Il 2017 si sta rivelando un anno importantissimo per Sergio Rigoni, nella sua carriera e nella sua vita privata. La vittoria in Coppa Europa, il successo in Coppa Italia, ma soprattutto la prima partecipazione a una rassegna iridata internazionale, grazie alla convocazione per il Mondiale di Lahti. A queste soddisfazioni a livello sportivo si aggiunge la cosa più bella, l’arrivo di un figlio, che nascerà nel prossimo agosto. Di tutto questo abbiamo parlato con l’atleta delle Fiamme Oro, legatissimo alla sua terra, Asiago.
Ciao Sergio. In questa stagione ti sei tolto diverse soddisfazioni.
«È stata una bella stagione. Ho cercato di partire subito bene nelle prime gare. Man mano che la stagione è proseguita, è migliorata anche la forma fisica. A gennaio e febbraio ho avuto delle ottime sensazioni, ho vinto in Coppa Europa e ho ricevuto la convocazione mondiale. Nel finale di stagione ho accusato un po’ di stanchezza, soprattutto nelle finali di Coppa Europa, ma ho tenuto duro ed è così arrivato un bel secondo posto nella cinquanta di domenica scorsa».
Puoi descriverci le emozioni che hai provato nel momento in cui hai ricevuto la convocazione per i Mondiali di Lahti?
«La chiamata è arrivata proprio all’ultimo momento. Gli Assoluti in Val Gares non erano andati benissimo e pensavo ormai di essere escluso. Poi ho fatto benissimo in Coppa Europa, proprio nell’ultima tappa prima del Mondiale, quando ho vinto una sprint e ottenuto due secondi posti nelle 15 km. Ci ho sperato e la domenica sera è arrivata questa chiamata. Per me è stata una bella emozione, qualcosa di gratificante, anche se non sono riuscito a elaborare quanto era successo, perché non ne ho avuto il tempo, in quanto l’ho saputo la domenica sera e il lunedì mi sono trovato già sull’aereo per Lahti. È stata un’esperienza bellissima, mi sono goduto tutti i quindici giorni mondiali, trovando anche un gruppo italiano bello e unito».
Hai subito avvertito la tua famiglia?
«Si, ho mandato immediatamente un messaggio a mia moglie Laura. Un po’ ci sperava anche lei ed era felicissima per me. La ringrazio, perché fa molti sacrifici per me, dal momento che io sono spesso via da casa, così è sempre sola. Inoltre lei è anche incinta e ad agosto avremo un figlio. Ancora non sappiamo se sarà maschio o femmina. Per me sarà una bella gioia, quella più grande in un anno già bellissimo».
Alla vigilia della stagione ti saresti mai aspettato di partecipare ai Mondiali?
«No. È stato bello anche per quello, perché inatteso. Ho cercato di allenarmi al meglio per tutta l’Estate, stando in caserma con le Fiamme Oro. Il mio obiettivo era di partire bene, perché normalmente nelle stagioni passate ci ho messo sempre un po’ a ingranare. L’aver ottenuto subito dei risultati positivi mi ha dato fiducia, perché sapevo che poi il mese di gennaio sarebbe andato ancora meglio, in quanto è tradizionalmente positivo per me. Sapevo che la mia forma sarebbe stata al top nel momento più importante della stagione. Così ci ho provato, perché è giusto sperarci sempre. Lavorare per un obiettivo come il Mondiale e ottenere la qualificazione è molto gratificante, perché premia i sacrifici fatti».
A questo punto sogni di partecipare anche alle Olimpiadi di PyeongChang?
«Visto che quello mondiale si è già avverato, quello olimpico è ancora più stimolante come obiettivo. Quest’anno ho visto che me la posso giocare, quindi parto convinto e fiducioso».
Sei nato ad Asiago, dove lo sci di fondo è tradizione.
«Abbiamo un territorio stupendo per lo sci di fondo, con tantissimi chilometri di piste. Io ho iniziato con mio papà. Lui faceva salto con gli sci, ma io non ho mai avuto il coraggio di provare il salto, così la domenica mi portava a sciare ed è iniziato tutto da lì. Poi sono entrato nell’US Asiago Sci, ho fatto tutta la trafila delle giovanili, vinto le mie gare con il comitato ed ora eccomi qui».
Un momento per te importante è stato l’ingresso nelle Fiamme Oro.
«Si, soprattutto perché è arrivato tardi, quando avevo 24 anni. Solitamente si entra tra i 18 e i 20, massimo 21 anni. Per mia fortuna, la mia famiglia ha fatto tanti sacrifici per permettermi di inseguire il mio sogno di diventare un atleta professionista. Si è avverato grazie alla Polizia e alla mia famiglia che non mi ha mai abbandonato, permettendomi di provarci fino alla fine».
Nel dicembre 2013 hai avuto anche l’occasione di gareggiare in Coppa del Mondo nella tua Asiago.
«Quella è stata un’emozione bellissima, perché gareggiare in casa davanti tuoi amici e alla famiglia è qualcosa di unico. La gara in sé non è andata benissimo, perché sono caduto in qualifica, ma è stata una bella esperienza, la porterò sempre nel cuore. Una delle gare più belle della mia vita, qualcosa di speciale».
In questi anni di carriera, c’è un altro fondista che hai apprezzato particolarmente?
«Si, quando sono stato aggregato in Forestale ho avuto il piacere di allenarmi con Renato Pasini, il quale si è dimostrato una bellissima persona, oltre che grande atleta. È sempre stato molto disponibile, non si teneva tanti segreti, ma mi aiutava dandomi mille consigli e insegnandomi molto. Posso solo ringraziarlo. Oggi mi trovo benissimo con Diddi Nöckler, è un grande amico, mi aiuta sempre, segue le mie gare e mi dà tanti consigli. Ho un bel rapporto con lui».
Hai mai pensato a cosa farai quando, in un giorno ancora molto lontano, deciderai di porre fine alla tua carriera agonistica?
«A volte me lo chiedo, ma ancora non ho trovato una risposta. Vedremo se avrò la passione e la voglia per allenare. Mi piacerebbe aiutare mio papà con la sua ditta di ascensori, proseguire quello che lui ha costruito in tanti anni di lavoro. Anche perché in passato ha lavorato tanto e fatto mille sacrifici per me».
Quali sono i tuoi sogni agonistici che vuoi ancora realizzare?
«Quello di ogni atleta: partecipare ai Giochi Olimpici. Ci proverò nella prossima stagione, non c’è tanto da aspettare per vedere se lo realizzerò. Sinceramente mi farebbe piacere anche entrare a punti in Coppa del Mondo, un obiettivo che cercherò di raggiungere il prima possibile».