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Olimpiadi , Sci di fondo

Olimpiadi al via – Gianfranco Pizio: “Tutti ci aggrappiamo a Pellegrino”

Torino 2006: E’ il giorno della staffetta femminile. In una gara nella quale non ci aspettava chissà quali enormi speranze e soprese, l’Italia, con una prova maiuscola, colse un bellissimo bronzo. La stragrande maggioranza degli appassionati forse, però, non ricorda la scelta di schierare Arianna Follis in prima frazione, con Antonella Confortola dirottata in terza a skating. Dietro quella intuizione c’era l’allora capo allenatore del fondo femminile, Gianfranco Pizio, uno che, in fatto di vincere medaglie pesanti, qualcosa ne sa.
Certo, erano altri tempi; quelli delle Paruzzi, Follis, Longa, Piller Cottrer, Zorzi e così via. La stessa carriera di Pizio ebbe una scossa dopo quella Olimpiade, ma la passione che gli si sente uscire quando parla di Nazionale e atleti è rimasta intatta. La stessa che ora lo spinge alla ricerca dei campioni del futuro nella culla del fondo bergamasco, Schilpario.
Gli abbiamo chiesto un suo giudizio sulle reali speranze di medaglia per il fondo e come vede l’attuale Nazionale paragonata ai suoi anni.
Buongiorno Gianfranco. Le Olimpiadi sono alle porte: possiamo davvero credere in una medaglia? Quali sono le reali aspettative per la nostra Nazionale?
"Per fortuna che abbiamo Pellegrino. Federico ha tutte le qualità per portarci a una medaglia, sia nella team sprint che nella individuale. Ha già dimostrato di preparare al meglio appuntamenti importanti. Penso che le possibilità di medaglia finiscano qua. Le staffette qualcosa posso mettere in campo, ma è difficile, mentre nelle individuali non nutro grandi aspettative, anche se sono curioso della prestazione di De Fabiani. Sulle donne non so davvero cosa pensare. Sono reduci da una stagione complicata. Qualcosa è andato storto. Sicuramente sarò davanti alla tv a fare il tifo per l’Italia e a spingerli a tutta."
La Norvegia lascia fuori un certo Northug. Una scelta che ha fatto molto discutere. Come la vede?
"Se Northug avesse il passaporto italiano, non ci avrei pensato due secondi in più a portarlo (ride ndr). I norvegesi se lo possono permettere. Hanno un bacino da cui possono attingere che è mostruoso. Poi ogni anno tirano fuori nuove leve di altissimo profilo. Ad ogni modo, da loro è così: se non fai risultato, stai a casa. Giusto così."
Nel presentarla, si sono citati grandi campioni, in un periodo molto florido anche dal punto di vista dei risultati. Cosa è cambiato? Perché facciamo fatica?
"Il discorso è davvero intricato e complesso. Bisognerebbe parlare di corpi militari, modalità di arruolamento, il perché tanti, troppi giovani promettenti smettono…..Di carne al fuoco ce ne sarebbe da mettere. Anni fa c’era spazio nei corpi; se ne arruolavano 17/18 all’anno. La quantità era unita a un graduale percorso di crescita del singolo che portava ad avere squadre di alto livello, con un sano spirito di competizione. Ora vedo poca cattiveria agonistica. La cosa che mi dispiace è vedere ragazzini che fanno fatica ad emergere e a trovare uno “sponsor” che voglia investire su di loro. Risultato? Molti lasciano ancora prima di avere una possibilità e altri che smettono subito dopo perché sbattuti a destra e a sinistra senza un vero programma."
Ora che vive quotidianamente la Valle di Scalve e Schilpario, ci può dire se la tradizione bergamasca è pronta per sfornare nuovi campioni?
"La passione che c’è da noi per il fondo è intatta. Ci sono alcuni atleti che, se tenuti in considerazione e portati avanti nella giusta maniera, possono entrare in Nazionale. Resta il grosso punto interrogativo detto in precedenza: senza grosse opportunità, sia per l’atleta ma che per la famiglia stessa, si rischia di perdere potenziali promesse. Nessuno ormai fa fatica per nulla."
Si parla tanta di svecchiare il prodotto fondo. Settimana scorsa avete organizzato una mass start a "percorsi incrociati". Com’è andata?
"L’esperimento è ben riuscito. La gara è stata di livello perché ognuno ha dovuto dare il massimo in quanto non aveva grand riferimenti. Un format del genere crea meno tatticismi e lo spettacolo ne guadagna e anche il pubblico stesso si diverte. L’unica pecca è stata il non essere riusciti a disegnare i due tracciati perfettamente lunghi uguali"

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