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Sci di fondo

Silvano Bettineschi ci parla del Marathon Nordic Ski Team, la squadra italiana delle lunghe distanze

Le gare a lunga distanza sono l’emblema dello sci di fondo, competizioni storiche alle quali partecipano atleti importanti e il turista, accomunati dall’amore per lo sci di fondo e la voglia di far fatica, soffrire e mettersi sempre alla prova. Marcialonga, Vassalopet, Birkebeinerrennet e tante altre gare, prove lunghe e faticose, l’essenza dello sci di fondo. A metà degli anni ’90, Marco Selle ha avuto l’idea di creare una squadra per partecipare proprio a queste gare, trovando successivamente supporto economico da Silvano Bettineschi, che da semplice appassionato ha iniziato a cercare sponsor per permettere agli atleti di partecipare a questi eventi. È così nato il Marathon Nordik Ski Team, che ha consentito agli atleti di prepararsi e rappresentare l’Italia in queste gare. Selle ha poi lasciato la guida della squadra per allenare le nazionali (oggi è responsabile del settore giovanile), ma ancora ricorda: «È stato il momento più bello della mia vita professionale e Bettineschi fu tra i primi ad aiutarci». Abbiamo quindi intervistato Silvano Bettineschi, per sapere com’è oggi organizzata la squadra delle lunghe distanze.

Buongiorno Silvano, può raccontarci com’è nata la squadra per le lunghe distanze?
«Nella seconda metà degli anni novanta Marco Selle ha avuto l’idea di creare un gruppo per partecipare a queste competizioni, ha formato la squadra, il team degli allenatori e dei tecnici. C’era bisogno di qualcuno che la sostenesse economicamente e in quel momento sono entrato io, con il compito di trovare sponsorizzazioni. Quando Selle ha lasciato la squadra per diventare allenatore della nazionale, ho raccolto la sua eredità e oggi siamo ancora presenti con i nostri allenatori e tecnici per i materiali. Tanti ex atleti azzurri hanno corso con noi negli anni pasati, come Confortola, Piller Cottrer e ancora oggi abbiamo Giorgio Di Centa».

Come siete organizzati per gli allenamenti?
«In squadra ci arrangiamo da soli. Nel corso dell’estate si fanno dei normali ritiri e in autunno ci ritroviamo nuovamente con tutti gli atleti e insieme a Gianfranco Pizio scegliamo skiman e allenatore, che fanno quasi tutti parte dei gruppi sportivi».

Quanti atleti formano la vostra squadra?
«Quest’anno avevamo con noi Giorgio Di Centa e Sergio Bonaldi per partecipare agli appuntamenti internazionali della Visma Ski Classics e FIS Marathon Cup, più tre giovani Under 23 che passavano nella categoria Senior, come Davide Bonacorsi, Nicola Fornoni e Davide Giudici, che oltre a partecipare con noi alle gare a lunga distanza, hanno preso parte alla Coppa Europa. Una specia di settore giovanile per questi giovani usciti dallo Sci Club Gromo, Sci Club Schilpario e 13 Clusone».

Siete una sorta di nazionale italiana delle classiche?
«In un certo senso abbiamo sempre partecipato come nazionale italiana, anche se negli ultimi anni sono nati diversi team privati per le gare a lunga distanza. Insomma è diventato un po’ come nel ciclismo, tanto che anche noi un anno fa avevamo due atleti norvegesi e una svizzera. Siamo tornati, però, a una squadra esclusivamente italiana, anche perché stava diventando molto complicato dal punto di vista organizzativo».

Avete ottenuto risultati significativi?
«La stagione è stata un po’ complicata, anche perché non abbiamo avuto Di Centa a disposizione per buona parte dell’anno, dal momento che è stato anche chiamato in nazionale per la Coppa del Mondo. È andato benino Bonaldi, che ha ottenuto un secondo e un quinto posto. In passato abbiamo vinto la FIS Marathon Cup con Bonaldi, Santus e Cattaneo. Ci siamo tolti molte soddisfazioni».

Queste gare hanno molto seguito soprattutto nel Nord Europa.
«All’estero le ritengono molto importanti, c’è un grande afflusso di appassionati, perché il turista si sente molto più partecipe rispetto a quanto non lo sia in una gara di Coppa del Mondo, dove è un semplice spettatore. Nella Marcialonga, come nelle classiche del nord, i più forti partono davanti, ma dopo di loro inizia la gara degli appassionati che fanno lo stesso percorso. Queste competizioni raccolgono migliaia di turisti dentro e fuori la pista, sono l’essenza del fondo e vincerle oppure anche solo concluderle è il sogno di tanti fondisti. Non è un caso che anche alcuni big della Coppa del Mondo di fondo a volte gareggino in queste competizione. Pensate a Sundby, che ha rinunciato alle finali canadesi per partecipare alla Birkebeinerrennet. In Italia, non so come mai, si parla meno di questi circuiti, come Visma Classics e FIS Marathon Cup, ma all’estero sono seguitissimi e il budget è molto alto, tanto che i premi non vanno solo al primo classificato, ma i primi dieci».
La federazione vi aiuta?
«Mi aspettavo un maggior aiuto da parte della federazione per tenere in piedi questa squadra, ma purtroppo non è così, soprattutto negli ultimi anni».

Cosa la spinge a proseguire?
«Ho sempre avuto questa passione, mi diverto e lo faccio per questo. Ci rimetto anche economicamente, perché vado spesso a seguire le gare a spese mie, ma mi piace farlo. Inoltre ho un grandissimo rapporto anche con gli atleti, sempre molto umili»

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