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Biathlon

Daniele Fauner, il talento scorre nelle vene: “Da mio padre ho imparato che i sogni si realizzano grazie al lavoro”

A livello giovanile ha già vinto tanto sia nel fondo sia nel biathlon, entrando giovanissimo nel Centro Sportivo Carabinieri. Daniele Fauner ha il talento nel sangue, figlio di uno dei più grandi campioni del fondo italiano, quel Silvio Fauner che resterà per sempre nella memoria collettiva degli sportivi italiani, per quella superba volata alle Olimpiadi di Lillehammer. Lui, però, dopo aver vinto diversi titoli giovanili nel fondo, ha scelto di intraprendere una strada diversa rispetto a quella del padre, puntando sul biathlon, dimostrandosi subito di alto livello. Nell’ultima stagione ha fatto un po’ fatica, come tutti i giovani entrati nel CS Carabinieri, in quanto ha passato i mesi più importanti della stagione a Roma, per frequentare il corso successivo all’arruolamento, non potendo così allenarsi a dovere. Già nel finale di stagione, però, è tornato a mostrare le sue qualità e quest’anno si presenta ai nastri di partenza con l’obiettivo di prendersi un posto ai prossimi Mondiali Giovanili di Otepae, dove sogna di essere protagonista, come il suo coetaneo Cedric Christille a Brezno nella passata stagione. L’abbiamo intervistato, trovando un ragazzo molto determinato e, da buon friulano, deciso a lavorare molto duramente per raggiungere i suoi obiettivi.

Ciao Daniele, come sta procedendo la preparazione?
«È Iniziata bene. Ho già cominciato la preparazione con il Centro Sportivo da qualche mese, facendo tre raduni. La settimana scorsa, poi, si è svolto il primo raduno con la squadra “Progetto Giovani” della FISi, insieme agli allenatori della squadra Junior, Michela Ponza e Alex Inderst, oltre a quelli dei Comitati e del Centro Sportivo. Abbiamo lavorato in particolare sul posizionamento al tiro e la precisione».
    
Ti sei già posto un obiettivo in vista della prossima stagione?
«Prima di tutto sarebbe bello iniziare facendo delle buone gare già alle prime uscite. Nella passata stagione, poi, non ho partecipato ai Mondiali Junior, quindi punto a conquistarmi la convocazione mondiale quest’anno».

Nella passata stagione hai fatto un po’ di fatica, anche perché non sei riuscito ad allenarti con continuità.
«Ho avuto la fortuna di essere stato arruolato dal Centro Sportivo Carabinieri, così sono andato a Roma per seguire il corso che è durato circa tre mesi. Ho faticato, ovviamente, ad allenarmi con continuità nella capitale, così non sono riuscito a rendere al meglio da fine novembre fino a febbraio. I risultati sono stati quindi al di sotto delle mie aspettative, che erano alte dal momento che mi ero comportato molto bene in estate. Quando sono tornato ad allenarmi con maggior continuità, sono riuscito a migliorarmi nel finale di stagione».

Ai Mondiali Giovanili di Brezno sono arrivati ottimi risultati da parte dei tuoi compagni di squadra; cosa significano per te?
«Sicuramente rappresentano uno stimolo, perché so che c’è tanto da lavorare e voglio impegnarmi moltissimo e fare belle gare per ottenere anch’io dei grandi risultati».

Sei figlio di uno dei più grandi atleti italiani nella storia del fondo, Silvio Fauner; come mai ti sei appassionato al biathlon?
«Da bambino ho iniziato facendo sci di fondo, poi, vedendo molti miei compagni di squadra e amici che provavano il biathlon, ho deciso di seguirli, sparando i primi colpi ad aria compressa, e mi è subito piaciuto. Ho scelto quindi di proseguire, sparando anche con la calibro ventidue, e nel frattempo proseguendo con il fondo. A farmi innamorare del biathlon ha contribuito soprattutto la sua imprevedibilità, in quanto fino al termine non puoi mai sapere come andrà a finire. Nel fondo, bene o male, vince sempre il più forte, chi sta meglio in quella giornata, invece nel biathlon puoi anche essere in forma e andare forte sugli sci, ma se non sei preciso al poligono, puoi rovinare tutto. Inoltre mi piace la completezza del biathlon, il fatto che metta insieme lo sci di fondo e l’abilità a sparare».

Cosa ti ha detto tuo padre Silvio, quando gli hai comunicato di voler fare biathlon?
«È stata una scelta condivisa con lui, perché quando gli ho comunicato le mie intenzioni, mi ha spinto a provarci».

In qualunque caso non hai ancora lasciato completamente il fondo, tanto che fai parte delle squadre del Comitato FISI FVG sia di biathlon sia di fondo.
«Oggi mi sento più biatleta che fondista, quindi mi concentrerò principalmente sulle gare di biathlon, anche se probabilmente parteciperò anche ad alcune di fondo».

Quale ritieni sia il tuo punto forte e dove credi di dover migliorare?
«Il mio punto forte è sugli sci, mentre devo crescere ancora al tiro. Ci stiamo lavorando e spero di riuscirci presto. Sono fiducioso».

Al poligono quanto è difficile ripetere in gare le cose che si provano in allenamento?
«Lo è molto, perché si arriva al poligono affaticati e con le pulsazioni alte per la fatica e la tensione. Tutto ciò rende più complicato controllare il tiro».

Qual è il tuo idolo o punto di riferimento nel biathlon?
«Un vero e proprio idolo non ce l’ho, ma ho diversi atleti che stimo per come affrontano le gare. Il mio preferito è Bjoerndalen, perché, nonostante l’età e i tanti titoli che ha vinto in carriera, riesce ancora ad avere tante motivazioni per allenarsi duramente e affrontare nuove sfide».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Quello di partecipare un giorno alle Olimpiadi. Sarebbe veramente una cosa fantastica».
E magari ripetere l’impresa di tuo papà.
«Magari (ride ndr)».

A proposito: in quante occasioni hai visto la la sua volata nella staffetta di Lillehammer?
«L’avrò guardata veramente tante volte, non saprei nemmeno dire quante. È difficile spiegare cosa provi quando la vedo, sicuramente mi dà ulteriori motivazioni, perché ho l’esempio vicino a me di un atleta che ha realizzato il suo sogno, allenandosi sempre con tanto impegno».

Ti dà mai dei consigli?
«Certamente, lo fa molto spesso. È sempre disponibile e presente, soprattutto quando mi alleno a casa. La sua presenza è molto importante per me».

A Sappada hai l’esempio di una grande atleta di Coppa del Mondo come Lisa Vittozzi.
«Lei oggi è nel CS Carabinieri, quindi ho anche la fortuna di essere nel suo stesso albergo in occasione dei Campionati Italiani. Quando ci vediamo, parliamo spesso e non si tira mai indietro nel dare qualche consiglio e raccontare le sue esperienze».

Chi vuoi ringraziare per i traguardi raggiunti fino a oggi?
«Prima di tutto il Centro Sportivo Carabinieri per l’opportunità che mi ha dato, quella di poter trasformare la mia passione in un lavoro. Dico poi grazie, oltre alla famiglia, allo Sci Club Camosci, dove ho iniziato, il Comitato Friuli e tutti gli allenatori»

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