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Alessandro Pittin: “Il 2017 si è chiuso bene, ma voglio di più e sento che non sono lontano da ottenerlo”

Il 2017 di Alessandro Pittin si è concluso con un bellissimo podio ottenuto a Ramsau, dove il friulano delle Fiamme Gialle si è piazzato in seconda posizione, al termine di una gara strana, in quanto dopo una qualificazione molto ventosa, i giudici di gara hanno deciso di annullarne i risultati e prendere in considerazione il PCR, dando l’occasione a chi, come il friulano, non si era qualificato a causa del vento, di tornare in gara. Per l’azzurro è stato il modo migliore per chiudere un anno solare nel quale si è rilanciato molto seriamente, soprattutto a partire da questa estate. Ne abbiamo parlato con lui in questa intervista.

Ciao Alessandro. Partiamo da questo bellissimo secondo posto che hai ottenuto a Ramsau.
«È stata una gara strana, perché in realtà la mattina non mi ero qualificato. Poi si è deciso di utilizzare il PCR, così ho avuto modo di gareggiare e sono riuscito ad arrivare secondo. Il podio ci voleva, perché è un risultato che aspettavamo e cercavamo da tempo, dà morale e ci aiuterà senza dubbio a gennaio. Mi sono rifatto della gara di sabato, che non era andata come volevo».

A livello morale quanto è importante questo bellissimo podio, dopo essere già entrato nei cinque a Lillehammer?
«Sicuramente è importante ottenere questi risultati, avere continuità e stare spesso tra i dieci al di là del podio, che, se arriva, è un risultato che conta, serve a me e a tutta la squadra. Peccato soltanto essere di poco fuori dalla top ten della generale, perché mi avrebbe fatto affrontare con molta più tranquillità il salto di qualifica, concentrandomi unicamente sulla gara. Sento che manca poco per essere molto competitivi e approfitteremo di queste settimane di pausa per lavorare. Mi dispiace per la gara di sabato, perché sul trampolino di Ramsau i distacchi erano contenuti, ma siamo stati molto penalizzati dal vento. I miei salti, seppur ventosi, non erano comunque sul livello di quelli fatti in allenamento e nel PCR. In qualunque caso, in condizioni normali, sarei partito probabilmente più avanti già il sabato, arrivando tra i primi quindici, risultato che oggi mi avrebbe permesso di essere nella top ten della generale».

Si conclude il 2017, è tempo di bilanci: che anno è stato per te?
«Un anno che si è chiuso bene, anche se mi aspettavo qualcosa in più nella passata stagione, perché avevo già lavorato molto bene. Dalla seconda metà della stagione in poi le cose sono migliorate, ma non ho raccolto i risultati che mi aspettavo, nonostante fossi soddisfatto del lavoro e i miglioramenti fatti dal punto di vista tecnico. Per questo ero un po’ deluso, sapevo di aver lavorato bene e, infatti, ora sto finalmente raccogliendo i risultati di questo lavoro, che è proseguito anche in estate. Penso che se riuscissi a sistemare qualche particolare nel salto, piccole cose che oggi non mi permettono di essere continuo, i risultati arriverebbero di conseguenza, perché la condizione nel fondo è molto buona. Sento che non siamo lontani».

La tua ottima condizione fa crescere, sotto un certo punto di vista, il rammarico per l’infortunio a Samuel Costa; insieme avreste potuto togliervi tante soddisfazioni.
«Indubbiamente in questo momento mi sento molto bene e sto riuscendo a trovare dei risultati positivi, che portano morale a me e a tutta la squadra. Dall’altra parte alcuni compagni stanno faticando, ma sono convinto che questa piccola pausa darà la possibilità a tutti di resettare e sistemare alcune cose. Mi dispiace tanto per l’infortunio di Samuel, anche se sono convinto che insieme a Buzzi, per esempio, potremmo fare bene nella team sprint. Raffaele ha già dimostrato cosa sa fare, è migliorato in modo costante e spero che possa sistemare quei piccoli problemi riscontrati ultimamente, che non gli hanno permesso di esprimersi al meglio. Mi auguro si rimetta subito in carreggiata, perché se entrambi facciamo ciò che sappiamo, non abbiamo un grandissimo svantaggio nei confronti dei primi. L’importante, però, sarà non sbagliare e avere anche un pizzico di fortuna, perché se tutto gira per il meglio possiamo giocarcela».

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