Nella giornata di ieri la televisione giapponese Asahi TV ha reso pubblica la notizia di un crollo avvenuto nel sito per i test nucleari nordcoreani di Punggye-Ri.
Stando a quanto riportato dall’emittente nipponica, che ha corredato il proprio scoop con una serie di fotografie satellitari, un tunnel sarebbe collassato nelle scorse settimane (probabilmente attorno al 10 ottobre), intrappolando peraltro una serie di lavoratori. Un tentativo di salvataggio avrebbe avuto esiti disastrosi, poiché nei giorni seguenti si sarebbe verificato un nuovo crollo che avrebbe travolto anche i soccorritori.
Dal 2006 in poi a Punggye-Ri sono stati svolti sei test nucleari – di cui tre negli ultimi due anni – compreso quello dello scorso 3 settembre, la cui violenza avrebbe compromesso l’integrità della struttura, causando appunto gli incidenti. Le cavità del monte Mantapsan – dove il sito è costruito – contengono dunque un’elevata concentrazione di radioattività.
Quanto emerso sulla televisione giapponese non dovrebbe essere una bufala. Vero che non ci sono conferme da parte nordcoreana, ma si parla di un regime totalitario che non ha neppure smentito.
Soprattutto il report è stato preso con assoluta serietà dalle nazioni vicine. Le autorità cinesi si sono dette estremamente preoccupate per l’accaduto, affermando che “non possiamo stare qui ad aspettare che il sito imploda. Le nostre strumentazioni possono individuare un fallout, ma nel momento in cui dovesse essere rilevato sarà già troppo tardi, perché significherà che la radioattività si sarà già sparsa nell’atmosfera”.
Al momento non si ha notizia di fughe radioattive, ma non vi è modo di sapere quale sia la reale situazione di Punggye-Ri, ovvero se vi sia il rischio di ulteriori crolli. Le autorità sudcoreane si sono limitate a dire che il totale collasso dell’impianto potrebbe avere come conseguenza proprio il rilascio di materiale radioattivo.
Punggye-Ri si trova nel nord-est della Corea del Nord, ma dista solamente circa 450 km dalla contea di PyeongChang, dove fra poco più di tre mesi andranno in scena i XXIII Giochi olimpici invernali. Vista la distanza relativamente ravvicinata, è chiaro che un fallout rischierebbe di interessare anche i siti a Cinque cerchi.
Attualmente siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma su PyeongChang2018 si è aggiunta una nuova spada di Damocle. Si vedrà quanto sarà spesso il crine che la sostiene.
Si resta pertanto in attesa di sviluppi, soprattutto per quanto riguarda il destino di Punggye-Ri.
Se il pericolo radioattivo diventasse reale, allora le conseguenze sarebbero catastrofiche. Tuttavia è difficile pensare che nel giro di tre mesi nessuna nazione chieda di far luce in maniera inequivocabile sulla vicenda.
Fallout radioattivo sui Giochi olimpici di PyeongChang. Il rischio è reale?
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