Da diversi anni il Piemonte non riusciva a regalare atleti alle nazionali italiane di fondo, come ha invece fatto nelle ultime stagioni. Lo scorso anno Daniele Serra ha esordito in Coppa del Mondo, mentre Lorenzo Romano ha inanellato una serie di ottimi risultati nella Coppa Europa Junior. Entrambi fanno oggi parte della nazionale Under 23 e sono stati anche protagonisti a settembre nel Summer Cross Country di Forni Avoltri, primo evento di fondo estivo in Italia, valido anche per il circuito della Coppa Italia, occupando i primi due gradini del podio nella distance Under 23 (1° Romano, 2° Serra). Oltre i loro, il Comitato AOC ha potuto festeggiare i tanti ottimi risultati della giovanissima Elisa Sordello, l’ingresso di Alberto Piasco nel gruppo degli atleti di “interesse nazionale”, la crescita continua sugli sci da parte di Chiara Becchis e anche le buone prestazioni, non solo sugli skiroll, ma anche sulla neve, di suo fratello Francesco Becchis. Risultati positivi che possono soltanto inorgoglire Andrea Gola, allenatore della squadra di fondo del Comitato AOC insieme a Matteo Giordan. Al contrario, però, l’allenatore piemontese non è completamente soddisfatto, ma piuttosto amareggiato, perché vede i suoi due atleti di punta (Serra e Romano, ndr) ancora fuori dai Corpi Sportivi, nonostante gli ottimi risultati di questi anni, e teme così che il lavoro fatto con tanti sacrifici possa andare sprecato, demotivando un po’ anche gli altri giovani piemontesi che si stanno affacciando. Di questo e delle prospettive stagionali della squadra del Comitato AOC abbiamo parlato in questa lunga intervista.
Buon pomeriggio Gola. Partiamo dall’attualità della vostra squadra: come sta procedendo la preparazione?
«Abbiamo terminato il lungo lavoro estivo, basato principalmente sulla quantità. Da metà settembre abbiamo cominciato a svolgere lavori specifici sugli skiroll, corsa e camminata, quindi siamo andati qualche giorno in ghiacciaio e lavorato tanto sulla tecnica, passando tante ore sugli sci. Grazie alle nevicate delle ultime settimane ora possiamo concentrarci ancora meglio sul lavoro sugli sci, abbiamo svolto diversi allenamenti sull’intensità. Dal 26 novembre, con la prima gara regionale a Pragelato, prenderà ufficialmente il via la stagione. Poi il 2 e 3 dicembre, a Santa Caterina avremo alcune gare FIS, che varranno solo come Coppa Italia Senior. Mentre i Junior esordiranno in Coppa Italia il 22 e 23 dicembre».
Può presentarci gli elementi delle sue squadre? Partiamo da quella maschile.
«Inizio con Alberto Piasco, dello Sci Club Valle Stura, che è all’ultimo anno tra gli Under 20 ed è un atleta di interesse nazionale. Lui si gioca la possibilità di avere un posto in squadra nazionale il prossimo anno e anche le carte per entrare in un gruppo sportivo. Abbiamo al primo anno Under 20 maschile Lorenzo Michelis, dello Sci Club Valle Maira, salito da aspirante a junior. Con il salto di categoria ovviamente aumentano anche i chilometraggi, quindi sarà difficile ottenere subito grandi risultati quest’anno. Lui ha lavorato molto bene, nonostante un piccolo infortunio estivo. La squadra si chiude con due giovani atleti del Sestriere, entrambi under 18 al primo anno. Hanno aumentato le loro ore di allenamento, perché ne avevano poche rispetto ai loro coetanei, quindi hanno anche incrementato il carico estivo. Mi aspetto, però, degli ottimi risultati da loro già in questa stagione. Possono secondo me entrare nei trenta e fare anche qualcosa in più, almeno questo mi hanno indicato i test che abbiamo fatto».
Per quanto riguarda le ragazze?
«Chiara Becchis, dello Ski Avis Borgo Libertas, che ha appena vinto la Coppa del Mondo Junior di skiroll, sarà al primo anno Under 20. Durante l’estate è più complicato per noi seguirla, dal momento che è nazionale di skiroll, quindi cerchiamo in autunno di farla prima riposare per recuperare energie e successivamente lavoriamo per riportarla in forma in vista delle gare invernali. A settembre, a Forni Avoltri, è arrivata al secondo posto nella sua categoria, dietro alla Pittin, e per un soffio non è entrata nel gruppo di interesse nazionale. Un’altra che per poco non è rientrata tra queste atlete è Elisa Sordello, altra atleta dello Ski Avis Borgo Libertas, che è all’ultimo anno tra le Under 18. Quest’anno ci aspettiamo tantissimo da lei, perché a Forni Avoltri ci ha mostrato di essere cresciuta tantissimo. Inoltre abbiamo Giorgia Salvagno, dello Sci Club Valle Pesio, al primo anno da Under 18. Anche lei ha aumentato tanto i carichi di lavoro estivi. Mi aspetto che entri con continuità tra le prime venti. Non dico altro, perché con ogni atleta abbiamo determinato degli obiettivi stagionali ben definiti, in base ai risultati passati e senza porsi obiettivi inarrivabili».
Alleni la squadra del Comitato piemontese ormai da quattro anni: cosa è cambiato in queste stagioni?
«I risultati sono migliorati anno dopo anno, abbiamo fatto entrare ogni stagione almeno un nuovo atleta nella nazionale o nella squadra di interesse nazionale. Abbiamo fatto un bel salto di qualità. Un merito che va condiviso con gli allenatori che ci hanno preceduto, come Germano Giordanetto e Andrea De Matteis, oltre a Paolo Rivero, che allenava qui ed oggi è allenatore della nazionale Under 20, segno che da questo comitato ci sono stati sbocchi anche per i tecnici. Stiamo lavorando bene, nonostante non abbiamo il budget di altri comitati. Qui, poi, non ci sono nemmeno delle piste da skiroll, la cui presenza sarebbe molto utile per allenarci al meglio e anche per attirare nuovi giovani. Già non è facile, al giorno d’oggi, convincere i ragazzi a preferire il fondo ad altri sport, figuriamoci se devono anche andare in strada con gli skiroll, una cosa certo non troppo sicura».
Come spieghi i vostri miglioramenti nei risultati?
«Intanto credo sia stato importante l’aver aumentato i giorni di allenamento con i singoli atleti. Il ragazzo si fida di noi, c’è un ottimo rapporto tra gli allenatori e gli atleti, che non è quello tra caporale e soldato, ma deve essere prima di tutto umano. Il ragazzo ha la necessità di avere un feedback positivo dall’allenatore. A parte fare una programmazione e mandarla via mail agli atleti, bisogna spiegargli le cose, fargli prendere fiducia, porre degli obiettivi raggiungibili, fargli cogliere i miglioramenti. I risultati hanno pagato questa nostra strategia, a partire da Serra, Romano o Piasco. Poi, ovviamente, noi facciamo il 30-40% del lavoro, il resto dipende da loro e dai rispettivi sci club».
Quanto sono importanti atleti come Serra e Romano per voi? La loro presenza nelle nazionali giovanili può essere un ottimo incentivo anche per gli altri giovani del comitato?
«Si, sono molto importanti, perché gli altri ragazzi li vedono e di conseguenza cresce la loro fiducia, perché capiscono che la nazionale non è un circolo chiuso a pochi eletti, ma si può raggiungere con il lavoro e l’impegno. Purtroppo, però, questo non basta, perché non essendo ancora in alcun corpo sportivo sono comunque lì a loro spese, hanno lunghi viaggi da fare. Non riesco a capire come sia possibile che nessuno dei due sia riuscito ancora a entrare in un corpo sportivo, nonostante abbiano ottenuto risultati migliori, a volte anche nettamente, rispetto ad altri. Sto cercando di spiegarmelo, ma proprio non riesco a trovare una motivazione valida. A volte mi chiedo se dietro non ci sia soltanto un discorso politico, se ciò non sia legato al fatto che magari altri comitati abbiano un maggior peso rispetto al nostro. Scusate lo sfogo, ma sono molto amareggiato, perché conosco questi ragazzi da anni, si sono impegnati tanto, hanno ottenuto degli ottimi risultati, ma ora rischiano seriamente di dover smettere. Per quanto tempo le famiglie potranno sostenere certe spese? Se loro dovessero essere costretti a lasciare nonostante certi risultati, vi rendete conto della ricaduta che ciò avrebbe anche sui ragazzi più giovani del mio gruppo? Non sarebbe nemmeno facile dare una spiegazione a questi ragazzi, perché non riesco nemmeno a darla a me stesso».
Allenate i ragazzi in un’età particolare della loro vita; come vi comportante?
«Certamente le ultime generazioni hanno la possibilità di fare tante attività che possono sembrare più divertenti e sono certamente meno faticose rispetto al fondo, anche per quanto riguarda il tempo da dedicargli. Sicuramente un ragazzo che prende seriamente questo sport non può uscire il sabato sera. Insomma credo che chi sceglie questa attività, da un certo punto di vista, sia già predisposto a fare certi sacrifici, perché è uno sport che fai solo se ti piace, altrimenti nemmeno lo provi, richiedendo una preparazione costante. Per quanto riguarda il rapporto con i ragazzi, a volte bisogna essere duri, in altre occasioni invece si deve essere amici e saperli ascoltare. Ecco, su questo è molto più bravo il mio collega Matteo (ride, ndr), lui è il buono e io il cattivo. Comunque noi cerchiamo di andare incontro a ogni ragazzo, ai suoi impegni. Come ho detto prima gli poniamo obiettivi chiari e ben definiti, vogliamo fargli capire cosa fanno e perché. Sono ragazzi, non macchine».
Tra i vari impegni dei giovani c’è la scuola, non sempre facile da conciliare con lo sport.
«In questi anni ho constatato che i ragazzi impegnati in attività sportive, che sia sci, nuoto o atletica, riescono poi a organizzarsi meglio anche con lo studio. Probabilmente se non ci fosse lo sport sarebbe più facile distrarsi, passare la giornata davanti tv o videogame, invece avendo la giornata ben scandita, riescono a fare tutto, perché sono obbligati a organizzarsi. Ci sono poi coloro che sono maggiormente facilitati grazie al liceo sportivo, mentre altri magari hanno qualche problema in più, ma alla fine si riesce a trovare un punto d’incontro con i professori».
Cosa dici ai giovani che lasciano il comitato e trovano un posto nelle squadre nazionali?
«Quello che ho detto a Daniele Serra e Lorenzo Romano: la nazionale non è un punto di arrivo, ma di partenza per inseguire gli obiettivi e le ambizioni che si sono prefissati. Vi dico la verità, a questi due ragazzi ho anche detto quest’anno che secondo me hanno le carte per giocarsi un posto per le Olimpiadi, gli ho consigliato di darci dentro e provarci. L’importante, però, è che non si buttino giù per le continue delusioni ricevute dai concorsi per gli arruolamenti. Le esclusioni devono dargli una carica in più, spingerli a dimostrare per l’ennesima volta che meritano considerazione, costringere qualcuno che non vuole farlo, ad aprire finalmente gli occhi. Certo, la situazione sta diventando quasi frustrante, penso che la Fisi dovrebbe anche intervenire e dare lei alcune linee guida, un’impostazione da seguire per gli arruolamenti. Non è possibile vedere certe esclusioni».
Qual è stata fin qui la tua soddisfazione più grande da allenatore del comitato?
«Non è legata ai risultati, ma al fatto di aver creato fin dall’inizio un bel gruppo e aiutato questo movimento ad andare avanti. È bello vedere tanti ragazzi vestire la tuta della nazionale, ma non sono solo i singoli a farmi felice, il cosiddetto portabandiera, ma è la rinascita del movimento piemontese nel suo insieme a darmi soddisfazione».