Non cerca scuse Manuel Perotti, è consapevole di aver ottenuto meno rispetto a quanto si aspettasse alla vigilia dell’ultima stagione e soprattutto a quelle che sono le sue grandi potenzialità. L’atleta lombardo, classe 1994, è deluso proprio perché conosce le proprie qualità, sa quanto vale e per questo motivo è ancora più motivato in vista della prossima stagione, nella quale vuole tornare a ottenere quei risultati che gli hanno permesso di essere arruolato dalle Fiamme Gialle e, perché no, esordire finalmente in Coppa del Mondo. Di questi temi abbiamo parlato con lui nell’intervista che segue.
Ciao Manuel, come giudichi la tua ultima stagione?
«Non è stata brillante, speravo sicuramente di fare meglio, invece ho ripetuto più o meno i risultati dell’anno scorso. Sia chiaro, non si tratta di risultati esageratamente negativi, ma quest’anno mi sarei aspettato di crescere un po’, invece non è arrivato un grande miglioramento, ho fatto fatica da metà stagione in avanti».
Hai avuto qualche problema fisico che ti ha limitato?
«No, giusto qualche influenza, ma niente di che».
Come ti spieghi allora le difficoltà che hai avuto?
«Non saprei dire, nel mese di dicembre ho disputate tante gare, circa tredici o quattordici in un mese, così alla fine di quel periodo mi sono sentito abbastanza stanco. Forse è stata una questione fisica, ho pagato più del previsto quello sforzo, i tanti viaggi e le continue gare. Peccato, perché nelle prime uscite le cose non erano andate troppo male. Poi, nel corso della stagione, mi sono ammalato, una cosa da poco trattandosi di una semplice influenza, ma ho fatto l’errore di non aspettare abbastanza, di tornare a gareggiare subito senza aver recuperato al cento per cento. In questa maniera ho peggiorato la situazione sia fisicamente sia moralmente, perché quando non si ottengono risultati, ovviamente, si perde anche un po’ di fiducia».
Hai partecipato anche al Mondiale Giovanile negli USA: che esperienza è stata?
«Bello dal punto di vista ambientale, sicuramente una cosa diversa dal solito, perché fino a oggi ho girato in Europa dove si ha tutt’altro ambiente, un paesaggio diverso. Per il resto, avendo già partecipato ad altri Mondiali, non ho trovato quello che mi aspettavo, mancava un po’ il contorno, non sembrava un Mondiale. Dal punto di vista climatico, poi, ho faticato ad ambientarmi, perché eravamo in quota e, anche se ci siamo radunati una settimana prima, non sono riuscito ad acclimatarmi. La prima gara è stata una sprint in classico, non certo la mia preferita, quindi la 15 in skating, dove sono andato come nell’anno precedente, disputando una gara normale. Nella 30km skiathlon, invece, è cambiato repentinamente il clima e da un giorno all’altro siamo passati dal freddo e la neve alla pioggia e 20 gradi, così mi sono ritrovato senza tenuta e scorrevolezza. Poi davanti c’erano i russi che quel giorno sembravano in Coppa del Mondo, partendo subito a tutta».
Quest’anno molti tuoi compagni hanno esordito in Coppa del Mondo, tu ancora non hai avuto la tua occasione; arriverà il prossimo anno?
«Vedremo, magari nella prossima stagione. Uno, ovviamente, ci spera sempre, anche perché a settembre compirò 23 anni, quindi credo di aver raggiunto l’età giusta per esordire».
Dove credi di dover migliorare?
«Quello che mi manca è la velocità, soprattutto nelle sprint. Al contrario ho parecchia resistenza, mi ritengo un atleta da distance, anche se voglio migliorare anche sotto quel punto di vista, perché sono giovane e devo crescere ancora. Sicuramente voglio puntare sulle distance e allenarmi molto su questo aspetto, perché si sposano meglio con le mie caratteristiche, ma dall’altra parte voglio migliorare in tutto, quindi non tralascerò le sprint».
Torniamo indietro nel tempo: com’è nata la tua passione per il fondo?
«Ho iniziato subito, già quando avevo cinque anni. Dai corsi sono entrato nello Sci Club Alta Valtellina, ho cominciato a fare le prime gare e ottenere le prime vittorie, così mi sono appassionato sempre di più. Infine sono stato aggregato per un po’ in Forestale e, infine, sono entrato in Finanza».
Nella tua zona ci sono grandi campioni di sci alpinismo, penso ad Antonioli e Boscacci, gli ultimi due campioni del mondo.
«Anche a me piace, l’ho praticato qualche volta a fine stagione, anche se non ho mai partecipato a delle gare. Devo dire che un giorno non mi dispiacerebbe gareggiare anche nello sci alpinismo, magari a fine stagione per non smettere di sciare del tutto. Credo che mi farebbe bene passare le ultime settimane in questa maniera, come fa Fabio Pasini».
Qual è stata la soddisfazione più grande che hai avuto, fin qui, nella tua carriera?
«Sicuramente l’arruolamento, perché entrare in un corpo sportivo è molto difficile, soprattutto negli ultimi anni, essendoci pochi posti. Se riesci a raggiungere questo obiettivo, significa che qualcosa vali, che hai ottenuto dei buoni risultati e hai qualità».
Qual è il tuo obiettivo in vista della prossima stagione?
«Innanzitutto migliorare. A parte questo, vediamo come andranno gli allenamenti estivi ed autunnali, al termine dei quali, a seconda delle sensazioni, si vedrà a cosa si potrà ambire in vista della prossima stagione».
Chi è il tuo fondista preferito?
«Tra tutti gli atleti, il mio preferito è Northug perché, oltre a essere un grande campione, è anche un personaggio, un po’ come Ibrahimovic nel calcio».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Come ogni atleta, partecipare un giorno alle Olimpiadi. Poi, mi piacerebbe anche salire sul podio in Coppa del Mondo».
C’è qualcuno che vuoi ringraziare per quella che è stata fin qui la tua carriera?
«Certamente la mia famiglia per il sostegno che mi ha dato fino al momento in cui sono entrato in Finanza. Poi, ovviamente, le Fiamme Gialle, che mi sostengono nell’attività, permettendomi di trasformare questa passione in un lavoro».