Seguirà la skiathlon di domani mattina con grande trepidazione avendo in gara due atlete da lui allenate, Ilaria Debertolis e Anna Comarella. Mentre farà il suo commento tecnico sulle reti RAI, Pietro Piller Cottrer sarà molto attento alla prestazione delle due fondiste che ha allenato con grande attenzione a partire dalla scorsa estate. L’ex fondista sappadino ci ha parlato delle sue aspettative in vista di queste Olimpiadi, dello stato di salute delle atlete da lui allenate ed è tornato anche indietro nel tempo, parlandoci di come ha vissuto le sue quattro esperienze olimpiche.
Ciao Pietro, partiamo dalla tua esperienza olimpica: come vivevi il periodo di avvicinamento ai Giochi?
«Nel 1998 ero un pivellino alla prima esperienza, quindi mi sono presentato senza sapere cosa aspettarmi e mi sono mangiato la 50km con una caduta. Dalla volta successiva, però, ero ben conscio di cosa andavo incontro, sapevo qual era il mio valore già prima di partire, su quali gare potevo puntare. Non mi preparavo ai Giochi soltanto nelle settimane immediatamente precedenti, ma già da un anno e mezzo prima iniziavo a pensarci, a prepararmi per questo appuntamento fisicamente ma soprattutto mentalmente. Un po’ come fa oggi Pellegrino, che cura ogni particolare e non lascia nulla al caso».
Qual è il tuo ricordo più bello legato alle Olimpiadi?
«Sarebbe scontato dirti la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Torino. In realtà, a livello personale, probabilmente non dimenticherò mai la goduria con cui ho vissuto il bronzo nell’inseguimento sempre a Torino nel 2006, quando ho baciato quella medaglia, la mia prima individuale. Ho una foto che ritrae quel momento e spiega in maniera ben chiara quanto l’avessi desiderata».
Tra poche ore due tue atlete, Ilaria Debertolis e Anna Comarella, saranno impegnate nello skiathlon. Cosa ti aspetti da loro?
«Le ho sentite, sono cariche e pronte per questo appuntamento, stanno bene fisicamente, che è la cosa più importante. Sono arrivate ai Giochi attraverso due percorsi diversi: Anna è passata dai Mondiali Under 23 e le hanno fatto bene, preparandola al meglio alle Olimpiadi; Ilaria ha avuto numerosi problemi fisici tra novembre e dicembre, per cui non è riuscita a raccogliere quelle soddisfazioni per approcciare all’Olimpiade con maggiore tranquillità. Il momento difficile è passato e nell’ultimo periodo sta finalmente bene. Nutro delle grosse aspettative per loro, sono convinto che faranno una bella prestazione personale, al di là del piazzamento».
Cosa gli hai detto quando le hai sentite?
«Abbiamo parlato tanto della gara di domani. Ilaria Debertolis, avendo dei punti FIS alti dopo le difficoltà avute quest’anno, ha un numero di partenza alto. Nelle gare femminili solitamente iniziano subito a un ritmo alto, quindi sarà dura per lei. Le ho consigliato di recuperare subito posizioni, ma fare anche attenzione a non spendere troppe energie in classico per farsi trovare pronta in skating e dare tutto lì. Può fare una buona gara. Con Anna, invece, non sono entrato nei particolari della gara ma ho cercato soprattutto di tranquillizzarla, di scherzare con lei e aiutarla a tenere il morale alto, perché è giovane e quindi un po’ tesa. Ricordo ancora quando lo scorso anno era arrivata ai piedi del podio ai Mondiali Junior e le dissi che non doveva disperarsi perché al di là della medaglia al Mondiale Giovanile avrei scommesso sulla sua presenza alle Olimpiadi. Poi in realtà vinse anche la medaglia (ride, ndr). Per quanto riguarda la gara le ho consigliato di sfruttare la sua competitività in classico per arrivare al cambio sci in una buona posizione e trovare un bel treno per la fase in skating».
Le due atlete della Squadra A, Ilaria Debertolis e Caterina Ganz, hanno avuto diverse difficoltà fisiche che non gli ha permesso di esprimersi al meglio. Sei molto amareggiato?
«Sono dispiaciuto moltissimo. Nel corso della preparazione Ilaria stava benissimo, dopo i primi test mi faceva quasi paura per quanto fosse in condizione. Per questo motivo ogni gara negativa mi faceva male come una pugnalata. Lo stesso discorso vale anche per Caterina, anzi nel suo caso fa ancora più male perché purtroppo non è in Corea».
In generale cosa ti aspetti dalla squadra femminile?
«Abbiamo un gruppo abbastanza eterogeneo se si pensa che va da Anna (Comarella, ndr) classe 1997 ad Elisa Brocard classe 1984. Nel mezzo c’è Sara Pellegrini alla sua prima esperienza olimpica a 31 anni. Questa atleta deve essere un esempio per tutte le altre, ha dimostrato che continuando a lavorare duramente si possono ottenere risultati. Sappiamo che al femminile non arriveranno medaglie, ma sono convinto che le nostre atlete sapranno mettersi in mostra e ottenere piazzamenti che rappresentino una speranza per il futuro».
Al maschile, invece, ci sono grandi aspettative soprattutto da Pellegrino.
«Non c’è nemmeno bisogno di nominarlo, lo sa anche lui che ha tutta l’Italia sulle spalle ed è la nostra grande speranza. Quando si arriva alle Olimpiadi con le responsabilità che avrà Pellegrino non è mai facile, è capitato anche a me ma sono convinto anche lui saprà cosa fare. È ovvio che per l’Italia le maggiori speranze siano attorno alla sprint e alla team sprint ma secondo me qualche speranza di medaglia l’abbiamo anche in staffetta, una gara nella quale può accadere sempre di tutto. È molto in là nei Giochi, quindi i tecnici valuteranno gara dopo gara su quali atleti puntare».