Sta per tuffarsi in quello che è il suo secondo anno da allenatore, dopo il suo ritiro da una lunga attività agonistica, arrivato al termine della stagione 2015/16, guidando una mini nazionale. Fulvio Scola, allenatore della squadra femminile delle Fiamme Gialle, avrà la responsabilità di preparare Greta Laurent, Francesca Baudin e Lucia Scardoni, tre atlete con grande esperienza di Coppa del Mondo, rimaste fuori dalla nazionale per quello che, di fatto, è stato lo smembramento della Squadra A. Atlete determinate e decise a riprendersi il loro posto in Coppa del Mondo e qualificarsi anche per i Giochi Olimpici. Scola, salito anche sul podio in Coppa del Mondo nel corso della sua lunga carriera da atleta, è consapevole di avere un lavoro importante da fare, ma ha grande fiducia in sé, nelle atlete e nel Gruppo Sportivo.
Buongiorno Scola. Si sta apprestando ad affrontare la sua seconda stagione da allenatore delle Fiamme Gialle.
«Sono un allenatore ancora giovane, perché ho smesso di gareggiare soltanto nel 2016. Alla mia prima esperienza, nella scorsa stagione, ho allenato un biatleta che era di sede, Maikol Demetz, e la nostra aggregata Francesca Franchi».
L’esperienza con Francesca Franchi è stata molto positiva.
«Si, è stata molto bella per me. Non voglio prendermi i meriti della sua esplosione, perché quei risultati sono arrivati grazie al suo impegno e agli allenatori che l’hanno messa sugli sci e quelli del Comitato. È impressionante che abbia ottenuto questi risultati, se consideriamo che ha iniziato molto tardi. Per me è stata una grande soddisfazione, perché mi sono trovato di fronte una ragazza che ha ascoltato e messo in pratica i miei consigli. Oltre all’argento nella staffetta Mondiale e agli ottimi risultati ottenuti in Coppa Europa, ha fatto benissimo anche in Italia, vincendo pure il titolo italiano sprint junior. I suoi risultati sono una soddisfazione per tutto il Gruppo Sportivo che ha investito su questa ragazza, allora fuori dal giro della nazionale. Una scelta che si è rivelata vincente. Ora è in nazionale e siamo contenti per lei, perché le abbiamo dato una possibilità e l’ha sfruttata. L’obiettivo del nostro progetto era proprio questo: dare una mano a un’atleta vicina al salto di qualità e aiutarla con una struttura professionale».
Ora si appresta ad allenare tre atlete importanti come Greta Laurent, Francesca Baudin e Lucia Scardoni.
«Sarà una grande responsabilità, perché sono ragazze nel pieno della loro maturità agonistica, con esperienza in Coppa del Mondo. Mi sento, però, pronto perché già da atleta avevo cominciato a studiare e seguire tutto il percorso per diventare allenatore. Sono tranquillo, anche perché non sono da solo, ma al mio fianco ho un team molto competente: un bravo fisioterapista come Facchini, uno skiman esperto come Delugan che mi sta insegnando tanto, un altro bravo allenatore come Zattoni e ovviamente il responsabile Campaci, che ha grande esperienza. Siamo un team completo, capace di allenare con professionalità atlete al top come queste tre ragazze».
Come le ha trovate dopo l’esclusione dalla nazionale?
«Sicuramente erano un po’ deluse. Ci sono passato anch’io da atleta, l’esclusione la vedi sempre come una sorta di bocciatura e un attimo di crisi ci sta. Abbiamo fatto subito un primo raduno a maggio e mi sono confrontato con loro. Hanno capito che siamo qui per seguirle in maniera professionale, cercheremo di non fargli mancare nulla. Le ho viste molto motivate, hanno voglia di dimostrare, prima di tutto a se stesse, il loro vero valore, che per un motivo o per un altro non è stato ancora completamente espresso».
Analizziamo singolarmente le tre situazioni: partiamo da Greta Laurent.
«La conosco dal 2012, quando era giovanissima e si allenava con noi. Come lei gareggiavo nelle gare sprint di Coppa del Mondo e avevo subito visto che questa ragazza sapeva il fatto suo in questa specialità. In alcune occasioni, negli ultimi anni, è riuscita a mostrare parte del suo valore, in altre ha fatto più fatica. Sicuramente si concentrerà molto sulle sprint, gare dove può andare molto bene, ma l’obiettivo è di non prepararla esclusivamente per questa specialità. Infatti, ci sono alcune qualità che si sviluppano in gare da 5 o 10 chilometri, come la resistenza, che è fondamentale in una sprinter, costretta a fare quattro prove da tre minuti nelle quali deve dare sempre tutto. Non a caso, gli sprinter che arrivano a disputare le finali in gare di Coppa del Mondo, riescono a dire la loro anche nelle distance».
Situazione molto particolare, invece, quella di Francesca Baudin.
«Viene da due anni difficili, a causa di quel maledetto infortunio, dal quale ha fatto fatica a uscire. È normale che nella passata stagione non sia riuscita a trovare continuità, soprattutto nel finale, ma è importante che abbia recuperato bene dal suo problema e vinto anche alcune gare. Erik Benedetto, insieme anche a Saba, ha lavorato tanto ed è riuscito a tirarla fuori da una situazione molto difficile. Ora sta bene, un po’ alla volta stiamo cercando di reinserire la corsa nel suo programma di allenamento, ma con molta cautela. Lei sta rispondendo bene, vuole mettersi alle spalle l’infortunio, soprattutto da un punto di vista mentale. Sono fiducioso, penso che lavoreremo bene con lei sotto l’aspetto fisico. Francesca è una polivalente, fortissima nelle sprint ma competitiva anche nelle altre distanze e in ambo gli stili. Si tratta di rimetterla sui binari dove si trovava prima dell’infortunio, quando aveva vinto il titolo mondiale under 23 ed era giunta quindicesima ai Mondiali assoluti. Lei ha espresso la volontà di tornare a quei livelli e lasciarsi alle spalle la sfortuna».
Sono entrambe delle sprinter, quindi la sua esperienza da atleta sarà ulteriormente un vantaggio.
«Ho subito impostato un rapporto basato sul dialogo, sfruttando quella che è stata la mia esperienza da atleta, con tanti anni in Coppa del Mondo, anche ad alto livello. So che le sensazioni e l’approccio nelle sprint sono importanti, perché si decide tutto in poco tempo, bisogna essere sempre concentrati. Cercherò di trasmettere loro tutto quello che ho imparato nel corso della mia carriera, anche e soprattutto dagli errori».
Passiamo a Lucia Scardoni: anche lei vuole ripartire dopo una stagione difficile.
«Con Lucia ho parlato già nel corso del primo raduno, ho condiviso con lei gli obiettivi che deve porsi nella prossima stagione. Ci aspettiamo entrambi maggior continuità da lei nelle gare che contano. In Italia e in Coppa Europa, infatti, ha dimostrato più volte di valere tanto, ha vinto bene e anche con distacco. Purtroppo, quando si è trattato di ripetersi in Coppa del Mondo, non è riuscita sempre a farlo a quei livelli. Trovare continuità per lei sarà fondamentale, perché è un’atleta che può andare bene sia nelle distance sia nelle sprint, soprattutto in classico».
Obiettivi condivisi?
«Si, mi piace condividere l’obiettivo con l’atleta, parlare, remare dalla stessa parte. È ciò che anch’io ho sempre voluto dai miei allenatori».
Al termine della stagione sarà soddisfatto se?
«Intanto sento la responsabilità di allenare tre ragazze che hanno l’obiettivo di tornare in Coppa del Mondo e partecipare alle Olimpiadi. Come ho detto singolarmente a ognuna di loro, sarebbe una soddisfazione enorme per me se raggiungessero questi obiettivi. Il risultato, poi, è frutto di diversi fattori, quindi essere soddisfatti per il piazzamento in sé, sotto un certo punto di vista, è anche limitante. Mi aspetto da loro belle cose a livello internazionale. Se riusciremo, insieme, a raggiungere gli obiettivi prefissati, sarò felice».