È stata una stagione positiva per il biathlon italiano, iniziata con il podio nella staffetta mista di Oestersund e proseguita con diverse belle prestazioni e i podi raccolti nel corso della stagione da Windisch, Wierer, Alexia Runggaldier, Vittozzi e anche dalle staffette. La squadra femminile ha anche piazzato quattro atlete nelle prime trenta posizioni della classifica generale di Coppa del Mondo, con Dorothea Wierer che ha concluso al quinto posto della generale. A questo vanno aggiunti gli ottimi risultati ottenuti dai giovani azzurri ai Mondiali Giovanili di Brezno. Di conseguenza è un Fabrizio Curtaz molto soddisfatto quello che abbiamo intervistato in questa occasione.
Buongiorno Curtaz. Quale giudizio dà alla stagione della nazionale italiana?
«In generale bisogna essere soddisfatti sotto il punto vista sia delle prestazioni sia dei risultati. Certo, nello sport si può sempre fare meglio, ma siamo molto fieri di quello che abbiamo ottenuto. Anche perché, oltre agli ottimi risultati della squadra A, bisogna sottolineare anche le splendide vittorie ottenute dai giovani. Ecco, probabilmente l’unica nota negativa è legata all’IBU Cup, nella quale abbiamo un po’ sofferto. Questo, però, lo sapevamo già».
Per quanto riguarda la squadra maschile, c’è stato un Dominik Windisch in crescita.
«Si, Dominik ha fatto un salto di qualità, perché è riuscito a innalzare la sua stabilità al tiro, riuscendo a essere anche più costante. Lo dimostra il fatto che sia uscito soltanto tre volte dai primi trenta nel corso della stagione, è sempre stato ad alto livello. Lukas (Hofer ndr) ha avuto, purtroppo, tanti inconvenienti fisici, ma quando ha trovato la forma nel finale di stagione, ha dimostrato che può stare tra i primissimi. Deve solo gestire un po’ meglio il tiro. Per quanto riguarda i giovani Bormolini e Montello, l’obiettivo era di farli intanto rendere al massimo nelle gare a squadra e abbiamo visto con grande soddisfazione che ci sono riusciti. Si parte da lì, per far sì che poi crescano anche individualmente. Entrambi nel finale di stagione sono riusciti ad andare a punti ed era quello che volevamo, perché fare tutta la stagione completa in Coppa del Mondo, senza dover fare avanti e indietro con l’IBU Cup, li ha aiutati moltissimo a crescere».
Tra le donne avete piazzato quattro atlete nelle prime trenta posizioni della classifica generale.
«Abbiamo avuto grandi soddisfazioni come squadra, c’è un grande gruppo che si è stabilizzato ad alto livello. Purtroppo solo Nicole Gontier non è ancora riuscita a ritrovare quello che può e sa fare. Le altre ragazze hanno dimostrato di potersi giocare le posizioni più importanti. Dorothea (Wierer ndr) probabilmente non ha fatto quello che si aspettavano molti, compresa lei stessa. Ma da una parte è meglio che ciò sia accaduto quest’anno, perché il prossimo sarà quello olimpico, quindi queste difficoltà la aiuteranno a ripartire. Non dimentichiamo, però, che nonostante i problemi avuti, Doro è pur sempre giunta al quinto posto nella classifica generale della Coppa del Mondo. Insomma, non si può dire che abbia vissuto una stagione brutta, perché è stata quasi sempre con le migliori. Poi, ovviamente, se confrontiamo questi risultati con quelli dell’anno precedente, c’è un po’ di amaro in bocca. Le è mancato l’acuto, ma è stata mediamente costante, una cosa secondo me molto importante. Certo, poi il grande risultato le avrebbe dato maggiore fiducia e leggerezza nell’affrontare le gare successive. Però, mi ripeto, meglio sia accaduto quest’anno».
E le altre?
«Alexia (Runggaldier ndr) ha dimostrato che con umiltà e forza di volontà nulla è impossibile. Lo stesso è stato fatto anche dalle altre. Lisa (Vittozzi ndr) ha fatto un salto incredibile, è salita per la prima volta sul podio e ha anche sfiorato una medaglia nella sprint mondiale. Nella stessa gara anche Federica Sanfilippo è arrivata vicina il podio, in seguito a una prestazione straordinaria. Entrambe non hanno raccolto quanto avrebbero meritato, ma, medaglia a parte, bisogna guardare l’aspetto tecnico e questo mi ha dato grande soddisfazione».
Tante soddisfazioni sono poi arrivate dai più giovani.
«Innanzitutto, a livello giovanile fa molto piacere vincere medaglie, perché significa che c’è un gruppo formato da allenatori e atleti che stanno lavorando molto bene. I risultati danno maggiori motivazioni a tutto l’ambiente, perché anche gli altri ragazzi, che magari hanno battuto i loro compagni in alcune gare di Coppa Italia, prendono maggiore consapevolezza dei propri mezzi. Abbiamo un bel gruppo, starà a noi gestirlo bene e farlo crescere nel migliore dei modi».
Nella prossima stagione avrete, in campo femminile, ancora sei pettorali per la Coppa del Mondo: uno di questi sarà per Karin Oberhofer?
«Sicuramente lei è un’atleta fortissima e molto affidabile. Probabilmente sarà difficile averla pronta già per l’inizio della Coppa del Mondo. Solo quando partorirà in estate sapremo se e come lavorare, perché quando una donna diventa mamma cambiano molte cose. Lei è motivatissima, ci tiene veramente tanto, al punto che era presente anche agli Italiani in questi giorni e avrebbe voluto tanto gareggiare. Ci sono esempi di atlete che rientrano subito e con ottimi risultati, ma anche altre che non ci sono riuscite. Insomma, diverse cose dovranno andare per il verso giusto, quindi è presto per parlarne».