La sua è stata una corsa contro il tempo per riuscire a ottenere il pass per partecipare alle sue prime Olimpiadi e alla fine è riuscito a raggiungere il suo obiettivo. Giuseppe Montello, dopo un inizio di stagione difficile a causa di diversi problemi fisici, ha ritrovato la condizione in tempo per le Olimpiadi di PyeongChang, dove si è comportato piuttosto bene, in particolare nell’inseguimento e nell’individuale, gara nella quale è stato anche il miglior italiano. L’abbiamo contattato per farci raccontare questa sua prima esperienza olimpica mentre nella sua Forni Avoltri sta cercando di recuperare dalla brutta influenza che l’ha accompagnato nel ritorno dalla Corea del Sud debilitandolo in vista delle prossime gare di Coppa del Mondo.
Ciao Giuseppe. Sei soddisfatto di come sono andate le cose in Corea del Sud? Hai ottenuto i risultati che ti aspettavi?
«Sono abbastanza soddisfatto soprattutto se penso a dove mi trovavo a novembre e dicembre. A PyeongChang sono arrivato in buonissime condizioni fisiche, non so se fossi al top ma è stato un piacere fare le gare e sentire che le cose funzionavano. Sono stato un po’ sfortunato in alcune situazioni di gara, soprattutto nell’inseguimento quando potevo entrare nei trenta ma sono caduto proprio nel finale rompendo sci e bastone. Posso però essere soltanto soddisfatto per quello che ho fatto. Anche nell’individuale credo di essermi comportato bene anche se ovviamente si poteva fare meglio del quarantesimo posto. Ho fallito tre colpi su venti in un poligono molto selettivo che per me non è male».
Passiamo alla staffetta quando sei uscito dal poligono a terra davanti a Fourcade. Cosa hai pensato in quel momento?
«Ancora non sono riuscito a rivederlo e mi piacerebbe farlo (ride, ndr). In Corea ho avuto sempre delle buone sensazioni al poligono a terra. Era complicato a causa del vento ma grazie all’aiuto degli allenatori sono riuscito a capire bene come comportarmi, bisognava saper reagire bene e avere anche fortuna augurandosi che il vento non cambiasse direzione proprio durante la sessione di tiro. Sinceramente in occasione della staffetta cerco di non seguire i miei compagni di squadra per evitare di mettermi troppa pressione. Quando ho ricevuto il cambio eravamo un po’ indietro ma in compagnia della Francia e ho pensato: “Guarda chi mi tocca affrontare”. Ovviamente Fourcade mi ha presto superato anche se non mi ha staccato e quando mi sono alzato dal poligono prima di lui è stata una bella soddisfazione».
Hai imparato qualcosa di nuovo da questa esperienza olimpica?
«È stata una gran bella esperienza in generale ma non saprei dire se ho imparato qualcosa di nuovo dal punto di vista agonistico perché per me le gare sono state molto simili alla Coppa del Mondo. Diciamo che la differenza l’avrei notata se avessi potuto ambire a una medaglia perché alle Olimpiadi se arrivi sesto o settimo, posizione che è buona in Coppa del Mondo, non porti a casa nulla. Non era il mio caso».
Qual è stata la cosa che più ti ha colpito dell’avventura olimpica?
«Sicuramente il fatto di trovarmi a contatto con molti atleti di diverse nazionalità e discipline. Sono abituato a essere in albergo con gli altri biatleti ma trovarsi con discesisti, fondisti e combinatisti è stato qualcosa di nuovo».
Hai avuto l’occasione di vedere qualche campione di altri sport che sei abituato a seguire in tv?
«Si. Per me è stato molto bello avere l’occasione di mangiare vicino a Aksel Lund Svindal perché l’ho sempre visto e ammirato attraverso la tv e in quel momento era al mio fianco. Ancora ho tanti atleti che giudico quasi degli idoli, quindi per me è stato emozionante incontrarli».
Che effetto ti ha fatto il villaggio olimpico?
«È stato sicuramente emozionante, soprattutto quanto ho visto la nostra palazzina con le bandiere italiane. Una cosa che si sente moltissimo durante le Olimpiadi è il senso di appartenenza alla propria nazione, più forte rispetto a quando gareggi in Coppa del Mondo. Mi è piaciuto, poi, trovarmi a contatto con gli altri atleti».
Hai partecipato alla cerimonia d’apertura?
«Purtroppo no e un po’ mi mangio le mani per questo ma i tecnici ci hanno giustamente consigliato di non andare perché faceva piuttosto freddo e avremmo rischiato di risentirne. Inoltre noi biatleti avevamo i tempi piuttosto stretti perché abbiamo vissuto orari strani. Avendo le gare in serata ci siamo sempre svegliati tardi, allenandoci dalle 15 alle 17, per poi fare i massaggi e la cena. Insomma per noi sarebbe stato proprio difficile esserci, anche se mi dispiace».
Passiamo alle curiosità: hai mangiato asiatico?
«In tre settimane ho provato un po’ di tutto anche qualcosa di nuovo come il cibo asiatico. Alla fine però non ho resistito, sono italiano dentro, non riesco a rinunciare mai a pasta, carne alla brace e pollo. Ogni tanto mi sono sbizzarrito con qualche piatto strano ma amo troppo la pasta, c’è poco da fare (ride, ndr)».
Come hai vissuto le medaglie di bronzo vinte da Dominik Windisch e dalla staffetta mista?
«È stata una cosa bellissima. In occasione della sprint partivo tra gli ultimi atleti, così quando ho tagliato il traguardo e ho guardato lo schermo per vedere la mia posizione, ho scoperto che Dominik era terzo e mi sono emozionato. Ci siamo subito incontrati dietro al parterre ed è stato un momento bellissimo. Ho anche avuto la fortuna di assistere dal vivo alla sua premiazione all’Olympic Plaza, un’emozione forte. È stato bellissimo anche vivere da fuori la staffetta mista, tirata fino all’ultimo».
Hai avuto problemi con il jet lag?
«Appena arrivato si anche se non sono uno abituato a dormire tanto. Non è stato facile perché la gara finiva alla 22, poi facevamo il defaticamento, quindi si andava a cena. A questo aggiungiamoci la tensione della gara e il gioco è fatto: prima delle 2 non si andava a dormire. Nei primi giorni mi sono svegliato alle 7 dormendo davvero troppo poco. Lentamente, per fortuna, mi sono abituato».
Come ti vedi da qui a quattro anni?
«Se queste sono state per me le Olimpiadi dell’esperienza, mi auguro che tra quattro anni possa essere protagonista e giocarmi anch’io qualcosa di buono. Immagino che sarò un atleta più maturo e avrò la possibilità di dimostrare il mio reale valore se tutto procederà al meglio».
Hai un po’ di rammarico per i problemi avuti a inizio stagione? Credi che altrimenti avresti potuto fare un salto di qualità ancora più grande?
«È sempre difficile dirlo, anche se un po’ di rammarico c’è perché mi sentivo molto bene durante la preparazione estiva, poi qualcosa si è inceppato. Peccato perché a inizio stagione ero proprio curioso di vedere a che punto fossi. Sicuramente aver passato il mese di novembre sul divano mi ha tolto qualcosa, però non so dire se avrei avuto la possibilità di arrivare più avanti. Nel male di inizio stagione ho avuto comunque la fortuna di arrivare all’appuntamento in buone condizioni. Sono soddisfatto di quello fatto, è andata bene anche perché fino al mese precedente nemmeno ero certo di andare».