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Sci di fondo

L’ammissione di Simone Urbani: “Sogno le Olimpiadi, ma non so se continuerò”

Se scorriamo la classifica generale della Coppa del Mondo, scopriamo che c’è un solo atleta italiano capace di andare a punti pur stando fuori da un corpo sportivo militare. È Simone Urbani, quasi venticinquenne, che in questa stagione è sceso in pista come aggregato al CS Carabinieri, senza però esserne arruolato. Una situazione difficile da affrontare, al punto che potrebbe costringerlo a fare una scelta molto dura, quella di abbandonare il sogno di diventare un atleta professionista. Eppure, il forte richiamo olimpico, dopo aver avuto l’onore di rappresentare l’Italia ai recenti Mondiali di Lahti, potrebbe spingerlo ad andare avanti, a giocarsi l’ultima carta, prima di abbandonare definitivamente la carriera ed aiutare il papà nell’azienda di bresaole della famiglia.

Ciao Simone. Qual è il tuo giudizio sulla stagione che hai appena concluso?
«È stata una stagione con diversi alti e bassi, non posso essere completamente soddisfatto, ma nemmeno buttare tutto. Alla vigilia avevo l’obiettivo di partecipare ai Mondiali e di disputare una bella gara in quell’occasione. Ce l’ho fatta a metà, in quanto sono riuscito a guadagnarmi la convocazione, ma a Lahti non sono stato protagonista di una bella gara, non riuscendo a qualificarmi per le batterie dei quarti. Purtroppo ho pagato la tensione, sono stato un po’ in balia degli evanti. Per il resto, sono riuscito a qualificarmi due volte nelle sprint di Coppa del Mondo, in altre occasioni non ci sono riuscito, mancando la qualificazione di poco. Forse mi sarei aspettato di più dalla stagione, visto come stavo a novembre».

Dove devi migliorare per essere ancora più competitivo?
«Sicuramente sono un’atleta molto veloce, ma mi manca probabilmente un po’ di resistenza per le fasi finali della sprint. Sui lavori brevi ho una dote importante, come dimostra la Cervino Nordic Rush di sabato scorso, ma una sprint dura due-tre minuti, bisogna mantenere la velocità alta e costante per tanto tempo, non basta lo sprint conclusivo, come ho io. Devo crescere in resistenza e velocità. Su questo si può migliorare, mentre la velocità nello sprint è un dono, ho molte fibre bianche».

Come mai non hai preso parte ad alcuna gara di Coppa Europa?
«Purtroppo ho avuto diversi problemi di salute nelle ultime due stagioni, nelle quali mi sono preso l’influenza in diverse occasioni. Quando sono stato convocato per la Coppa del Mondo a Davos, mi sono ammalato, ma ho fatto ugualmente la gara, nonostante avessi tosse e raffreddore. La settimana successiva era in programma la gara di Coppa Europa a Goms, ma la situazione era peggiorata, così non sono andato. Discorso simile per la gara di Planica, mentre successivamente ero sempre in Coppa del Mondo».

Hai partecipato alla spettacolare gara di Drammen: puoi descriverci le emozioni che si provano in quella sprint?
«Ritengo quella di Drammen una delle gare più belle, perché c’è una cornice di pubblico fantastica, come sempre in Norvegia, dove vivono intensamente lo sci di fondo. La cosa impressionante è come sia ben organizzata, in quanto è un circuito cittadino ad appena 40km da Oslo. È una gara emozionante, ma anche difficile, perché partecipano tantissimi norvegesi, cosa che rende più complicato qualificarsi. Inoltre è un po’ un terno al lotto per i materiali, in quanto noi atleti non possiamo provare la pista il giorno precedente. Pensate che impresa ha fatto il mio amico Rastelli, che ha ottenuto i suoi primi punti in Coppa del Mondo, salendo sul podio proprio nella sprint di Drammen».

Qual è stata l’emozione più grande che hai avuto fin qui?
«La prima volta in cui sono andato a punti in Coppa del Mondo, a Davos nel 2014. Non me l’aspettavo, perché avevo partecipato alla sprint di Dobbiaco, l’anno precedente, arrivando 65°. In quell’occasione sono partito con il 76 e ho fatto il sedicesimo tempo, nemmeno lo speaker se l’aspettava. Tempo dopo Strandvall, che per colpa mia uscì fuori dai trenta, mi disse che in quell’occasione era ormai convinto di essersi qualificato e che stava già iniziando a concentrarsi sulla gara. Un altro bel ricordo, ovviamente, è il 13° posto di Planica».

Qual è l’obiettivo per la prossima stagione?

«L’obiettivo sono le Olimpiadi, ma in realtà non so se continuerò. Non essendo in un gruppo sportivo militare, non ho alcuna certezza».

Stai pensando di smettere?
«Non ho deciso nulla, ma quello appena terminato potrebbe anche essere il mio ultimo anno. Vediamo cosa accadrà, sto aspettando che escano i nomi degli atleti che comporranno le squadre nazionali. Se dovessi essere inserito in squadra A o B, allora andrei avanti, inseguendo il sogno olimpico e allenandomi più determinato che mai. Altrimenti smetterò, perché sono un po’ deluso per come sono andate le cose. Ho fatto diversi concorsi, senza mai entrare, anche quando ero certo di avere tutti i requisiti».

Se dovessi smettere, cosa faresti?
«Inizierei a lavorare con mio padre nella sua azienda di bresaole. Anche perché prima o poi dovrà riposarsi un poco anche lui. Mi sarebbe piaciuto iscrivermi all’università, ma ormai è tardi per farlo. Non voglio laurearmi dopo i trent’anni».

Qual è stato l’atleta che più ti ha emozionato incontrare dal vivo?
«Mi ricordo la seconda gara di Coppa del Mondo a Dobbiaco, nel 2013/14. Stavo facendo riscaldamento e vidi a un metro da me Northug, una bella emozione perché era il mio idolo. In quel momento mi sono reso conto di essere arrivato a gareggiare con i migliori al mondo».

Come hai vissuto l’oro vinto da Pellegrino a Lahti?
«È stata davvero un’emozione fantastica. Io non ero contento della mia gara, ma la sua vittoria ha fatto si che tornassi ugualmente a casa felice. Pelle ha ampiamente meritato quel successo, per tutto quello che ha fatto e farà: è una bravissima persona, lavora tantissimo e mette tutto se stesso in quello che fa. È stato bello vedergli coronare il suo obiettivo stagionale, che ha centrato da grande campione qual è».  

Hai un buon rapporto con lui?
«Certamente, è sempre disponibile e mi ha dato molti consigli. Prima delle gare vado con lui, facciamo il giro insieme e mi dà molte dritte. Lui è giovane, ma ha tantissima esperienza perché fa la Coppa del Mondo da moltissimi anni. Mi fido moltissimo di lui, so che può darmi consigli preziosi».

Se ti dico PyeongChang?
«L’Olimpiade è il sogno di ogni atleta, il coronamento della carriera. So che sarà difficile, perché vado meglio in skating rispetto al classico, ma so anche di essere il terzo dopo Pellegrino e Rastelli. L’obiettivo può essere alla mia portata, lavorando tanto durante l’estate. Ci penso tanto, ma prima vediamo se ci sarà un’altra stagione»

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