Alla sua prima stagione da Senior si sta togliendo soddisfazioni, come l’esordio in Coppa del Mondo, lo scorso gennaio a Dobbiaco. È un inverno sicuramente positivo per Daniele Serra, ventuno anni appena compiuti, vive da alcuni mesi a Marmora, ma è originario di Canosio, piccolo comune con meno di cento abitanti in Valle Maira, Provincia di Cuneo. Terra di tradizione occitana, dove lo sci di fondo la fa da padrone. Qui Serra, soprannominato “Mastro” per una somiglianza con Mastrangelo, il pallavolista che ha fatto grande la Cuneo del volley, vive e si allena, quando il tempo glielo permette, mentre spera di entrare a far parte di un Corpo Militare, che gli permetterebbe di realizzare il suo sogno di diventare un fondista a tempo pieno. Conosciamolo meglio attraverso questa intervista.
Ciao Daniele. Quella che si sta per concludere è la tua prima stagione da senior: com’è stato l’impatto con questa nuova realtà?
«La Coppa Europa Junior ha un livello leggermente meno elevato rispetto alla Senior, dove ci sono atleti più forti, anche perché spesso vi gareggiano fondisti che partecipano alla Coppa del Mondo. L’impatto è stato buono, ho fatto delle belle gare, soprattutto a inizio stagione, quindi posso ritenermi soddisfatto».
Quindi hai raggiunto gli obiettivi che ti eri prefissato?
«Si, ho rispettato quella che nella mia testa era la tabella di marcia da seguire. Il mio obiettivo era di entrare nel gruppo degli atleti italiani che avrebbero preso parte ai Mondiali Giovanili di Park City. Ci sono riuscito».
È stata una bella esperienza?
«Si, anche perché non capita tutti i giorni di andare a gareggiare negli Stati Uniti, soprattutto su quelle piste dove l’Italia ha vinto numerosi ori olimpici. È stato emozionante. Al di là delle gare, quei giorni sono stati fantastici perché tutta la nostra squadra viveva in un unico appartamento e inoltre siamo stati a contatto anche con atleti di diverse nazionalità, li abbiamo conosciuti, abbiamo visto come vivono le gare. Tutto questo è importante nel percorso formativo di un atleta».
Hai avuto anche l’occasione di sfidare atleti che non fanno la Coppa Europa. Come ti sono sembrati?
«L’impatto con scandinavi e russi è stato duro, sono fortissimi. Io ho disputato una sola gara, nella quale mi sono ritrovato sorpassato in salita dal russo Bolshunov, che ha poi vinto, il quale aveva un ritmo altissimo. Ho provato a stargli dietro per un po’, ma era impossibile, mi ha staccato. Non a caso lui è andato anche al Mondiale di Lahti e ha fatto pure una bella figura».
A gennaio hai anche esordito in Coppa del Mondo a Dobbiaco.
«Non mi sarei mai aspettato di esordire in Coppa del Mondo e sicuramente mai avrei immaginato di farlo in una sprint a skating, che non è proprio la mia specialità, in quanto preferisco le distance. Avevo fatto però bene ai Campionati Italiani Assoluti Sprint del 27 dicembre e questo ha convinto la direzione agonistica a convocarmi per la Coppa del Mondo, in quanto, disputandosi la gara in Italia, potevamo avere un contingente più ampio».
Com’è stato l’impatto con questa realtà?
«Positivo, pensavo di fare più fatica. Diciamo che ho preso la gara con molta tranquillità, forse proprio perché non essendo la mia specialità non avevo la pressione per il risultato. Sicuramente è stata una bellissima esperienza, da ripetere il prossimo anno. Poi c’era Ustiugov, che aveva appena vinto il Tour de Ski. Gli sono anche arrivato davanti, perché era caduto. Me lo scriverò sul pettorale (ride ndr)».
Non fai ancora parte di alcun Corpo Sportivo Militare.
«No, al momento sono solo aggregato all’Esercito. Spero di avere l’occasione di entrare in un Corpo Sportivo, perché altrimenti è dura andare avanti, in quanto le spese sono molte. Non vivendo in Trentino o Alto Adige, che si trovano vicino alle località dove si disputano la maggior parte delle gare, sono spesso costretto a fare dei viaggi lunghi. Lo stesso discorso vale per la preparazione estiva, in quanto la maggior parte dei ritiri si fanno nel Nord Est».
Durante la stagione ti alleni nel tuo Piemonte?
«Si e per fortuna quest’anno il meteo ci ha aiutato, perché è nevicato. Nella mia valle, infatti, non abbiamo impianti artificiali, così se non nevica la situazione si fa difficile. Nella passata stagione, per esempio, ero costretto a farmi oltre cento chilometri al giorno per andare da casa mia fino a Entracque che è il Centro Fondo più vicino. Quest’anno, invece, le cose sono state più facili e ho gente qui in Valle Maira che tiene a me e mi prepara sempre la pista nel modo migliore».
Come è nata la passione per il fondo?
«Qui nella mia valle non abbiamo impianti di discesa e l’unico sport invernale che pratichiamo è lo sci di fondo. Ho iniziato quando facevo le elementari, mi è piaciuto e non mi sono più fermato. Non mi piacciono troppo altri sport, non amo il calcio. Si, in estate mi piace fare delle attività che mi fanno stare a contatto con la natura, ma amo la neve e preferisco sciare».
Hai un idolo nel fondo?
«I miei genitori non sono appassionati di fondo, quindi ho iniziato a seguirlo quando ho cominciato a praticarlo. Il mio idolo è Northug , mi piacerebbe una volta parlarci. L’abbiamo incontrato in occasione di un ritiro in Val Senales, lo guardavo sciare, ma non sono riuscito a parlare con lui, perché è un tipo molto schivo e riservato. Non è uno che cerca il contatto con la folla».
C’è stato un momento in cui hai capito che vuoi far diventare lo sci di fondo la tua professione?
«Credo che il momento sia stato lo scorso anno, quando sono stato chiamato dalla nazionale junior. Ho deciso di dedicarmi solo a questo e provare ad andare fino in fondo».
È stato difficile conciliare il fondo con lo studio?
«Si ho sofferto a conciliare la scuola e lo sci. Abitavo a Canosio e andavo a scuola a Cuneo, mi ci voleva un’ora e un quarto solo ad andare. Uscivo di casa alle 6 di mattina e tornavo il pomeriggio, dovevo fare i compiti, studiare e poi andare a fare l’allenamento. Era tosta, ma questa esperienza mi ha formato nel carattere, è stata molto utile».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Quello di tutti gli atleti: partecipare alle Olimpiadi. Quelle di Pyeongchang sono troppo ravvicinate per pensarci, ma per le prossime ci faccio un pensierino».