Home > Notizie
Sci di fondo

Martina Vignaroli: “Finalmente sto guarendo dall’infortunio che mi ha frenata”

L’Emilia Romagna è una terra di passione, dalla politica alla musica, dal cibo allo sport. Soltanto questa regione poteva dare all’Italia, anzi al Mondo, la Ferrari, ma anche la più grande rivalità del basket italiano, quella tra Virtus e Fortitudo Bologna, numerosi campioni del calcio, piloti di Formula 1 e motociclismo, ma soprattutto, per gli sport invernali, l’atleta italiano più amato di sempre: Alberto Tomba. La forte tradizione sportiva si sta radicando anche nel fondo, dove, seppure il numero di praticanti è ancora basso, sta nascendo un bel movimento, che è nato dopo gli ottimi risultati raggiunti da due giovani atleti, Francesco Ferrari e Martina Vignaroli. Quest’ultima, nata da una famiglia di sportivi, si è affacciata alle squadre nazionali dopo aver ottenuto grandissimi risultati a livello giovanile. Una volta raggiunto il traguardo dell’arruolamento nell’Esercito, però, ha vissuto due stagioni molto complicate, a causa di un infortunio che continua a tormentarla, ma dal quale, probabilmente, sta finalmente uscendo. Di tutto questo abbiamo parlato con lei, tra un sorriso e l’altro, perché Martina Vignaroli, dalla sua terra ha preso anche quel carattere solare e giocoso.

Ciao Martina. Qual è il tuo pensiero sulla tua ultima stagione.
«Non sono propriamente soddisfatta, perché, anche se ho raggiunto qualche buon risultato, come un sesto posto in Coppa Europa che rappresenta il mio miglior piazzamento fin qui in questa competizione, so di valere molto di più, questo non è il mio livello. Purtroppo, però, ancora una volta ho avuto diversi problemi fisici, ho perso la preparazione, e questo ha contribuito a limitarmi».

Nelle ultime stagioni hai avuto diversi problemi: cosa ti sta rallentando?
«Due anni fa venivo da una bellissima stagione, ero talmente motivata che avevo iniziato ad allenarmi già in vacanza, perché volevo arrivare bene alle prime gare. Invece, proprio nelle prime fasi di preparazione, mi sono infortunata, subendo una brutta infiammazione al piede, che è diventata cronica. In un primo momento, insieme ai dottori, non siamo riusciti a capire la causa di questo problema, così ho perso buona parte della preparazione, ma soprattutto ho dovuto affrontare alcune cure che non mi hanno permesso di allenarmi. Purtroppo, ancora oggi, questa infiammazione non mi consente di correre, una cosa fondamentale nella preparazione atletica di un fondista. È un problema al quinto metatarso, che ho cercato di risolvere con infiltrazioni e plantari, passando invano per tanti dottori specializzati. Ora sto facendo una nuova cura con Gianni Nanni, che tra le altre cose è anche dottore del Bologna calcio. Mi ha promesso che tornerò a correre, una cosa che sarebbe fondamentale per essere l’atleta di prima. Lui è abbastanza positivo, ha detto che entro un mese dovrei riuscire a correre, mi ha assicurato che posso farcela e manca poco a guarire. Se vedo che il dottore mi dà sicurezza e ci crede, significa che questa volta ce la facciamo davvero e sono già molto motivata. Oltre a lui, voglio ringraziare anche il mio osteopata di Sassuolo, Pirondi, che tra gli altri ha curato anche Razzoli, è colui che mi ha messo i plantari, il Dottor Avagnina».

Sei molto motivata.
«So che, nonostante questi problemi, ho lavorato bene, perché ho sempre cercato di dare il meglio. Per tutto il lavoro che ho fatto in questi anni, non ho raccolto nulla. Sto ancora seminando, ma prima o poi dovrò raccogliere qualcosa anch’io».

La presenza nell’Esercito di un’atleta come Elisa Brocard, quanto è importante per te?
«Abbiamo iniziato la stagione passata lavorando insieme, sono stata tanto tempo con lei, siamo diventate amiche e siamo anche andate in vacanza insieme. Mi è servito tantissimo allenarmi con lei, perché ha tanta esperienza, ha dieci anni di più, è un’atleta ancora molto competitiva e mi ha insegnato tanto. Ovviamente, ogni cosa che mi diceva era un consiglio da prendere e mettere in tasca. Mi trovo bene con lei, sia come atleta sia come persona. Avere un punto di riferimento come lei in squadra è una cosa importantissima».

Oggi in Emilia Romagna sta nascendo un bel movimento di sci nordico.

«Vero e sono felice di questo, perché quando ho iniziato, non c’era nulla di tutto ciò, nel comitato eravamo pochi. Nella nostra regione il fondo non è uno sport molto conosciuto, anche perché la neve arriva quando vuole e va via presto. A Frassinoro però, il fondo è uno sport che i bambini praticano da sempre, ma in passato erano spesso costretti a lasciare, perché quando si iniziavano a fare le cose sul serio, aumentavano anche le difficoltà nel conciliare lo sport con lo studio. Molti lasciavano, tanto che della mia squadra siamo rimasti solo io e Ferrari. Adesso si sta invece vivendo un bel momento, grazie al progetto Scivoliamo. Peccato non fosse già stato ideato quando gareggiavo io».

Come è nata la tua passione per il fondo?
«C’è sempre stata, perché vengo da una famiglia di sportivi, ma soprattutto sono nipote di Gianluca Marcolini, che è stato skiman di Stefania Belmondo, Cologna e Majdic, prima di passare al biathlon, dove ha lavorato per la nazionale russa e oggi lo fa per la Norvegia. Lui può dire di essere arrivato».

C’è stato un momento in particolare nel quale hai pensato che questa passione per il fondo potesse diventare qualcosa in più?
«Da piccola ho sempre ottenuto tantissimi risultati positivi, questi mi hanno dato la spinta per crederci e sinceramente ho sempre avuto il sogno di far diventare questa passione un lavoro. Sono stata fortunata ad avercela fatta perché amo il fondo in tutto e per tutto».

Qual è stato il momento più bello della tua ancor breve carriera.
«Purtroppo, a causa di questo infortunio che mi sta frenando, sono costretta a tornare parecchio indietro nel tempo. Per me risale ai tempi del Trofeo Topolino e dei Campionati Italiani Giovanili, quando avevo una marcia in più rispetto alle altre atlete, non davo nulla per scontato e mi sono tolta tante soddisfazioni che porterò sempre nel cuore».

Ancora non hai avuto l’occasione di esordire in Coppa del Mondo: quanto è lontano, oggi, questo traguardo?
«Sicuramente è una possibilità che nell’ultima stagione ho visto lontanissima, anche perché io non vorrei mai gareggiare in Coppa del Mondo soltanto per il fatto che abbiamo un ampio contingente da riempire nelle gare italiane. Io voglio meritare di esserci, raggiungere il livello giusto per poter partecipare a questa competizione. È uno dei miei principali obiettivi».

Dove devi migliorare e qual è la tua dote migliore?
«Devo crescere nelle sprint, perché non sono un’atleta molto veloce, ma più da distance. Certo, essendo ancora giovane, devo migliorare un po’ in tutto, ma la velocità mi manca proprio. La mia dote migliore, invece, è la costanza».

Chi è il tuo atleta preferito?
«Sono un po’ di parte, quindi dico Dario Cologna al maschile e Majdic al femminile. Dario mi piace per il modo di sciare, ma anche il suo atteggiamento, perché è calmo e mai troppo esuberante, a differenza, per esempio, di Northug. Anche lo svizzero ha avuto i suoi problemi fisici, eppure continua a crederci e va avanti riuscendo sempre a mantenere un livello alto. Per quanto riguarda la Majdic sono proprio una sua tifosa, tanto che quando si ruppe le costole alle Olimpiadi, vincendo però il bronzo, penso di aver sofferto come mai nella mia vita per una gara vista in tv».

In Emilia Romagna c’è una forte passione per lo sport: cos’altro ti piace oltre il fondo?
«Frassinoro, dove sono nata, è una realtà a parte, un paesino talmente piccolo e lontano dalla città, che inevitabilmente ci si appassiona soprattutto al fondo. Modena è distante un’ora e anche gli impianti di discesa dell’Abetone sono lontani. In famiglia, poi siamo tutti appassionati di sport, come ho già detto, visto che anche mio papà è maestro di snowboard. Però, come tutti gli emiliani, ho una passione per le auto e le moto, sono una tifosa di Valentino Rossi e della Ferrari. Inoltre ho uno zio negli USA che ha una fortissima passione soprattutto per Ferrari e Maserati, una cosa che mi ha trasmesso. Ma poi, da modenese, è impossibile non amare il “Cavallino”».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Innanzitutto partecipare alla Coppa del Mondo, poi anche qualificarmi per il Mondiale o le Olimpiadi, che rappresentano ovviamente il sogno di ogni atleta».

Qual è il consiglio, secondo te, più importante che hai ricevuto?
«”Testa bassa e lavorare”. Me lo diceva sempre mio zio Gianluca (Marcolini ndr) che per anni mi ha seguito come allenatore. Il duro lavoro ripaga sempre, non bisogna mai fermarsi e smettere di lavorare bene, perché il nostro sport è molto impegnativo»

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image
Image