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Sci di fondo

Ilaria Debertolis: “È stata una sofferenza, voglio ritrovare il piacere di gareggiare”

Aveva iniziato la preparazione estiva con alte aspettative dopo un 2016/17 molto positivo, nel quale era diventata anche il punto di riferimento del fondo femminile italiano. Diversi problemi fisici, però, non le hanno mai permesso di affrontare le gare nel modo migliore, trasformando la stagione appena conclusa quasi in un calvario. Ilaria Debertolis ha parlato a Fondoitalia di questa sua frustrante stagione, mentre si sta riposando per riuscire finalmente a guarire da quella toxoplasmosi che le ha provocato tantissimi problemi durante le gare, non dandole mai la possibilità di avvicinarsi al suo livello.
Ciao Ilaria, come stai? Hai finalmente risolto i problemi che ti hanno frenata in questa stagione?
«Sto meglio, ho appena iniziato un periodo di riposo al termine di una stagione nella quale non sono mai stata bene avendo accusato diversi problemi, a partire dalla toxoplasmosi che mi ha colpita da inizio novembre e inizialmente abbiamo erroneamente trascurato, sottovalutandola un po’ troppo. Se mi fossi fermata un mese a inizio novembre, infatti, magari avrei fatto in tempo a tirar fuori qualcosa di buono nel corso della stagione. Invece ho continuato ad allenarmi, gareggiare e spendere energie peggiorando in questo modo la situazione. Questo problema non mi ha provocato problemi nella vita di tutti i giorni ma in gara e negli allenamenti si è fatto sentire. Ero sempre stanca e soprattutto ho avuto numerosi problemi muscolari, io che non ne ho mai sofferto in carriera. Quest’anno in ogni gara sentivo un mal di gambe tale che non pensavo nemmeno potesse esistere. A esso si sono aggiunti diversi problemi di respirazione. Tutte sensazioni nuove che non avevo mai provato in precedenza nella mia carriera. I medici mi hanno detto che tutto ciò è legato a questi virus. Se prendi questa malattia e ti fermi per un mese o due riesci a guarire ma se stressi il corpo come ho fatto io peggiori la situazione. Purtroppo ancora non sono completamente guarita, mi sto finalmente riposando e sto facendo delle terapie omeopatiche per riuscire ad uscirne».
Quando è iniziato tutto questo?
«Fino a novembre mi sentivo benissimo, anche nell’ultimo raduno di Davos ero andata piuttosto bene, ovviamente non ero ancora al top della forma, come normale che fosse. Nei test pre stagionali, però, sono risultati questi virus ma inizialmente pensavamo fosse un errore perché fisicamente stavo bene. Siamo andati a Kuusamo e non mi sono comportata così male, perché in classico ho faticato per via dei materiali quel giorno non perfetti, mentre in skating il giorno successivo sarei entrata nelle trenta se non fossi caduta. Si sa che le prime gare al nord sono sempre complicate per noi perché le scandinave si presentano in tante e molto agguerrite soprattutto nella stagione olimpica. A Lillehammer, però, ho iniziato a sentire per la prima volta i sintomi di questi problemi, così abbiamo fatto nuovamente i test, che purtroppo sono risultati nuovamente positivi a questi virus. Nel frattempo ho continuato a gareggiare sotto antibiotici che mi hanno ulteriormente debilitata. Se mi fossi fermata subito, anziché andare avanti, le cose sarebbero andate probabilmente in modo diverso, a quel punto invece era tardi per risollevarsi».
Venivi da una bellissima stagione e quest’anno c’erano alte aspettative da parte tua e dei tecnici. Provi un po’ di frustrazione per quanto accaduto?
«Certamente le aspettative erano molto alte ma sono consapevole che nella vita di un’atleta possono esistere delle stagioni così. Se si hanno problemi di salute e non si è al cento per cento, c’è poco da fare a questi livelli perché se parti con due marce in meno sei tagliata fuori. Nella passata stagione ho avuto dei periodi di grande forma e altri in cui ero più stanca, come in occasione dei Mondiali di Lahti, ma ero comunque stata in grado di tirar fuori delle buone gare anche nelle difficoltà. Quest’anno, invece, non mi sono mai avvicinata ai miei standard. Per questo motivo c’è un po’ di frustrazione: so quanto posso valere e non ho avuto la possibilità di dimostrarlo. Purtroppo sentivo proprio che non potevo andare come volevo, è come se avessi un limitatore, non respiravo bene e avevo un mal di gambe atroce».
Inoltre è accaduto proprio nella stagione olimpica.
«Non ne parliamo, anche perché la pista di PyeongChang mi piaceva moltissimo ma era durissima e bisognava essere al massimo della forma per poter rendere lì».
In una stagione per te così difficile hai imparato qualcosa di nuovo che potrà tornare utile?
«Sicuramente nel male si impara sempre qualcosa. Per quanto mi riguarda ho capito che dovrò essere più brava ad ascoltare il mio corpo e se dovessi cogliere dei problemi in futuro, non sottovalutarli oppure trascinarli per un lungo periodo nel tentativo di inseguire qualcosa. Alla fine ho gareggiato alle Olimpiadi ma ciò non ha portato nulla di positivo. Non mi era mai capitato in precedenza di stare così male fisicamente e ora che l’ho provato ho capito quanto mi piaccia gareggiare, sentire la fatica positiva fatta per ottenere un risultato. In futuro dovrò essere più brava ad ascoltare il mio corpo e non sottovalutare i segnali che mi invierà. Inoltre ho fatto poche gare e questo mi ha dato la possibilità di osservare le mie avversarie da fuori, cercando di imparare da loro e cogliere qualcosa di nuovo per migliorare nella tecnica e nel ritmo. Anche in questa maniera si può imparare».
Dopo un anno così, quanta voglia hai di tornare alle gare nella prossima stagione?
«Quest’anno non sono mai riuscita a gustarmi la neve, che è la mia passione e ho tantissima voglia di farlo, al punto che non mi alleno da una settimana e mi manca, mi sembra stranissimo. Però devo riposare bene per ripartire più forte. Mi è mancato gareggiare e divertirmi nel farlo, a causa di questi problemi che hanno trasformato ogni gara in una sofferenza. Ecco, voglio tornare a divertirmi perché amo questo sport ed è bellissimo poter gareggiare e arrivare alla fine sapendo di aver dato tutto senza alcuna limitazione, al di là dei risultati».

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