Anche se non è arrivata una vittoria o un piazzamento tra i primi dieci, quella di ieri è stata una giornata importante per il fondo italiano. A Lillehammer, infatti, i tifosi italiani hanno rivisto un grande Francesco De Fabiani, tornato a lottare con i primi in tecnica classica, nella prima metà di gara dello skiathlon. Il valdostano dell’Esercito ha concluso al terzo posto i primi 15km, prima di perdere posizioni in skating, giungendo al traguardo 18°. Un risultato buono, in un format che non ama. Per questo motivo, contattato da Fondoitalia, De Fabiani si è dimostrato molto contento per come sono andate le cose.
Ciao Francesco, a Lillehammer ti abbiamo rivisto nelle prime posizioni e sei sembrato in ottima condizione. Sei soddisfatto?
«Si, sono molto contento per com’è andata, perché ho fatto proprio ciò che speravo e volevo. Non ero partito con l’obiettivo di salire sul podio, ma per ritrovare delle buone sensazioni nella prima parte di gara in classico, in quanto sapevo che, come a Ruka, avrei fatto fatica in skating. Già in Finlandia, come vi avevo detto, avevo avuto delle buone sensazioni nella 15 in classico, mi sembrava di stare bene, ma gli sci tenevano veramente poco. A Lillehammer volevo una conferma di quelle sensazioni, è arrivata. Sono contento».
Quando ti sei trovato a chiudere i primi quindici chilometri in terza posizione, dopo tanto tempo, cosa hai provato?
«Era da un po’ che aspettavo questa sensazione: stare con i primi senza essere già a tutta. Lo scorso anno non mi è mai successo di riuscire a stare 15km con i più forti, con la sensazione di averne ancora per il finale, come accaduto a Lillehammer. Anche in Val di Fiemme lo scorso anno, quando ho fatto la mia miglior gara, arrivando quarto, in realtà non stavo così bene, perché per tutta la gara mi era stato molto difficile restare con gli altri, ma ero andato bene nella salita finale, arrivando quarto. Dalla gara di Lillehammer per me era importante avere delle belle sensazioni e ho visto che in classico posso valere ancora il podio».
Cosa è accaduto nella seconda parte di gara?
«Nello skiathlon mi è già successo parecchie volte di essere coi primi dopo la metà in classico e perdere nella seconda in skating. Può darsi sia dovuto proprio al cambio di tecnica, che magari non mi si addice tanto. In questo momento, comunque, vedendo anche come è andata la settimana passata a Lahti, credo che il mio problema in skating sia legato alla scarsa quantità di veloce che ho fatto in questo stile. Ovviamente, credo che facendo gare e allenamenti, posso soltanto migliorare».
Ti aspetti conferme dalle prossime gare?
«Intanto non penso di andare a Davos. Nel programma che avevamo fatto in estate, era previsto che non andassi alla prossima tappa di Coppa del Mondo in Svizzera. Quindi dovrei tornare a gareggiare direttamente a Dobbiaco, poi vedremo se cambierà qualcosa. Dovrò trovare un posto dove allenarmi. Purtroppo a casa non posso farlo, perché in Valle d’Aosta non abbiamo ancora neve e vicino a casa mia abbiamo avuto un problema con i cannoni spara neve, così sono innevati solo 800 metri di pista. Vedremo cosa farò».
Un’ultima domanda: moralmente quanto sono stati importanti per te questi 15km in classico di Lillehammer?
«Tanto, perché erano due anni che non avevo delle sensazioni del genere in una gara di Coppa del Mondo. Mi mancava lo stare con i primi, guardarmi intorno e scoprire di non essere a tutta per stare lì con i migliori. Avevo ancora energie ed era ciò che speravo».