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Salto

Elena Runggaldier ha scelto la sua parola d’ordine: “Continuità”

Continuità. È questa la parola d’ordine di Elena Runggaldier in vista della stagione 2017/18, quella dei Giochi Olimpici di PyeongChang. La gardenese viene da un anno di alti e bassi, spesso anche nel corso della stessa gara. Tante volte ha alternato un ottimo primo salto a un secondo al di sotto delle aspettative o viceversa. Le è accaduto anche ai Mondiali di Lahti, quando aveva sperato di concludere nella top ten. La saltatrice delle Fiamme Gialle è consapevole di avere i mezzi tecnici per arrivare più in alto in classifica, come già fatto in passato, sa di avere un ottimo allenatore ed è anche stimolata dagli ottimi risultati della sua compagna di squadra e conterranea Manuela Malsiner. Insomma è una Elena Runggaldier molto motivata quella che abbiamo incontrato.

Ciao Elena, come sta procedendo la preparazione?
«Bene. Abbiamo iniziato a maggio, facendo allenamenti molto diversi tra loro. Ora stiamo lavorando molto sui trampolini piccoli, che sono l’ideale per allenarsi sul gesto e provare delle novità, in quanto si percepisce meglio ogni sensazione, rispetto ai trampolini più grandi. Come sempre, poi, c’è un bel clima in squadra, una cosa molto positiva».

Per quanto ti riguarda su cosa ti stai concentrando?
«Devo lavorare su alcune piccole particolarità tecniche, che lo scorso anno abbiamo un po’ tralasciato, degli errori che commetto, sembrano di poco conto, ma poi mi penalizzano in gara. Vogliamo concentrarci su questo e cambiare, perché se non si correggono certi errori nel gesto tecnico in allenamento, poi diventano automatici anche in gara».

A proposito quale giudizio dai alla tua ultima stagione?
«È stata una stagione un po’ strana, perché ho dimostrato più volte di poter ottenere dei risultati superiori rispetto a quelli avuti. Purtroppo però sono stata troppo discontinua, non ho mai trovato la giusta regolarità. Quando ho fatto un bel primo salto, ho sbagliato il secondo e viceversa. Su questo devo lavorarci, perché è una cosa mentale, in quanto se riesco a fare un bel salto, significa che è nelle mie corde e posso ripeterlo due, tre o quattro volte. Per questo motivo l’ultima stagione non è andata come mi aspettavo e speravo. Purtroppo, quando si sbaglia un salto a gara, entri in un circolo vizioso, più sai di essere irregolare, pensi prima di un salto,  vuoi che non succeda e ovviamente più accade».

Gli ottimi risultati ottenuti da Manuela Malsiner nella seconda parte della stagione ti hanno dato qualche stimolo in più?
«Sicuramente gli ottimi risultati ottenuti da Manuela sono stati positivi per tutta la squadra. Quando una tua compagna fa bene ti stimola, perché ci si allena insieme e una sua bella prestazione conferma che l’allenamento è quello giusto, pensi che se lei ottiene certi risultati, puoi farlo anche tu».
Ti sei già posta un obiettivo per la prossima stagione?
«La prossima sarà la stagione olimpica, quindi l’obiettivo sono ovviamente i Giochi di PyeongChang. Dovremo però pensare a fare bene subito in Coppa del Mondo, perché ottenere degli ottimi risultati a inizio stagione, ti mette fiducia e la testa fa tanto nel nostro sport. Le Olimpiadi sono una gara a sé, dove può accadere di tutto. A Sochi, per esempio, Sara Takanashi, che era sempre salita sul podio in Coppa del Mondo, non era riuscita a prendere una medaglia. Viceversa, guardate i risultati della Vogt tra Olimpiadi e Mondiali».

Ai Giochi di PyeongChang, quindi, andrai con la voglia di essere nelle prime posizioni.
«Punto a un risultato importante, perché è bello partecipare, ma noi sportivi siamo competitivi per natura e vogliamo soprattutto il risultato. La famiglia, magari, è felice già perché ti vede lì, ma noi atleti vogliamo fare bene. Come ho detto in precedenza, le Olimpiadi sono una gara a sé, nella quale l’aspetto mentale fa la differenza. Spesso chi sta dominando la stagione si presenta sul trampolino con l’obbligo di vincere e questo lo porta a pensare e sbagliare. Certo, un atleta che arriva sempre quarantesimo non ha chance di vincere i Giochi, ma se uno riesce a stare spesso nei dieci, allora può sperare di uscire con una medaglia».  

Zwitter è anche allenatore di Sara Takanashi e a volte vi capita di allenarvi con lei.
«Per noi è sempre una cosa positiva, un bel confronto. Avere l’occasione di vedere in allenamento un’atleta del genere, ti fa avere un punto di riferimento importante, capire cosa bisogna fare e quanto ti manca per raggiungere il top. Lei, oltre che una fuoriclasse, è anche una grande lavoratrice, un esempio»

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