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Sci di fondo

Sandro Pertile fa un bilancio della stagione azzurra

È un Sandro Pertile molto soddisfatto, quello che a Fondoitalia ha tracciato il bilancio della stagione da poco conclusa. Il direttore sportivo FISI per salto, combinata nordica, biathlon e sci di fondo, ha applaudito la stagione delle squadre nazionali, anche a livello giovanile, sottolineando come si stiano raccogliendo i frutti del lavoro impostato tre anni fa. L’abbiamo intervistato in un periodo molto impegnativo per lui, nel quale si sta pianificando la prossima stagione.

Buongiorno Sandro Pertile. Alla vigilia della stagione avevate affermato di puntare molto sul rilancio del salto; i risultati hanno rispettato le vostre aspettative?
«Personalmente sono molto soddisfatto per come sono andate le cose. Anche se dobbiamo scindere il settore maschile da quello femminile. Partiamo dalle ragazze, perché in questo caso abbiamo un progetto che è partito da un anno e mezzo con il tecnico Zwitter. Siamo ripartiti con lui, ricomponendo la squadra passo dopo passo e riportandola ora ad alti livelli. Ci sono stati risultati molto interessanti, in particolare con Manuela Malsiner, che ha vinto il titolo juniores e ha riportato l’Italia sul podio in Coppa del Mondo dopo alcuni anni. Al suo fianco sono migliorate anche le altre ragazze e speriamo che possano farlo ancora nella prossima stagione, per chiudere questo quadriennio in maniera positiva».

Nel salto maschile?
«Qui è stato fatto un lavoro più oscuro e i risultati si sono potuti ammirare soltanto nella parte finale della stagione, quando si sono messe le basi per crescere in quella che porterà alle Olimpiadi, nella quale confidiamo di fare altri grandi passi avanti. I dati numerici ci hanno detto che il nostro movimento ha invertito il trend e la squadra, sia atleti sia tecnici, è tornata a essere molto affiatata. Sicuramente è stata molto positiva la medaglia d’argento vinta da Alex Insam ai Mondiali Giovanili e i quattro record italiani di fila stabiliti nel finale di stagione da lui e Colloredo. I ragazzi sono cresciuti e questo si è visto anche nelle gare a squadre, dove siamo tornati a un livello che ci ha anche sorpreso. Da questo settore possiamo soltanto raccogliere delle considerazioni positive, soprattutto se guardiamo alle prospettive. È stato fatto un investimento importante grazie alla federazione, perché Kruczek è tra i migliori tre tecnici al mondo. Ogni giorno in cui mi trovo a lavorare con lui, mi accorgo di quanto sia grande il suo spessore tecnico e umano, che non è meno importante del primo».

Passiamo alla combinata nordica dove sono arrivati tre podi in stagione e si è rivisto un buon Pittin nel finale.
«Va sottolineato il fatto che in questa disciplina siamo tornati sul podio addirittura in tre occasioni, due delle quali con un nuovo atleta, Samuel Costa, che è stato il faro trainante della squadra nella prima parte di stagione, con un mese di gennaio da incorniciare, che a contribuito a fare di quella appena conclusa la sua miglior stagione in carriera. Dai Mondiali di Lahti in poi, si è anche vista una crescita importante da parte di Alessandro Pittin, che ha messo le basi per fare un’ottimo 2017/18. Questo atleta ha avuto un passaggio molto importante per la sua carriera, iniziato l’estate passata e continuato nel corso di autunno e inverno. È anche diventato un uomo squadra e secondo me sarà competitivo proprio nella stagione olimpica sia sui trampolini grandi sia su quelli più piccoli».

In combinata nordica è arrivato anche il successo del giovane Aaron Kostner in Alpen Cup, che si somma alle vittorie delle giovani del fondo (Caterina Ganz, Anna Comarella e la staffetta femminile ai Mondiali) e del biathlon.
«Questo è un altro tema molto importante, perché abbiamo ottenuto degli ottimi risultati a livello giovanile e dei progressi sensibili tra i seniores. Stiamo lavorando in maniera dura e intensa per crescere, non soltanto nelle squadre maggiori ma soprattutto in quelle giovanile, dove il nostro movimento sta cercando di essere più efficace per farsi trovare pronto nel momento in cui arriverà quel cambiamento generazionale, che prima o poi dovrà esserci. Abbiamo dimostrato che siamo vivi anche nel settore giovanile».

La stagione italiana dello sci di fondo ha visto il grande successo di Federico Pellegrino ai Mondiali di Lahti.
«Sicuramente quella maschile è stata una stagione positiva. Federico ha confermato il suo valore, gli è sfuggita di poco la seconda coppa di specialità, ma quello che ha fatto a Lahti è stato straordinario, resterà per sempre una perla nello sport italiano e nello sci di fondo. Una vittoria magnifica per come è stata costruita, con lui che è riuscito a finalizzare il lavoro fatto da tutto il team che aveva attorno. È stata poi molto positiva anche la medaglia vinta da lui e Nöckler nella team sprint, magari arrivata in maniera un po’ rocambolesca, ma meritata, perché noi siamo stati lì pronti a giocarcela fino alla fine, nonostante non fosse la nostra tecnica preferita. Cito, poi, anche il decimo posto di Salvadori, perché ha fatto una grande gara, tutta di cuore, perché ha dimostrato che quando ci credi, anche se ti stacchi dal gruppo dei migliori, puoi sempre tornare in corsa e riattaccarti. Questo ragazzo è un bellissimo esempio di come l’umiltà, il lavoro e il credere nelle cose, possa portare a fare risultati importanti. Complessivamente, quindi, è stata per me una stagione positiva, anche se qualche difficoltà c’è stata, in particolare l’anno poco positivo di De Fabiani, sul quale, però, non ho dubbi: avrà un’importante ripresa nella prossima stagione. Alla fine il nostro movimento è stato di alto livello, anche se un pochino stretto come numeri, una cosa che ci fa faticare sempre un po’. In campo femminile siamo partiti molto bene nella prima parte di stagione, fino a dicembre, poi siamo calati e non abbiamo chiuso la stagione come ci aspettavamo. Per fortuna abbiamo avuto una bella annata di Ilaria Debertolis, la migliore della sua carriera e l’esplosione di Caterina Ganz, che ha fatto i giusti passi in Coppa Europa, si è meritata la qualificazione al Mondiale, dove è stata anche protagonista di prove dignitose. In linea generale c’è da lavorare, ma ci sono molti motivi per essere fiduciosi in tutte le discipline, perché non tutti gli atleti possono vincere, ma il nostro obiettivo è quello di condurli a rendere per quello che è il massimo delle loro opportunità».

Nel biathlon sono mancati gli acuti dell’anno precedente, ma sono arrivati risultati positivi di Runggaldier e Vittozzi, alcuni podi di Wierer e una maggiore continuità di Windisch.
«In questa disciplina abbiamo dimostrato di avere più di una freccia a disposizione per fare il colpo. Il biathlon, infatti, è uno sport molto particolare, nel quale può accadere sempre di tutto e contano anche gli episodi. È importante, quindi, avere tanti atleti in grado di gravitare attorno alla zona podio, perché così hai più chance di ottenere qualcosa di importante. Il lavoro che abbiamo svolto è stato molto positivo e anche qui si stanno affacciando dei volti nuovi, una cosa molto importante per la federazione».

Qual è il suo augurio in vista della prossima stagione?
«Mi auguro che i nostri gruppi di lavoro possano continuare a crescere con lo stesso trend di questo primo triennio. Ovviamente non sarà scontato vincere medaglie olimpiche, perché in un evento del genere anche gli episodi giocano un ruolo importante, puoi essere il dominatore della stagione e inciampare o, al contrario, ottenere un risultato inaspettato. Il nostro obiettivo è di crescere passo dopo passo, per sfruttare le opportunità che si manifesteranno. Non voglio fare proclami, ma sottolineare soltanto che lavoreremo moltissimo, quotidianamente, perché la cosa più importante è il lavoro quotidiano, quello che non si vede. Faremo il massimo per giocarci le nostre carte, bisogna crederci sempre, ognuno deve dare tutto, poi solo il campo ci dirà qual è il nostro valore. L’importante è provarci con coraggio, determinazione e voglia»

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