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Sci di fondo

Jean Luc Perron senza paura: “Il salto di categoria non mi spaventa”

La nazionale italiana junior ha regalato all’Italia molte soddisfazioni nella passata stagione, classificando ben cinque atleti nelle prime undici posizioni della Coppa Europa. Jean Luc Perron, valdostano classe 1997, del Club de Ski Valtournenche, è uno dei giovani talenti di questa bella nazionale azzurra. Da aspirante ha vinto un titolo italiano nella 10km in skating due anni fa a Sappada e anche quest’anno è stato protagonista di ottime prestazioni. Viene da una terra, la Valle d’Aosta, che sia al maschile sia al femminile, sta regalando tanti campioni al fondo italiano in questi anni, e a quasi vent’anni (li compirà la prossima settimana) Perron sogna di seguire le orme dei suo predecessori. Conosciamolo attraverso questa intervista che ci ha rilasciato.

Ciao Jean Luc, qual è il tuo giudizio sulla stagione da poco conclusa?
«Sono stato molto soddisfatto della prima parte di stagione, nella quale ho ottenuto dei buoni risultati, poi mi sono ammalato alla vigilia dei Mondiali e ho accusato un calo di forma, che mi ha rallentato, condizionando la seconda parte di stagione. Non a caso, di ritorno dal Mondiale, abbiamo deciso, insieme allo staff tecnico, di saltare il weekend di Zwiesel per riprendermi. Mi è servito, tanto che poi sono riuscito a ottenere dei risultati buoni e sarebbero anche potuti essere migliori, se non avessi rotto un bastone nel momento clou della 20km mass start, quando ero in terza posizione».  

Sei anche riuscito a salire sul podio in Coppa Europa per la prima volta, grazie al terzo posto di Planica; è stata per te una giornata emozionante?
«Moltissimo, perché non me l’aspettavo. Prima del via non pensavo di essere così in forma, durante la gara sentivo i tempi e mi sono detto che era la giornata giusta e andava sfruttata, quindi ho dato tutto ed è arrivato questo bellissimo risultato. Una volta sul podio, ero contento e soddisfatto perché il mio lavoro era stato ripagato».

Quando ti sei ammalato, le cose stavano andando bene.
«Mi sono ammalato in occasione del Bergamo Ski Tour. Ho cominciato ad avere mal di gola già nel corso della gara, che mi stavo giocando con Romano e Daprà, per poi finire terzo. Il giorno successivo si è disputato lo sprint in classico, che non è la mia gara preferita, ma nella quale posso comunque difendermi, però stavo proprio male, così il terzo giorno nemmeno sono partito, cercando di tenermi per i Mondiali».

Quindi negli USA non sei arrivato nelle migliori condizioni: che tipo di esperienza è stata?
«È stata un’esperienza nuova, perché non capita tutti i giorni di gareggiare negli Stati Uniti, scoprire nuovi paesaggi e altri avversari. Ero felicissimo di esserci, perché il mio obiettivo stagionale era proprio il Mondiale. Purtroppo non ero nella mia forma migliore, ho trovato degli avversari nuovi e molto competitivi, come russi e norvegesi che hanno una marcia in più. Ho però capito che non sono imprendibili».

La squadra italiana si è dimostrata molto competitiva in questa stagione.
«Siamo una bella squadra, quest’anno abbiamo ottenuto degli ottimi risultati, perché siamo arrivati in cinque tra i primi undici della classifica finale in Coppa Europa. Non dimentichiamoci, poi, che io sono arrivato undicesimo saltando le tre gare di Zwiesel».

Siete tanti e molto competitivi, quindi spesso vi ritrovate a sfidarvi in gara: c’è anche amicizia tra voi?
«Si, con i miei compagni di squadra siamo anche amici. Vero, c’è un po’ di rivalità, come è giusto che sia, ci troviamo a sfidarci in ogni gara, ma, una volta finita, siamo amici».

Il prossimo anno passerai di categoria; quali sono le tue aspettative?
«Salirò nella categoria senior, che è di tutt’altro livello. Cercherò quindi di migliorare, come ho sempre fatto, e ottenere ugualmente dei risultati di rilievo. Vi dico la verità: il passaggio a senior non mi spaventa».

Come hai iniziato a praticare questo sport?

«Nel mio paese, a Valtournenche, la scuola elementare ci ha dato l’opportunità di fare un corso sia di sci nordico sia di sci alpino. Io inizialmente ho fatto entrambi, ma man mano che andavo avanti mi sono sempre più appassionato al fondo, anche perché andavo sempre insieme a un mio carissimo amico. Giocavamo e ci svagavamo, ci piaceva anche costruirci dei salti. Più avanti ho deciso di fare sul serio, ho cominciato ad affrontare le prime gare e mi sono appassionato ancora di più».

Molti giovani atleti faticano a conciliare sport e scuola: a te com’è andata?
«Sicuramente avevo la vita molto piena, perché la mattina andavo a scuola, poi gli allenamenti e la sera lo studio. Era difficile riuscire a organizzare il tutto, ma alla fine ci sono riuscito e non ho avuto molte difficoltà. Devo ringraziare anche la scuola per questo e i miei compagni di classe, che mi hanno sempre mandato gli appunti, quando ho dovuto assentarmi».

Non sei ancora entrato in un Corpo Sportivo: è il tuo prossimo obiettivo?
«Sicuramente è quello principale, anche perché passando a senior non faccio più parte del Comitato Asiva. Insomma per poter proseguire devo sperare di entrare in un corpo militare oppure essere inserito sempre in una squadra nazionale, perché le spese sono alte. Vedremo cosa accadrà».

Chi è il tuo fondista preferito?
«Senza alcun dubbio Francesco De Fabiani e Federico Pellegrino, perché sono due grandi campioni e soprattutto rappresentato la Valle d’Aosta. Sarebbe bellissimo, da valdostano, seguire le loro orme».

Puoi descriverti come fondista?
«Rendo meglio in pattinato, anche se ultimamente sono riuscito a migliorarmi anche in classico, tanto che a Passo Cereda ho anche vinto un bronzo. Mi ritengo un fondista con una buona tecnica, che deve però migliorare sulla potenza. In estate lavorerò proprio su questo punto e cercherò, come ogni anno, di migliorare e fare un altro passo avanti».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Continuare a migliorare, avere dei risultati sempre migliori, per arrivare poi a gareggiare in Coppa del Mondo».

Fino a oggi, qual è stato il momento più piacevole nella tua ancor breve carriera?
«Il Mondiale negli Stati Uniti, perché mi ha entusiasmato già dal mio primo allenamento sulla pista. Lì mi sono sentito un vero fondista»

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