È cominciata ufficialmente l’ultima settimana delle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018, quella che assegna la gran parte dei titoli delle prove a squadre: la Norvegia, dopo aver già conquistato l’oro nelle staffette dello sci di fondo, quest’oggi si è aggiudicata il Team Event del salto con gli sci che gli era sempre sfuggito nelle edizioni a cinque cerchi del passato.
Gli scandinavi alla vigilia erano dati per favoriti con leggero margine su Germania e Polonia, il riscontro della gara, però, è stato più netto, con un successo mai in dubbio da metà competizione fino all’ultimo salto: al termine della prima serie, infatti, le tre squadre citate erano racchiuse in appena 5 punti e tutto è stato deciso nella seconda manche.
Il grande trascinatore della Norvegia è stato Daniel Andre Tande, il norge che ha fatto maggiormente la differenza nel suo scontro diretto con il relativo tedesco e polacco: il fresco vincitore dei Mondiali di volo ha trovato la prima gara di questi Giochi Olimpici con due salti di elevatissimo livello, essendo atterrato a 136 metri nel primo round ed a 140.5 nel secondo, sempre con elevatissime valutazioni dei giudici, realizzando così la miglior prestazione di giornata in assoluto.
Il norvegese che sulla carta avrebbe dovuto essere l’anello debole del quartetto, Andreas Stjernen, ha trovato anch’egli una giornata di grazia. Il più navigato dei suoi è stato l’unico oltre a Tande ad aver incrementato sui diretti inseguitori, poiché sia Johann Andre Forfang che Robert Johansson complessivamente hanno concesso qualche punticino nella sommatoria delle loro rotazioni.
Questi atleti, allenati e seguiti saggiamente dal tecnico austriaco Alexander Stoeckl, hanno così portato alla loro nazione un alloro olimpico che mancava nell’albo d’oro della Norvegia, mai andata oltre i terzi posti di Torino 2006 e Vancouver 2010. Inoltre i sudditi del Re Harold hanno eguagliato l’Austria in quanto nella storia si sono imposti in un Team Event olimpico, in uno iridato ed anche uno dei Mondiali di volo.
La lotta per l’argento è stata molto più accesa: alla fine è stata la Germania a spuntarla, distante 22.8 lunghezze dai vincitori. La decisione di schierare Stephan Leyhe non ha pagato fino in fondo, poiché il ventiseienne è stato nettamente il peggiore dei tedeschi e chissà se Markus Eisenbichler avrebbe potuto tenere la propria squadra più a ridosso degli scandinavi, ma ormai i giochi sono stati fatti.
Per il resto i teutonici hanno condotto una gara di alto livello, con Andreas Wellinger che è stato chiaramente il migliore dei suoi ed il secondo assoluto di giornata, avendo anche raggiunto i 140 metri nel primo salto. Richard Freitag e Karl Geiger hanno condotto una gara equivalente, un’ottima notizia per il bavarese mentre un po’ meno per il sassone, ancora una volta inferiore per rendimento a quello dominante di inizio stagione.
La Polonia, dal canto suo, ha fatto la storia: mai i mitteleuropei erano riusciti a salire su podio in una prova a squadre olimpica, dunque il bronzo è già un trionfo. La piazza d’onore è sfuggita ai polacchi solo nell’ottava ed ultima rotazione, dopo una battaglia testa a testa con i teutonici: in quest’occasione Kamil Stoch ha concesso a Wellinger quei pochissimi punti che hanno fatto la differenza tra il secondo ed il terzo posto finale.
Il fresco vincitore della terza medaglia d’oro individuale a cinque cerchi ha comunque fatto segnare il punteggio più alto all’interno del proprio team, il terzo in assoluto. Dawid Kubacki ha dimostrato ancora una volta di essere la terza forza tra gli assi in mano a Stefan Horngacher, mentre hanno concesso qualcosina di più Stefan Hula e Maciej Kot.
Quarta piazza per l’Austria, distante quasi 100 punti dalle medaglie: il passivo accumulato fa ben più male della medaglia di legno, poiché ha certificato ancora una volta la crisi di un movimento che è cominciata giusto alla fine dello scorso quadriennio olimpico e non sembrerebbe esserci una ripresa alle porte. Il più positivo dei Rot-Weiß-Rot è stato ancora Michael Hayboeck, mentre c’è stato un brutto passo indietro da parte di Stefan Kraft che ha trovato un secondo salto da dimenticare. Per il resto Gregor Schlierenzauer e Manuel Fettner hanno trovato una prestazione in linea con i limiti del momento.
Nella lotta per il piazzamento ai piedi del podio la Slovenia (Jernej Damjan, Anze Semenic, Tilen Bartol e Peter Prevc) ed il Giappone (Taku Takeuchi, Daiki Ito, Noriaki Kasai e Ryoyu Kobayashi) si sono dovuti inchinare all’Austria solo nel finale: gli sloveni hanno difeso una quinta posizione che stride un po’ dato il contesto di gara sulla carta a loro molto favorevole, ma va detto che non sono parsi mai brillanti in queste settimane in Estremo Oriente, mentre i nipponici – sesti – hanno mostrato quello che potrebbe essere un vero e proprio tramonto della generazione d’oro dei suoi veterani, probabilmente quasi tutti all’ultima olimpiade della carriera a parte il giovane Kobayashi.
Infine hanno fatto breccia nella seconda serie la Russia (Alexey Romashov, Denis Kornilov, Mikhail Nazarov ed Evgeniy Klimov) e la Finlandia (Janne Ahonen, Andreas Alamommo, Jarkko Maeaettae ed Antti Aalto) che in contumacia della Svizzera non hanno avuto grandi patemi d’animo nel raggiungere l’obiettivo di giornata e giocarsi il settimo posto che è stato appannaggio proprio degli atleti rappresentati dalla bandiera del Comitato Olimpico Internazionale.
Giornata in chiaroscuro per l’Italia: per 3 rotazioni su 4 della prima manche gli azzurri hanno lottato per la 9^ posizione con gli Stati Uniti (Casey Larson, William Rhoads, Michael Glasder e Kevin Bickner) e la Repubblica Ceca (Viktor Polasek, Vojtech Stursa, Cestmir Kozisek e Roman Koudelka), ma quando è toccato all’ultimo saltatore, Alex Insam ha perso nettamente, un po’ a sorpresa, la sfida diretta con lo statunitense ed il ceco. Dunque Federico Cecon, l’acciaccato Davide Bresadola, Sebastian Colloredo ed il gardenese si sono dovuti accontentare dell’undicesima posizione finale solo davanti ai padroni di casa della Corea (Hyunki Kim, Jeun Park, Heung Chul Choi e Seou Choi).
OWG PYEONGCHANG 2018 – TEAM EVENT HS 142
1. NORVEGIA (Tande D. A., Stjernen A., Forfang J. A., Johansson R.) 1098.5
2. GERMANIA (Geiger K., Leyhe S., Freitag R., Wellinger A.) 1075.7
3. POLONIA (Kot M., Hula S., Kubacki D., Stoch K.) 1072.4
4. AUSTRIA (Kraft S., Fettner M., Schlierenzauer G., Hayboeck M.) 978.4
5. SLOVENIA (Damjan J., Semenic A., Bartol T., Prevc P.) 967.8
6. GIAPPONE (Takeuchi T., Ito D., Kasai N., Kobayashi R.) 940.5
7. RUSSIA (Romashov A., Kornilov D., Nazarov M., Klimov E.) 809.8
8. FINLANDIA (Ahonen J., Alamommo A., Maeaettae J., Aalto A.) 790.4
9. STATI UNITI (Larson C., Rhoads W., Glasder M., Bickner K.) 377.2
10. REPUBBLICA CECA (Polasek V., Stursa V., Kozisek C., Koudelka R.) 370.1
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Terminate le competizioni olimpiche, il massimo circuito del salto speciale maschile tornerà in azione nel mese di marzo, quando comincerà il rush finale per decretare il vincitore della sfera di cristallo 2017-18. Si ricomincerà da Lahti il giorno 2 del mese venturo con la qualificazione alla gara della domenica, mentre sabato 3 è in programma un’interlocutoria prova a squadre.
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