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Sci di fondo

Virginia De Martin intervista per noi Jessica Diggins!

Glitter, trecce, allegria travolgente e risata contagiosa. Chiunque abbia seguito un minimo la Coppa del Mondo di sci di fondo, non può non aver notato Jessie Diggins. L’atleta statunitense, autrice di una fantastica stagione agonistica, è una stella che brilla in pista da sci e al di fuori. 26 anni, cresciuta nel Minnesota, amante della danza e delle avventure adrenaliniche come il bungee jumping, Jessie ha il sorriso sempre stampato sul viso ed una spontaneità genuina. Ma allo stesso tempo è capace di grinta e determinazione incredibili, qualità che le hanno regalato ben due medaglie ai Mondiali di Lahti. Ho la fortuna di conoscerla bene e di essermi anche allenata con lei l’estate scorsa in Alaska. Attraverso questa intervista, spero possiate conoscerla meglio anche voi.

Ciao Jessie, quando e come hai mosso i tuoi primi passi sugli sci? Come è cresciuta la tua passione?
«I miei genitori erano soliti sciare portandomi nello zaino prima ancora che fossi in grado di camminare. In seguito, a 2 o 3 anni, mi procurarono i miei personali piccoli sci. Così, sciare è sempre stata una parte divertente della mia vita e mi piaceva, perché mi permetteva di giocare all’aperto con la mia famiglia e i miei amici».

Nel 2011 hai fatto il tuo debutto in Coppa del Mondo, come è andata?

«Mi hanno “spaccato il culo” (ride ndr). Ricordo che feci la sprint in pattinaggio di Drammen prima dei Campionati Mondiali e pensai: “Penso di essermi qualificata; come sono andata?”. Invece, mi accorsi che avevo ottenuto qualcosa come un 65esimo posto. Fu piuttosto buffo. Ma mi motivò a migliorare. Fu anche molto stimolante vedere quanto sia grande la Coppa del Mondo in Europa. È molto differente gareggiare qui rispetto al Nord America, in quanto ci sono più fans, media, le sprint sono più dure. È proprio un’altra storia».

Da allora, hai ottenuto molti punti di Coppa del Mondo, podi e medaglie. Sapresti dirmi il momento più bello che ricordi?
«Ci sono stati molti momenti eccezionali, ma uno dei miei preferiti fu vincere la team sprint ai Mondiali del 2013 con Kikkan (Randall ndr), perché fu la prima volta in cui pensai realmente che potessimo essere lì in alto con le migliori atlete nel nostro sport. Col tempo ho dovuto imparare a credere nella mia prestazione, imparare ad avere confidenza nelle mie capacità, e quella gara mi ha davvero aiutato».

Ottenere risultati migliori significa anche avere maggiore pressione. Come la gestisci?
«Provo a concentrarmi solo sulle cose che posso controllare. Non posso controllare se finirò o meno con un buon risultato, ma posso tenere sotto controllo il mio riscaldamento, la scelta dello sci giusto con il mio ski man, posso pensare alla tecnica mentre gareggio e parlare solo in modo positivo con me stessa durante la gara. Se faccio tutte queste cose al massimo delle mie capacità, solitamente ottengo un risultato migliore».

Forse non lo sai, ma hai molti fans in Italia, tra i quali Stefania Belmondo. Che effetto ti fa?
«Non lo sapevo, ma è fantastico! Ammiro molto Stefania Belmondo. Quando ero piccola guardavo le gare di sci in cassetta con mio padre e lei era uno dei miei eroi! Mi piaceva come gareggiava con il cuore e non si arrendeva mai».
Quali sono i tuoi punti forti e quali caratteristiche vorresti migliorare?
«La mia forza sono i tratti di scivolamento. Per qualche ragione, le mie migliori sezioni della gara sono le discese, le curve e le salite dolci in cui posso far scivolare gli sci per molto tempo. Vorrei migliorare il passo alternato, perché ho difficoltà nelle condizioni in cui non c’è una buona tenuta. Spenderò del tempo durante la prossima estate per imparare a far tenere i miei sci con il 70% della sciolina invece che il 100%».

Sei sempre così sorridente, qual è il tuo segreto?
«Cucinare molti biscotti! E apprezzare tutte le piccole cose. È semplice essere felici quando ti prendi il tempo per notare tutte le piccole cose che vanno bene durante la tua giornata».

Non solo tu, ma tutto la nazionale statunitense sta ottenendo molti risultati negli ultimi anni. E sembra abbiate un forte spirito di squadra e di cooperazione. È questa la vostra forza?
«Questa è uno dei maggiori punti di forza del nostro team. Questo spirito di squadra deriva dal fatto che tutti abbiamo deciso di dare la priorità al team piuttosto che a noi stessi e spendiamo del tempo lavorando sul conoscerci a vicenda e sull’aiutarci a migliorare. Aiuta anche il fatto che viviamo insieme per quattro mesi. Sarebbe difficile non essere un team affiatato, dovendo viaggiare insieme per tutto il tempo».

La stagione di Coppa del Mondo si svolge prevalentemente in Europa, vivi lontana da casa per almeno quattro mesi: è difficile per te? Qual’è la parte più dura di questo? Come lo gestisci?
«A volte è difficile e casa mi manca davvero. Sono molto vicina alla mia famiglia e ci sentiamo via skype una volta a settimana, mentre ogni giorno parlo con il mio ragazzo, che è a casa. Ma altre volte non è così dura, perché è emozionante viaggiare verso nuovi luoghi e poter sciare in giro per il mondo. E realizzo quanto sono fortunata ad essere un’atleta di sci di fondo».

Come riesci a supportare finanziariamente la tua attività (viaggi, alloggi…)?
«Negli Stati Uniti lo sci non è uno sport molto grande, tutto si basa su football, baseball, basket e hockey. Riceviamo dei finanziamenti dalla nazionale, nel caso in cui siamo nel gruppo rosso, che coprono i costi dei raduni e degli alloggi quando siamo convocati. Per l’estate dobbiamo trovare i nostri sponsor personali e lavorare per promuoverli in cambio di supporto finanziario. Sono fortunata poiché ho dei fantastici sponsor che mi aiutano, così posso sciare senza preoccuparmi di come pagare il biglietto aereo».

Potresti spiegarci brevemente come è organizzata la nazionale statunitense in termini di allenatori e raduni di allenamento?
«Abbiamo quattro allenatori principali: il capo allenatore, l’allenatore donne e quello uomini, l’allenatore per lo sviluppo. Ci incontriamo per quattro raduni durante l’estate. Nonostante ci piacerebbe farne di più, è difficile per via dei viaggi aerei in quanto gli Stati Uniti sono molto estesi! I raduni di allenamento durano di solito due settimane e si svolgono in diversi luoghi: Bend, Oregon; Anchorage, Alaska; Snow Farm, New Zealand; Park City, Utah.
Quando non siamo in raduno con la nazionale, tutti viviamo e ci alleniamo con le squadre dei nostri club. Questo è importante per la crescita dello sport, poiché trasmettiamo ciò che abbiamo imparato durante i camp ai nostri compagni di club e agli atleti più giovani. Il mio club si chiama SMS (Stratton Mountain School) e noi alleniamo i fondisti junior tre volte la settimana in estate, in modo che possano entrare in contatto con atleti di livello olimpico e imparino da noi»

L’anno prossimo si terranno i Giochi Olimpici: qual è il tuo principale obiettivo per tale evento?
«Le mie tre gare preferite sono le competizioni a squadre (ovviamente!) e la 10 km in pattinaggio».

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