Ci ha accolto con un sorriso Monica Tomasini, quello di una ragazza umile e con la timidezza di chi non è ancora abituata alle interviste. Lo farà presto, però, perché la ragazza trentina, nata a Ziano di Fiemme vent’anni fa, nella sua prima stagione tra i senior, ha dimostrato grandi qualità, migliorando gara dopo gara e ottenendo risultati sorprendenti ai Mondiali Giovanili, soprattutto nella 10km in tecnica libera, nella quale ha chiuso al quinto posto, risultando la prima dopo le scandinave. Le sue parole trasmettono ancora tutta l’emozione e la sorpresa per quel bel risultato, ma anche la speranza che questo possa aiutarla a raggiungere l’obiettivo di entrare in un corpo sportivo militare e realizzare il sogno di diventare una fondista professionista. Conosciamola meglio, attraverso questa intervista.
Ciao Monica. Qual è il tuo giudizio al termine della tua prima stagione da senior?
«È positivo. Ho faticato un po’ all’inizio della stagione, quando non sono riuscita subito a ingranare, anche perché rispetto alla categoria junior si hanno delle distanze diverse e il livello delle avversarie è più alto. Nella seconda parte di stagione, però, ho ottenuto dei risultati sempre migliori. Sono soddisfatta».
Al Mondiale Giovanile hai ottenuto un quinto e un decimo posto; ti aspettavi di ritrovarti così avanti in classifica?
«Le gare mondiali sono andate oltre le mie aspettative. Alla vigilia della stagione non avrei mai creduto che sarei andata così bene. Lì, però, mi sentivo veramente bene, la pista mi piaceva tantissimo e c’era anche un bel clima all’interno della casa che ospitava tutti noi atleti della nazionale. Anche se ero molto lontana dalla famiglia, stavo bene e questo mi ha aiutato probabilmente a tirare fuori il meglio di me, sorprendendo un po’ tutti: tecnici, compagni e ovviamente me stessa».
In particolare sei arrivata quinta nella 10km a tecnica libera, terminando la gara davanti a tutte le tue avversarie di Coppa Europa.
«Si, proprio per quello sono rimasta sorpresa, perché quel giorno ho battuto atlete che nel corso della stagione mi finivano davanti. Al termine della gara ho chiamato la mia famiglia ed erano tutti contentissimi e sorpresi. Anche gli allenatori stessi lo erano: parlando con Marco Selle alla vigilia della gara, avevamo previsto un piazzamento tra il quindicesimo e il ventesimo posto, invece ho concluso molto più avanti».
Questi risultati ti hanno dato maggiore consapevolezza dei tuoi mezzi?
«Ho capito di avere delle potenzialità importanti che posso sfruttare. Mi rendo conto di essere in crescita, perché in precedenza non ho mai ottenuto risultati così importanti. Pensavo che avrei faticato nel cambio di categoria, mai avrei creduto di andare così bene».
Hai anche vinto la Coppa Italia Under 23.
«Voglio essere onesta: sono stata fortunata perché ho disputato più gare rispetto alle altre. Magari Caterina (Ganz ndr) mi avrebbe battuto se non fosse andata in Coppa del Mondo».
Qual è il tuo prossimo obiettivo?
«In questo momento il mio obiettivo principale è entrare in un corpo sportivo militare, per me sarebbe importantissimo, in quanto mi permetterebbe di svolgere questa attività senza problemi, concentrandomi unicamente sul lavoro da fare. Avrei meno pensieri e dubbi sul futuro. Per quanto riguarda i risultati voglio migliorarmi ancora, anche se non mi sono ancora prefissata degli obiettivi, visto che abbiamo appena terminato la stagione».
Torniamo indietro nel tempo: com’è nata la tua passione per il fondo?
«Rispetto ad altri ragazzi della mia zona, io non ho avuto dei genitori appassionati di sci, quindi non ho seguito una tradizione di famiglia. Quando frequentavo la seconda elementare, però, la società del mio paese, AS Cauriol, ha organizzato dei corsi base di sci, mia mamma mi ha convinto a provare, per permettermi di staccare un po’ dalla scuola. Mi è subito piaciuto e da lì non ho più smesso, arrivando prima al Comitato e poi in nazionale».
C’è stato un momento in cui hai capito di voler fare sul serio?
«Quando sono entrata nel Comitato e ho iniziato a disputare le prime gare nazionali. In quel momento ho visto un mondo più grande, mi ha conquistata e ho realizzato che volevo diventasse il mio lavoro».
Esiste la vera amicizia tra atlete?
«Uno potrebbe pensare che è una cosa difficile, perché ci sfidiamo tra noi e c’è rivalità. In realtà, però, ho delle bellissime amicizie all’interno del mondo del fondo».
Ci sono delle persone che vuoi ringraziare per dove sei arrivata fino a oggi?
«Più di una persona. Sicuramente tutti gli allenatori che ho avuto in questi anni, perché ne ho cambiati molti tra società, comitato e nazionale, ma ognuno di loro mi ha dato tanto. Ringrazio, poi, la mia famiglia, perché mi sostiene, e gli amici che ho anche fuori dallo sport, con i quali ci vediamo poco, ma mi sostengono sempre a distanza. Un po’ mi mancano, perché abbiamo poche possibilità di vederci, in quanto io sono sempre fuori nei weekend, mentre loro frequentano l’università e in mezzo alla settimana non ci sono».
Hai avuto difficoltà nel conciliare sport e studio?
«Un po’, ma non in maniera esagerata. Per fortuna la mia scuola aiuta moltissimo gli atleti, tanto che il lunedì non erano previste interrogazioni per noi. Inoltre avevano organizzato delle lezioni pomeridiane, per permetterci di recuperare quelle perse a causa delle trasferte e gli allenamenti».
C’è un’atleta che stimi in modo particolare?
«Senza dubbio Marit Bjoergen. A parte il fatto che qualcuno dice che le somiglio come corporatura (ride ndr), mi piace tantissimo perché è una grandissima atleta, capace di migliorare moltissimo tecnicamente nel corso degli anni, nonostante fosse già la numero uno. Inoltre in questa stagione è stata impressionante, in quanto ha vinto nonostante tornasse dallo stop per il parto. È unica».
Un’ultima domanda: qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Esordire in Coppa del Mondo e, come credo tutti gli sportivi, quello di partecipare un giorno alle Olimpiadi».