Si sta preparando in vista della sua seconda stagione da junior con l’obiettivo di cogliere degli ottimi risultati, per conquistare un posto nella squadra B nella prossima stagione, quando passerà a senior. Daniele Cappellari sa di giocarsi tanto, perché ha l’obiettivo di entrare in un corpo sportivo militare e proseguire così la sua carriera da biatleta, sulla quale ha investito tanto in questi anni, inseguendo il sogno di esordire un giorno in Coppa del Mondo. Il friulano, che vive a Forni di Sopra, è un altro giovane cresciuto nel Centro Biathlon di Piani di Luzza a Forni Avoltri, allenato da quel Mirco Romanin che viene continuamente ringraziato da tanti ragazzi della zona. Due anni fa ha vinto una medaglia mondiale, quando era ancora nella categoria “Giovani”, un bronzo in staffetta insieme a Michael Durand e Peter Tumler. Oggi sogna di farlo anche nella categoria superiore. L’abbiamo intervistato in occasione di un raduno della squadra junior e giovani, scoprendo un ragazzo molto spigliato e intelligente, capace – dote non meno importante – di tenere alto il morale del gruppo grazie anche alla sua simpatia.
Ciao Daniele, anche quest’anno sei stato confermato in squadra nazionale juniores: sei soddisfatto?
«Per me è sempre un’emozione. Lo era stata anche due anni fa, quando mi chiamarono per il Mondiale Giovanile, nonostante non facessi parte della squadra nazionale. In quell’occasione scoprii un altro mondo rispetto alle gare di Coppa Italia, alle quali ero abituato. Quando lo scorso anno mi hanno inserito nella squadra nazionale, sono stato felicissimo perché l’ho considerato il passo per diventare un vero atleta. È stato bellissimo essere confermato. Adesso cercherò di fare onore all’Italia, quando la rappresenterò nelle gare internazionali. Spero tanto di ottenere degli ottimi risultati nella prossima stagione».
Nei Mondiali Giovanili di due anni fa hai anche vinto una medaglia in staffetta, un risultato importante.
«Si, anche perché io, Michael e Peter non ce l’aspettavamo, ma si sa, queste medaglie arrivano quasi sempre quando meno te l’aspetti. La mattina eravamo molto tranquilli, puntavamo a fare la nostra gara e dare il meglio di noi stessi. Quando abbiamo capito che avremmo potuto vincere una medaglia, però, non abbiamo mollato nulla. Io sono stato l’ultimo frazionista e all’ultimo poligono, quello decisivo, non ho sbagliato nulla, cinque colpi senza utilizzare alcuna ricarica. Quando ho tagliato il traguardo è iniziata la festa, per me è stata un’emozione grandissima».
Nella passata stagione hai avuto una nuova esperienza mondiale.
«Non sono riuscito a mettermi in luce, come invece hanno fatto le ragazze “giovani” e “junior” oppure Cedric (Christille ndr). Insieme ai miei compagni di squadra, ho cercato di fare del mio meglio, ma al primo anno junior è stato più complicato, perché ho trovato atleti più grandi e preparati. Ho visto questo cambiamento e capito che da junior devi fare bene sotto ogni punto di vista, non puoi tralasciare nulla, altrimenti i risultati sono duri da ottenere».
Qual è l’obiettivo in vista della prossima stagione?
«Prima di tutto qualificarmi nuovamente per i Mondiali Junior, visto che ho un anno in più e posso migliorare i risultati della passata stagione. Inoltre ho voglia di fare molto bene, perché sarà il mio ultimo anno da Junior, nella prossima stagione passerò a Senior e devo conquistarmi un posto per la squadra B, fare gare internazionali, essere arruolato in un gruppo sportivo e proseguire con questo sport, perché ho vent’anni e non avrebbe senso mollare ora. Riproverò nei prossimi concorsi sia con l’Esercito sia con le Fiamme Gialle. Sarà una stagione importantissima proprio per questo motivo, senza il sostegno finanziario, infatti, dalla prossima stagione diventerebbe tutto più faticoso per me e la mia famiglia. Una motivazione in più».
Torniamo indietro nel tempo: come hai iniziato a praticare biathlon?
«Da piccolo ho iniziato con il fondo, come tutti, poi l’allenatore del mio primo sci club ci ha fatto provare il biathlon, insegnandoci a sparare ad aria compressa. Mi sono subito innamorato dell’arma, ho cominciato a disputare le prime gare e ottenere ottimi risultati. Quando vedi che la cosa ti piace e vai anche bene, sei ancora più motivato a migliorare. Sono poi entrato nel Comitato e li ho avuto la svolta, perché la mia strada si è incrociata con quella di un allenatore bravissimo come Mirco Romanin, che mi ha fatto crescere tantissimo, facendomi appassionare ancora di più a questo sport. Mi allenavo nello splendido centro di Forni Avoltri. Poi sono arrivato in nazionale e ho trovato tecnici esperti e bravi, che mi hanno fatto crescere ancora».
Quale ritieni sia il tuo punto di forza e dove credi di dover migliorare?
«Il mio punto di forza è lo sci, sono abbastanza forte nel fondo, faccio ottimi tempi e me la gioco anche con i migliori. Dall’altra parte, invece, devo crescere al tiro, perché sono un po’ troppo discontinuo. Poi, ovviamente, sono giovane, quindi se cresco anche nello sci è ancora meglio».
Com’è stato il tuo rapporto con la scuola?
«L’ultimo anno di scuola ha coinciso con il mio ingresso in nazionale, ho fatto numerose assenze, così nelle settimane in cui non ero in giro per fare gare, stavo chiuso in casa a studiare. È stato complicato, ma ho visto che con impegno e costanza si riesce a fare tutto. Non posso dire sia stato un peso, ero al quinto e non volevo certo perdere un anno, mi sono impegnato, uscendo così con un bel voto».
Chi è il tuo atleta preferito?
«Martin Fourcade, perché è un campione assoluto. Lo dimostra da tanti anni, è sempre un passo avanti a tutti. Mi piace, poi, in particolare Jakov Fak, perché ha uno stile di sciata bellissimo e una grande forza d’animo, in quanto non si abbatte mai, anche nelle giornate più difficili. Infine mi piace Bjoerndalen e nel fondo apprezzo moltissimo Northug».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Entrare nella Squadra A, partecipare alla Coppa del Mondo e andare un giorno alle Olimpiadi. Spero proprio di arrivarci, perché mi sono impegnato tanto in questi anni e ancora lo sto facendo. Voglio entrare in un corpo sportivo e restare in questo ambiente, che è meraviglioso, perché si fa parte di una grande famiglia. Anche quando sono andato ai Mondiali Giovanili, ho vissuto una bellissima esperienza, ho conosciuto tanti ragazzi con la mia stessa passione, provenienti da tutto il mondo. Mi sono sentito un vero atleta in un contesto internazionale».