roda. È il punto su cui lavorare di più: mantenere la strategia attuata finora e riportarla in veri e propri centri di raccolta di talenti, dai più piccoli fino quelli di Coppa del Mondo. Ho l’idea di diversi campus all’americana, presenti in alcuni punti strategici, dove ci sia sempre un allenatore presente, che apra la palestra e, se c’è bisogno, anche allenare gli atleti tecnicamente. Penso a coloro che fanno parte della nazionale, i quali potrebbero dare continuità al lavoro anche quando non sono in raduno con la squadra. Per quanto mi riguarda sono fiero del lavoro fatto, avremo sbagliato qualcosa ma ho investito tutte le energie a disposizione per portare avanti le idee che in questi sei anni ho pensato fossero utili per dare vita al settore giovanile. I risultati e le opinioni degli altri tecnici sembrano darmi ragione»

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