Con la “single mixed relay” e la staffetta mista di domenica pomeriggio, prende il via la Coppa del Mondo 2017/18 di biathlon. Per presentare la nuova stagione, che avrà il suo culmine a febbraio con le Olimpiadi di PyeongChang, abbiamo contattato Dario Puppo, da tanti anni telecronista della Coppa del Mondo di biathlon per Eurosport.
Ciao Dario. Nella passata stagione la Coppa del Mondo di biathlon ha avuto due straordinari dominatori, Martin Fourcade e Laura Dahlmeier. Quali sono gli atleti che, secondo te, potrebbero mettergli il bastone tra le ruote?
«Nessuno, credo, sia in grado di batterli nella classifica generale, sono troppo forti. La Dahlmeier è vero che non è al meglio e salterà le gare di Oestersund. In una stagione molto complessa, come quella del biathlon, anche un’influenza può penalizzarti per più di una tappa. Però, Gabriela Koukalova, l’avversario che la passata stagione ha provato più delle altre a rimanere vicina alla bavarese ha dei problemi fisici. Quindi per la Coppa del Mondo non si può dire nessuno di diverso tra Fourcade e Dahlmeier. Non mi aspetto un dominio come quello dello scorso anno, dove credo sia stato raggiunto il livello massimo. Qualcosa quest’anno concederanno, anche perché ci sono le Olimpiadi».
Quali possono essere, però, i principali avversari di Fourcade?
«Il primo concorrente per il francese può essere Johannes Thingnes Boe, se sta meglio fisicamente anche Tarjei Boe, che quando sta bene è un atleta da classifica, capace di ottenere buoni risultati con continuità, cosa vantaggiosa perché nel biathlon è importante essere sempre tra i primi. Comunque molto dipenderà proprio da Martin Fourcade. Il catalano tiene moltissimo a fare bene nella terza tappa, che si disputerà in Francia, a Le Gran Bonnard. Nell’ultima occasione fu nettamente sconfitto proprio da Johannes Thingnes Boe e vuole rifarsi. E poi ci sono le Olimpiadi, dove vuole presentarsi in piena forma. Quindi potrebbe anche concedere qualcosa in Coppa del Mondo durante l’anno, ma sono convinto che farà di tutto per non farsi sfuggire il settimo successo consecutivo, che lo collocherebbe in una posizione irraggiungibile nella storia del biathlon. Shipulin? Johannes Thingnes Boe ha qualcosa in più per mettere in difficoltà Fourcade. La cosa interessante è che entrambi possono battere il francese nell’ultimo giro e se si creasse subito una situazione del genere, sarebbe molto interessante perché potrebbe dare fiducia a entrambi e rendere questa stagione ancora più attraente. Shipulin è un atleta di grande spessore, ma non vorrei fosse condizionato da quanto accade nel mondo russo, perché umanamente, nella sua quotidianità, tutto ciò che è successo in queste settimane può togliergli qualcosa. Lui è il punto di riferimento per il biathlon russo, è il capitano della squadra. Sicuramente una sua eventuale vittoria in Coppa del Mondo sarebbe un bene per tutto il movimento e per il biathlon. Ha tutte le carte in regola».
Per la Coppa del Mondo femminile, quali sono le atlete che possono togliere vittorie alla Dahlmeier?
«Oltre a Koukalova ci sono tante atlete che possono dire la loro in singole gare, come Makarainen, Domracheva, Kuzmina, anche Hermann che è l’atleta emergente. Tutte molto competitive nelle sprint, format nel quale mi aspetto ancora un certo equilibrio. Sui quattro poligoni, invece, tolta Koukalova, la tedesca ha più margine. Spero che Dorothea (Wierer, ndr) ritrovi le sue percentuali e possa stare abbastanza bene, visto che purtroppo ha avuto un malanno nel corso della preparazione in Norvegia. Per quanto riguarda le francesi, siamo soprattutto in attesa di capire la realtà condizione di Marie Dorin Habert. E occhio a ucraine e russe, che mi aspetto in crescita».
Tornando alla passata stagione, a volte c’è quasi la percezione che quella di Dorothea Wierer sia stata negativa, quando in realtà ha concluso tra le prime cinque nella classifica generale.
«Infatti, secondo me, chi l’ha percepita come una stagione negativa ha sbagliato. Dorothea ha avuto delle percentuali al tiro più basse rispetto al passato. Era partita però bene, salendo anche diverse volte sul podio, poi il suo rendimento al poligono è sceso. Alcune situazioni non l’hanno fatta stare bene, ma so che ha sistemato molte cose in estate, è più tranquilla e può fare un’altra buona stagione. Comunque, quando si arriva tra le prime cinque della Coppa del Mondo, non si può parlare di stagione negativa, anche perché lo scorso anno il livello è stato altissimo. Laura Dahlmeier ha elevato tanto l’asticella. Le esperienze passate le serviranno per gestire meglio le sfide che dovrà affrontare quest’inverno per ritrovare il suo livello miglior livello».
Nella passata stagione abbiamo avuto quattro azzurre nelle prime 29 posizioni della classifica generale. Te lo saresti aspettato alla vigilia?
«Devo ammettere che non me lo aspettavo . Mi ha sorpreso soprattutto Alexia Runggaldier, così come non mi aspettavo di vedere una Vittozzi già così competitiva. Entrambe, poi, hanno la grande capacità di disputare ottime gare nei momenti importanti. Ai Mondiali abbiamo avuto quattro atlete nella mass start, una cosa bellissima. Per questa stagione mi aspetto una Sanfilippo sempre più costante e spero provi a essere anche più incisiva, a rischiare qualcosa in più, come fece ai Mondiali quando sfiorò il podio nella sprint. La Vittozzi quando è in palla fisicamente trova spesso e volentieri lo zero, è sicura e ha la testa giusta. La mentalità di chi può fare strada. I Campionati Italiani estivi hanno fatto capire che sta migliorando ancora. Da Alexia mi aspetto conferme, mentre di Wierer abbiamo già detto. Poi vedremo cosa accadrà con Karin Oberhofer, che è tornata ad allenarsi e vediamo se sarà pronta per gli Europei».
Cosa ti aspetti dalla squadra maschile azzurra?
«Il livello del biathlon internazionale è altissimo e spesso, facendo la gara della vita, si fatica anche a entrare nei primi cinque. Windisch e Hofer dovranno essere bravi a sfruttare le occasioni giuste che si presenteranno, quando alcuni big sbaglieranno. Hofer ha fatto un’operazione al setto nasale per limitare i malanni che lo hanno limitato negli ultimi anni. Lui è sempre alla ricerca dell’approccio migliore da seguire al poligono, non ha una strategia fissa. Ormai è maturo e credo che cercherà di evitare troppi passi falsi. In tal senso è fondamentale per lui fare bene nelle sprint. I nostri atleti devono capire che l’errore ci può stare, l’importante è non scoraggiarsi e restare costanti. Nella passata stagione Windisch ci ha regalato delle belle soddisfazioni, stampando Shipulin in volata alla prima gara e ripetendosi su Svendsen. Gente che raramente si fa fregare. Questo suo aspetto piace molto ai tifosi italiani. La cosa positiva è che i nostri atleti hanno caratteristiche diverse, e in questo aggiungo anche le donne. In ogni gara gli appassionati italiani sanno che qualcuno degli azzurri riuscirà a ritagliarsi uno spazio da protagonista. Se uno sbaglia, un altro può fare bene. Ciò toglie un po’ di pressione a tutti».
È un po’ presto per parlare di Olimpiadi, ma una domanda su PyeongChang è d’obbligo. In quale gara l’Italia può avere maggiori possibilità di medaglia?
«Credo sia molto difficile per le nostre atlete conquistare medaglie nella sprint, dove c’è una concorrenza di altissimo livello. Se Wierer dovesse limitare i danni, potrebbe dire la sua nell’inseguimento dove è molto forte. Nella staffetta femminile abbiamo una squadra molto competitiva, ma non dobbiamo mettere troppa pressione alle ragazze. Forse la gara dove abbiamo più carte da giocarci è l’individuale, nella quale Wierer ha vinto la coppa di specialità e Runggaldier ha preso la medaglia ai Mondiali. Attenzione poi alla staffetta mista. Il nostro quartetto è tra i primi 5 o 6 al mondo e ha già vinto la medaglia a Sochi. Rispetto a quattro anni fa, forse, abbiamo anche qualcosa in più, perché il potenziale di Hofer e Windisch è più alto, così come quello di Wierer. Non ci sarà Oberhofer, ma Vittozzi è un’atleta in crescita continua. Per riassumere diciamo che l’ individuale femminile e staffetta mista sono le gare nelle quali abbiamo maggiori chance, ma sarebbe bello se arrivasse una medaglia nella staffetta femminile, rappresenterebbe il giusto riconoscimento per quanto fatto da queste ragazze».
Infine, quali possono essere le sorprese della stagione?
«In campo femminile, oltre a Domracheva, dico Tiril Eckhoff. Sono curioso di vedere se, dopo aver scoperto di aver problemi di miopia, che sta cercando di risolvere, migliorerà al poligono. In questo caso diventerebbe molto competitiva. La Norvegia ha recuperato alcune atlete importanti ed è una squadra tosta, così come l’Austria, che ha atlete interessanti. Sta facendo molti progressi tra gli uomini il movimento svedese, anche se non hanno ancora un atleta di punta già pronto a ottenere risultati. Sempre tra gli uomini, va tenuto d’occhio Doll, in piena maturazione. Il compagno di squadra Schempp viene subito dopo i big se ha un po’ di fortuna ed evita malanni. In tanti aspettano Denise Hermann al femminile, dopo gli ottimi test, mentre un nome interessante al maschile può essere Jakov Fak, un grande atleta che ha avuto tantissimi problemi. Se dovesse trovare la forma, potrebbe giocarsela e stare lì con i migliori anche con continuità».
Un pensiero conclusivo per Bjørndalen, alla sua ultima Olimpiade: quanto sarebbe bello se vincesse un oro nella staffetta?
«La Norvegia tiene particolarmente a quella gara e nei grandi appuntamenti fallisce raramente, anche se a Hochfilzen ha avuto non pochi problemi. Lì però non si fanno prendere dai sentimentalismi, quindi Bjørndalen dovrà essere in grande forma al momento giusto per prendersi il posto olimpico. Lì parlano i risultati e le dichiarazioni recenti di Bjoentegaard, che ha affermato di voler mandare in pensione Bjørndalen, sono piuttosto chiare. Dovrà partire subito bene e Oestersund è una pista molto adatta a lui. Per quanto mi riguarda, da quando ho cominciato a commentare queste gare per la tv, lui c’è sempre stato, faccio fatica a pensare che questo possa essere il suo ultimo anno. Fino a quando avremo la possibilità, godiamocelo».