Ha vinto tanto da aspirante e nell’ultima stagione ha esordito nella categoria “giovani”, riuscendo a qualificarsi per il Mondiale, grazie agli ottimi risultati ottenuti nella gare italiane. A Brezno, però, Kevin Gontel non è riuscito a ottenere quei risultati che si aspettava, arrivando molto indietro e deludendo prima di tutto se stesso. Si tratta però dell’unica nota negativa in una stagione comunque positiva per lui, nella quale, pur essendo un anno più giovane, è riuscito a comportarsi molto bene nelle gare italiane e soprattutto ad arruolarsi nell’Esercito, un passaggio fondamentale per la sua carriera. Ora si prepara ad affrontare la nuova stagione da protagonista, ha voglia di crescere e migliorare ancora, ha talento e anche l’intelligenza per arrivare come ci ha dimostrato anche nel modo in cui ha affrontato la seguente intervista.
Ciao Kevin. Quanto è importante per te far parte della squadra nazionale giovani e junior?
«Sicuramente per me è un privilegio e un onore, ma anche una grande occasione per lavorare bene, in quanto abbiamo l’opportunità di allenarci al meglio con un ottimo staff tecnico. Inoltre abbiamo la fortuna di poter variare le località dove ci alleniamo, provare piste di skiroll e poligoni diversi, una cosa che fa sempre bene per la preparazione».
Come giudichi la tua prima stagione nella categoria giovani?
«È stata altalenante, perché ho alternato dei buoni momenti, in particolare nelle gare italiane, ad altri negativi, come accaduto purtroppo ai Mondiali. Sicuramente il passaggio di categoria è stato impegnativo, ma con il duro lavoro si cerca di migliorare anno dopo anno e nella prossima stagione spero di fare meglio».
Ti sei già posto un obiettivo per il 2017/18?
«Voglio qualificarmi ancora per il Mondiale e cercare di fare meglio rispetto allo scorso anno».
Negli ultimi Mondiali giovanili, l’Italia ha ottenuto numerose medaglie. I risultati ottenuti da Cedric e le ragazze, quanto sono importanti anche per te?
«Rappresentano uno stimolo in più, in quanto dimostrano che il livello in Italia è molto alto e quindi mi danno maggiori motivazioni. Inoltre sono anche una gioia per tutti noi, perché ci alleniamo insieme tutto l’anno ed è bello poter vedere i nostri amici sul podio ai Mondiali».
Nel corso della stagione sei stato anche arruolato nell’Esercito.
«Si, lo scorso 31 ottobre. Per me è stato un evento importantissimo, una grande fortuna e, anche in questo caso, un privilegio. Ora avrò l’occasione di lavorare con maggiore serenità, ma anche con la consapevolezza che devo migliorare ancora molto per raggiungere un livello sempre più alto».
Tornando indietro nel tempo: come hai iniziato a fare biathlon?
«È uno sport di famiglia, visto che lo praticava già mio padre. Inoltre, abitando in Valle d’Aosta, è un passaggio quasi obbligato provare lo sci di fondo e da lì il biathlon. Me ne sono subito innamorato e oggi ho la fortuna di poterlo praticare da professionista».
Cosa ti ha fatto innamorare di questo sport?
«Prima di tutto il tiro, perché genera delle emozioni forti, uniche. Poi mi piace tantissimo la sua imprevedibilità, in quanto nessuna gara è decisa prima della fine, può sempre accadere qualsiasi cosa».
Quale ritieni sia la tua dote migliore e dove credi di dover crescere?
«Credo di dover migliorare sotto ogni aspetto. La mia dote migliore? Non saprei, chiedete agli allenatori (ride ndr).
Chi è il tuo atleta preferito?
«Essendo un grande tifoso juventino, dico il capitano Gigi Buffon, perché dimostra sempre di essere un leader e un signore, dentro e fuori dal campio di calcio. Nel biathlon stimo tantissimo Bjoerndalen, perché ritengo sia una leggenda degli sport invernali. Poi, ovviamente, Martin Fourcade, per la calma con cui gestisce ogni situazione. È impressionante, sembra un computer».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Andare alle Olimpiadi e fare il biatleta il più a lungo possibile».
Ultima domanda: è difficile conciliare scuola e sport?
«Senza dubbio è molto difficile, anche perché ho poco tempo libero. Però è un sacrificio che si fa con piacere, perché il biathlon è una grande passione, mentre giudico la scuola come una grande occasione per imparare delle cose che lo sport non potrebbe trasmettermi».