Sempre a testa alta, consapevole di aver fatto tutto ciò che le è possibile per alimentare il sogno di diventare una biatleta professionista. Quella di Ginevra Rocchia è la storia di una ragazza che si è posta un obiettivo e ha dato tutto per raggiungerlo, si è giocata tutte le sue carte nel migliore dei modi, come dimostrano i due titoli italiani Junior conquistati nella sua ultima stagione in questa categoria, prima del passaggio a Senior. Purtroppo, però, nonostante questi ottimi risultati, la cuneese non è riuscita ancora a entrare in alcun gruppo sportivo e potrebbe dover chiudere qui la sua carriera, se non dovesse essere inserita in una squadra nazionale oppure trovare delle sponsorizzazioni per finanziarsi. Fino all’ultimo non si arrenderà, ma, da ragazza intelligente e determinata qual è, Ginevra Rocchia si è anche preparata in questi anni il percorso alternativo, affiancando ai bellissimi successi ottenuti sulle piste anche ottimi risultati sui libri, in una facoltà universitaria difficile come Economia Aziendale. Raccontiamo la sua storia, perché è rappresentativa delle difficoltà che hanno oggi i giovani per emergere nello sport italiano, anche quando hanno dimostrato delle grandi qualità.
Ciao Ginevra, la stagione da poco conclusa ha rispettato le tue aspettative?
«Si, anche se sono una ragazza sempre molto determinata e pretendo molto da me stessa, quindi avrei voluto fare anche di più. Certo, non mi posso lamentare, perché sono partita a rilento, poi ho trovato la forma migliore e mi sono tolta diverse soddisfazioni nelle gare italiane, vincendo anche due titoli. Sono soddisfatta per come ho sparato, ho trovato la concentrazione ideale al poligono, mentre mi è mancato qualcosa sugli sci, ho fatto fatica a ingranare».
Hai vinto due titoli italiani nell’individuale e nell’inseguimento.
«Nella gara individuale ho sparato particolarmente bene e in quel format di gara la prestazione al poligono è tutto. Sono stata, però, molto contenta per il successo nell’inseguimento, perché ho vinto l’oro grazie a una buona prestazione sugli sci. Questi risultati mi hanno dato una particolare soddisfazione, perché non tutti hanno la voglia e la pazienza di arrivare a giocarsi le medaglie nell’ultimo anno da junior, mentre io so di essermi giocata al meglio tutte le carte che avevo a disposizione».
Il successo di Michela Carrara ai Mondiali, che in alcune occasioni sei riuscita a battere nelle gare italiane, ti ha dato maggior fiducia nei tuoi mezzi?
«Quando ha vinto l’oro a Brezno sono stata felice per lei, perché aveva preparato quell’evento veramente bene. Il suo successo mi ha dato uno stimolo in più, perché in Italia sono riuscita ad arrivarle davanti in alcune occasioni, quindi è cresciuta la fiducia nelle mie capacità, so che se mi preparo al meglio, soprattutto sugli sci, posso giocarmela anche a livello internazionale».
Prima hai affermato che non tutti hanno la voglia e la pazienza di arrivare a giocarsi le medaglie nell’ultimo anno da junior; come mai?
«Molti purtroppo mollano prima dell’ultimo anno junior, perché hai un’età nella quale se non ti prendono in un corpo militare, sei costretta a smettere, a meno che non riesci a trovare un supporto esterno da parte degli sponsor o la famiglia. Io in questa stagione mi sono giocata tutte le mie carte».
Al momento non sei stata ancora arruolata da alcun corpo militare: cosa farai se non dovesse arrivare entro i prossimi mesi?
«Se riuscirò a trovare qualcuno che mi supporti economicamente, allora sarò felicissima di continuare a inseguire il mio sogno e ci metterò il massimo impegno in ogni allenamento e gara. Al contrario, allora mi dedicherò soltanto all’università che ho scelto proprio per aprirmi anche altre strade. La mia speranza è quella di poter continuare almeno un altro anno da senior, cercando di ottenere il massimo ed entrare in un corpo sportivo militare. So che sarebbe difficilissimo confermare subito i risultati ottenuti da junior, ma io voglio provarci e mi auguro di trovare uno sponsor in grado di sostenermi».
Sarebbe un peccato fermarsi dopo un anno così.
«Infatti mi dispiacerebbe dover smettere dopo aver appena conquistato due titoli italiani. Se non dovesse arrivare una sponsorizzazione, un’altra possibilità sarebbe rappresentata dall’ingresso in una squadra nazionale, ma non so se verrà formata una squadra B femminile».
Le spese sono tante?
«Pensate che sparo circa diecimila colpi l’anno, non sono gratis, senza un sostegno esterno è difficile andare avanti. A questo aggiungiamoci un allenatore che faccia il programma, poi le trasferte nel fine settimana, con benzina, albergo e autostrada. Si fanno anche numerosi ritiri. Per fortuna nella mia zona posso allenarmi al Centro Fondo di Entracque, dove c’è l’innevamento artificiale e da dicembre in poi posso sempre allenarmi grazie allo Sci Club Alpi Marittime».
Torniamo indietro nel tempo: com’è nata la tua passione per il biathlon?
«Da piccolina ho iniziato a praticare lo sci di fondo, poi ho iniziato a seguire gli allenamenti di mio fratello, che è cinque anni più grande di me e faceva già biathlon. Ho provato a sparare ad aria compressa, mi è piaciuto tanto e ho continuato. Dopo un po’ sono stata costretta a fermarmi, perché ho avuto alcuni dolori alla schiena, che non mi permettevano di portare la carabina in spalla. Una volta guarita, ho immediatamente ripreso. Il biathlon è uno sport molto sentito nel mio piccolo paesino, perché sono di Festiona, la frazione di Demonte nella quale è nata anche Roberta Fiandino, che ha partecipato ai Giochi di Vancouver».
Cosa ti piace particolarmente del tuo sport?
«La sua bellezza sta nell’imprevedibilità, perché devi essere sempre concentrata, dare il massimo fino all’ultimo colpo, puoi trovarti da prima a ultima in un attimo. Hai sempre il tiro che può aiutarti, perché se un giorno ti senti particolarmente stanco sugli sci, una bella prestazione al poligono può darti nuove energie e tirarti su».
È difficile conciliare lo sport e l’università?
«L’ultimo inverno è stato difficilissimo, perché non c’ero mai nel periodo di esami, così sono riuscita a darne soltanto uno per grazia ricevuta. Ora però mi impegnerò al massimo per rimettermi in pari, come ho fatto già lo scorso anno, quando ho dato tantissimi esami durante l’estate. Studierò pesantemente, perché mi mancano tredici esami».
Cosa studi?
«Economia Aziendale. Ho scelto questa facoltà perché in prospettiva potrebbe aprirmi molte strade lavorative e, cosa non secondaria, è l’unica a facoltà qui a Cuneo senza l’obbligo di frequenza, così riesco comunque ad allenarmi e ad andare alle gare. In ogni caso, non appena ho dei momenti liberi dalle gare, frequento assiduamente i corsi, perché altrimenti diventa difficile comprendere alcune materie».
Tornando al biathlon: chi è la tua atleta preferita?
«Ti sorprenderò (ride ndr): Tiril Eckhoff, che è fortissima sugli sci e quando trova la giornata giusta al tiro è in grado di ottenere dei grandi risultati. Mi piace l’atteggiamento che ha in gara».
In effetti hai scelto un’atleta molto diversa da te.
«Forse proprio perché aspiro a migliorare sotto questo aspetto, voglio crescere sugli sci, migliorare tecnicamente. Penso di avere grandi margini di crescita».
Un’ultima domanda: qual è il tuo sogno nel cassetto?
«In questo momento spero di poter andare avanti e poter continuare a inseguire quello che è il mio sogno nel cassetto: diventare professionista, partecipare alla Coppa del Mondo e soprattutto alle Olimpiadi. Per riuscirci, però, devo fare un altro passo».