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Sci di fondo

Dietmar Nöckler: “Se sarò scelto per la team sprint mi farò trovare pronto”

Due settimane fa ha vinto in coppia con Federico Pellegrino l’ultima team sprint prima dei Giochi Olimpici di Pyeongchang. Dietmar Nöckler si sta preparando all’evento sudcoreano e nelle ultime due settimane ha svolto, insieme ai compagni, la preparazione a Passo di Lavazè, che si è fatta sentire sulla gambe dell’altoatesino e degli altri azzurri, rimasti tutti fuori dai trenta nella 15km in tecnica libera di Seefeld. Di questo e dell’attesa olimpica abbiamo parlato con Nöckler in questa intervista.

Ciao Diddi, partiamo dal weekend di Seefeld dove nessun azzurro è entrato nei trenta; avete risentito della preparazione fatta a Lavazè?
«Non so se sia stato dovuto agli allenamenti dei giorni scorsi, sicuramente nessuno di noi aveva delle buone sensazioni. Purtroppo è andata così e possiamo solo augurarci di trovare la forma giusta in Corea, perché abbiamo lavorato tanto. A Seefeld avevamo le gambe stanche, io ho fatto bene fino a metà gara, mi sembrava anche di avere buone sensazioni, poi le gambe mi hanno abbandonato da un chilometro all’altro, hanno proprio smesso di girare».

Peccato, perché a Dresda avevi fatto un’ottima impressione.
«Lì mi sentivo molto bene, anche se va detto che la team sprint è una gara diversa perché ci si può riposare tra una frazione e l’altra. A Planica, invece, già sono andato in difficoltà e l’obiettivo era di disputare una bella gara in Austria prima delle Olimpiadi. Purtroppo non sono stato performante come speravo, ma meglio fallire ora piuttosto che in Corea».

Come arrivi ai Giochi Olimpici?
«Volevo arrivarci in modo diverso, la stagione fin qui non è stata positiva, non ho trovato le sensazioni che cercavo. Le cose erano migliorate nel Tour de Ski e la team sprint di Dresda, poi ho avuto queste ultime due settimane non buone. L’augurio adesso è ritrovare la forma in vista delle Olimpiadi, sfruttando questa settimana di allenamento a casa che mi divide dalla partenza per la Corea. Mi auguro di ritrovare delle buone sensazioni. Aggiungiamoci poi che le cose possono cambiare ancora tanto, perché c’è viaggio lungo da fare, bisogna adattarsi al fuso orario, che può essere un problema per tutti. Vedremo chi ne uscirà meglio».

Sai già in quali gare sarai protagonista a Pyeongchang?
«A livello individuale penso di fare lo skiathlon dell’11 febbraio, unica gara prima dell’eventuale partecipazione alle gare a squadre, team sprint e staffetta. Poi il mio principale obiettivo a livello individuale è la 50km del 24 febbraio, a fine Olimpiadi».

Per te è la seconda partecipazione alle Olimpiadi; cosa provi?
«Quella di Sochi fu un’esperienza bellissima, ora arrivo a Pyeonchang con l’obiettivo di non essere un atleta di secondo piano ma fare qualcosa di importante. Per me è un onore partecipare e rappresentare l’Italia. Spero di portare qualcosa a casa per me e la mia nazione».  

Con Chicco Pellegrino non scendete dal podio in una team sprint ormai da quattro stagioni; le alte aspettative un po’ ti pesano?
«Se dovessi essere scelto per disputare la team sprint, sarebbe la gara nella quale avrei le maggiori possibilità di conquistare una medaglia, in quanto sarà molto dura lottare per le posizioni di vertice nelle individuali. Non sento però il peso delle aspettative che molti riversano su questa gara, anche se so di avere delle grandi responsabilità. Se sarò scelto per affiancare Chicco in questa gara, posso solo dire che mi farò trovare pronto e darò tutto per fare il mio meglio e lanciare Chicco verso una medaglia. So che abbiamo delle buone possibilità, anche se come sempre in una team sprint ci vorrà anche fortuna e attenzione, in quanto può sempre accadere di tutto, basta una caduta o la rottura di un bastoncino e il sogno rischia di infrangersi. Dovremo essere bravi a capire quando bisognerà stare in mezzo al gruppo e trovare i punti giusti dove passare e quelli in cui è meglio stare dietro. Ormai ho fatto tante team sprint nella mia carriera, so cosa mi aspetta e non ho paura, anche perché la pista di Pyeongchang non è stretta come quella di Dresda»

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