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Alessio Berlanda lancia la sfida: “Sono gli altri che devono temerci”

Lo scorso weekend ha saltato la prova di Alfedena, in Provincia de L’Aquila, per riposarsi in vista dell’esordio in Coppa del Mondo. Alessio Berlanda è pronto a raggiungere la Croazia, più precisamente Oroslavje, dove da venerdì a domenica si disputerà la prima tappa della massima competizione mondiale. L’atleta trentino del Team Futura vuole ottenere subito un bel risultato, per poter poi guardare con più fiducia ai Mondiali, ma dovrà vedersela, oltre che con i minacciosi norvegesi e russi, anche con i suoi compagni di squadra Emanuele Becchis ed Emanuele Sbabo, con i quali, però, Berlanda ha un bellissimo rapporto. Anche perché la sua simpatia è coinvolgente, tanto che è stato molto piacevole intervistarlo.

Ciao Alessio. Sabato scorso non hai partecipato alla sprint di Alfedena, dopo aver vinto le precedenti a Cuneo e Opicina: un ottimo inizio di stagione per te.
«Sono partito bene. Ho fatto un allenamento mirato per la sprint, ho seminato tanto e adesso sto iniziando a raccogliere i frutti di quanto fatto in allenamento con tanti sacrifici. Sono soddisfatto per questo inizio. I occasione della mia prima vittoria non era presente Emanuele Becchis, che mi aveva avvertito della sua assenza soltanto due giorni prima, quando ormai mi ero organizzato per raggiungere Cuneo (ride ndr). Ho deciso di andare in Piemonte per vedere come stavo e la gara si è rivelata un ottimo allenamento. A Opicina, per fortuna, Emanuele (Becchis ndr) è rientrato e ci siamo sfidati. Inoltre è tornato alla gare anche Sbabo, è stata una bella sfida con due cavalli di razza, così vincere è stato ancora più stimolante. Becchis è sempre un punto di riferimento, è fortissimo e batterlo dà lustro ai miei risultati».

L’obiettivo è arrivare però al massimo della forma per il Mondiale.
«Certo, infatti con il mio preparatore stiamo organizzando gli allenamenti proprio per arrivare al meglio alla rassegna iridata. Dopo Opicina, quando ho vinto su Emanuele Becchis, sapendo che lui però non è ancora al meglio della condizione, a causa dell’infortunio subito in primavera, il mio allenatore mi ha fatto presente che nemmeno io sono al massimo della forma. Tutti puntiamo ad arrivare nella miglior condizione al Mondiale, dove si vedrà il vero potenziale di ognuno».
    
Emanuele Becchis sottolineava come russi e norvegesi siano in gran forma; secondo te, dovrete temerli?
«Sono loro che devono temere noi, perché all’ultimo Mondiale abbiamo dominato arrivando in tre nei primi quattro posti. Noi siamo la nazionale clou, anche se gli avversari non vanno sottovalutati, in quanto stanno migliorando di forma e inoltre stanno sfornando diversi giovani da tenere d’occhio. A Oroslavje sarò molto curioso di vedere i norvegesi, visto che qualche settimana fa Emanuele (Becchis ndr) mi continuava a mandare messaggi scrivendomi: “Guarda come corrono, sono in formissima” (ride ndr). Poi ha fato lo stesso con i russi, quindi adesso me li aspetto belli pronti e cattivi. Il loro livello è già alto, in più quella croata varrà per gli atleti norvegesi come qualificazione per il Mondiale, visto che ne entreranno appena quattro e loro sono in cinque, tutti papabili per medaglie importanti».

La gara croata sarà quindi un ottimo banco di prova in vista del Mondiale.
«Sicuramente in Croazia si potrà già capire chi è da medaglia o meno, si vedranno i valori in campo e se il lavoro svolto sta portando verso la giusta direzione. Più che la gara, dove può accadere di tutto, molto si capirà soprattutto dalle qualifiche. Poi, ovviamente, da qui al Mondiale ci divide ancora un mese, quindi chi in Croazia non sarà in forma, avrà ancora tempo per trovarla».

Qual è l’aspetto più difficile della sprint?
«Quello mentale, soprattutto chi non è abituato, può farsi prendere dall’agitazione. Questo tipo di gara gioca spesso brutti scherzi, alcuni addirittura non riescono a dormire la notte prima dell’appuntamento mondiale. Per quanto mi riguarda, dopo tanti anni di esperienza, sono molto più tranquillo e riesco a riposare la notte prima».

Prima ci hai parlato di allenamenti mirati sulla sprint.

«Si oggi bisogna specializzarsi su una specialità. Un tempo, un velocista riusciva ad andare forte anche in piano e salvarsi nelle salite, oggi, invece, non è detto che sia così. Questo perché il livello è salito e bisogna fare un allenamento specifico, perché si fanno degli strappi brevi. Ormai è come nell’atletica, dove un centometrista può fare bene nei 200, già fa meno bene nei 400 e non rende sugli 800. Per quanto mi riguarda, nel corso dell’inverno punto solo al mantenimento della forma e partecipo anche ad alcune gare lunghe come Val Casies e Marcialonga. Piano piano che si avvicina la stagione, mi concentro su ripetute veloci e brevi, oltre a gare specifiche. Nel corso dell’anno mi alleno sempre sugli skiroll, perché lavoro a Trento, scendo dall’ufficio e utilizzo sulla ciclabile. Vivendo in città, la neve la vedo solo durante le vacanze di Natale».

Tornando indietro nel tempo, com’è nata questa passione per lo skiroll?
«Avevo iniziato come fondista, provando anche a fare una carriera, ma quando i risultati non arrivano ti demoralizzi e allora è difficile fare sacrifici. A questo punto prosegui solo per divertimento. Lo skiroll l’ho scoperto per caso, perché mi hanno detto di partecipare a una gara promozionale, che ho fatto con appena un minimo di preparazione. Arrivai terzo in una corsa nella quale c’erano anche atleti di Coppa del Mondo. A quel punto ho deciso di prepararmi di più e provarci, così sono arrivate le prime soddisfazioni, ho vinto il Campionato Italiano, sono stato anche convocato per la Coppa del Mondo. Allora è arrivata la Coppa Italia, poi il primo podio e le prime vittorie in Coppa del Mondo, quindi la vittoria dei Mondiali. Ho raggiunto bei risultati».

Qual è stata fin qui la tua soddisfazione più grande?
«La vittoria mondiale del 2013 in Germania, perché quella sprint non era adatta alle mie caratteristiche, in quanto più lunga rispetto alla media e molto impegnativa. Nonostante ciò ce l’ho fatta e questo risultato è stato davvero importante per me».

Nonostante tu faccia tante gare con distanze brevi nello skiroll, partecipi spesso alla Marcialonga.
«Se sei trentino la devi fare per forza. Non conta il risultato finale, puoi anche essere un fondista amatore, ma devi farla. Io dai 18 anni in poi ho quasi sempre partecipato e il prossimo anno dovrei fare la numero diciotto della mia carriera. Purtroppo ero già iscritto anche lo scorso anno, ma sono stato costretto a saltarla a causa di un infortunio alla spalla subito sugli skiroll. Mi è pesato tantissimo cedere il mio pettorale. La prossima mi vedrà nuovamente protagonista, già mi sono iscritto. Il mio miglior risultato è stato un 190° posto generale, ma ripeto, il piazzamento non conta. Questa gara e la Vasaloppet ogni appassionato di fondo deve farle almeno una volta nella vita».

Cosa vuoi dire ai tuoi compagni di squadra?
«Che non vedo l’ora di salire sull’aereo per il Mondiale. A Emanuele (Becchis ndr) auguro di recuperare bene da quell’infortunio al pettorale che ha subito e correre alla pari. A Sbabo dico che conoscendolo so già che sarà in grande forma per l’appuntamento mondiale, anche perché, come me, ha tanta esperienza, visto che siamo i due vecchietti del gruppo. A entrambi, infine, faccio il mio “in bocca al lupo” e che “vinca il migliore”».

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