Oltre a essere un grandissimo atleta, Francesco De Fabiani è un ragazzo molto intelligente. L’ha dimostrato una volta di più con la sua scelta di fermarsi e interrompere una stagione che si stava trasformando quasi in un calvario, in particolare dopo le difficoltà avute ai Mondiali. Il fondista valdostano ha scelto di riposarsi, recuperare energie fisiche e mentali, per poi tornare ad allenarsi in vista della prossima stagione, nella quale vuole tornare ai livelli cui ha abituato se stesso e i tanti appassionati. L’abbiamo sentito, parlando con lui della scelta appena fatta, del Mondiale e della sua voglia di riscatto.
Ciao Francesco. Hai scelto di fermarti e chiudere anticipatamente la stagione. È stata una decisione dolorosa?
«Mi dispiace essere stato costretto a fare questa scelta, ma da un certo punto di vista è quasi un sollievo, perché è complicato accettare mentalmente delle gare come quelle fatte ai Mondiali, quando ho visto che non c’ero e non riuscivo a sciare nel modo in cui ho sempre fatto. Era il momento di dire stop».
Nella staffetta avevi mostrato di aver voglia di fare bene, tanto che all’inizio eri anche andato in testa.
«Avevo degli sci buoni, nemmeno volevo andare in testa (ride ndr), ma in discesa ho passato tutti perché ero velocissimo. Nella prima salita ho fatto bene e mi sono anche illuso di poter fare quattro giri così, poi, un chilometro dopo, d’improvviso ero finito, senza aver fatto nulla di speciale, è bastato soltanto che il russo tirasse un po’ per farmi staccare. Dopo un po’ mi ha anche raggiunto il ceco e staccato. Non è stata una bella esperienza per me».
Li hai capito che dovevi dire basta.
«La mia brutta prima frazione è stata utile per capire definitivamente che in questa stagione non ci sono. È meglio fermarsi, anziché provare ancora a fare la cinquanta chilometri, perché poi l’avrei recuperata in un mese. In Canada, poi, avrei potuto fare qualche risultato, magari anche entrare nei primi venti, per poi ritrovarmi stanco e saltare maggio per recuperare. Insieme ai tecnici abbiamo quindi deciso che fosse meglio recuperare subito e partire bene a maggio, una volta ripreso e riposato, una cosa che non ho mai potuto fare nel corso della stagione, troppo piena di gare».
È stata una stagione difficile sin dall’inizio. Eppure a un certo punto le cose sembravano aver imboccato la via giusta.
«Una ripresa c’era stata ed erano anche cresciute le mie speranze, che però si sono infrante subito. Nel Tour de Ski sono anche arrivato vicino al podio nella 15km, ma è stato un lampo in mezzo a una stagione grigia. Sono arrivato in Svezia, nella gara successiva, quasi sicuro di fare una bella prestazione, ma proprio lì mi sono accorto di aver pagato troppo il Tour de Ski. Certo, non è il Tour la causa della mia stagione negativa, perché era già partita male, però se solitamente risentivo delle fatiche di queste prove in due o tre settimane, quest’anno, in cui ho faticato tanto a recuperare, essendo più stanco del solito, ne ho risentito per un mese e mezzo. Sicuramente non sono contento della stagione, ma non sono nemmeno così abbattuto, perché qualcosa di buono nel Tour de Ski l’ho fatto, 250 punti in Coppa del mondo lì ho presi. È comunque troppo poco rispetto a quelle che erano le mie aspettative».
Quale spiegazione ti sei dato per queste difficoltà fisiche che hai avuto?
«Forse abbiamo esagerato nel programma estivo, allenandoci troppo. Al danno, quindi, anche la beffa, ho faticato tanto e non ho raccolto nulla. Sarà un’esperienza utile per il futuro. Probabilmente ho pagato non soltanto il lavoro fatto quest’anno, ma anche quello degli anni precedenti. Per un motivo o per l’altro, di inverno sono sempre andato bene e ho poi aumentato i carichi di allenamento in estate. Questo senza mai mollare la presa per più di due settimane l’anno. Si sono sommate tutte le fatiche di queste tre stagioni. Proprio l’altro giorno ho notato che nella passata stagione ho disputato circa 440km di gare, cose che si pagano».
Pensi che quest’anno avresti potuto fare qualcosa di diverso?
«Ora è facile dirlo, ma probabilmente la cosa migliore da fare sarebbe stata saltare il Tour de Ski, anche se proprio in quell’occasione ho disputato le mie migliori gare stagionali. Potevo evitarmi quelle sette gare in appena nove giorni, perché non soltanto non mi sarei stancato, ma avrei anche avuto dieci giorni in più per recuperare. Sarebbe stato il periodo giusto per ribaltare la situazione, perché finalmente stavo cominciando a recuperare fisicamente, ma è facile dirlo adesso, perché in quel momento ero felice di essere al Tour de Ski e dei risultati che stavo ottenendo. Purtroppo l’ho pagato carissimo».
Non hai pensato alla possibilità di continuare la stagione alla ricerca di un risultato positivo?
«Mi sarebbe piaciuto, perché anche un podio alla fine avrebbe cambiato faccia alla stagione. Mi sarebbe bastato salirci anche all’ultima gara in Canada e non ai Mondiali. Il problema, però, è che ai Mondiali mi sono accorto che la mia condizione non mi avrebbe mai permesso di raggiungere questo risultato. Era inutile andare in Canada con l’utopia di ottenere qualcosa, sapendo che al 99% non ci sarei mai riuscito. È stato più logico fermarsi e accontentarsi del poco arrivato quest’anno. Non avrei mai immaginato di vivere una stagione del genere, anche quando sono partito male, credevo fosse una cosa temporanea. Purtroppo, e questa è colpa soprattutto mia, non fermandomi mai, me la sono trascinata fino alla fine».
Tornando alla staffetta Mondiale. Com’è nata la decisione di partecipare alla gara, seppur dopo la difficile 15km?
«Nel corso della 15km, quando mi sono reso conto che non potevo andare oltre quel ritmo, ho pensato subito alla staffetta e mi ero convinto di non farla. Al termine della gara sono andato da Diddi (Noeckler ndr) e gli ho detto che mi dispiaceva, ma non avrei potuto far parte della squadra. Sentivo di non essere nella condizione necessaria per farla, cosa che purtroppo si è dimostrata vera due giorni dopo. La decisione di farmi partecipare è arrivata la sera, quando ci siamo trovati tutti insieme e l’hanno presa proprio i miei compagni all’unanimità, nonostante non fossi nelle condizioni ideali per farla, perché comunque nelle staffette precedenti avevo sempre fatto la mia parte. Sono stati loro e l’allenatore a decidere. Un gesto di fiducia, che mi ha fatto molto piacere, non lo metto in dubbio, è stato davvero bello. Purtroppo non sono riuscito a ripagare questa loro fiducia. Va detto, a parziale giustificazione, che il giorno della staffetta ci è andato tutto contro, perché non c’è stato quell’abbassamento di temperatura che avrebbe indurito la pista e ci siamo trovati a fare la gara su una neve molle e molto più faticosa. Condizioni ideali per scandinavi e russi, non per noi. Proprio il giorno della staffetta è stato il peggiore per gareggiare e anche se avessimo fatto tutti la nostra migliore gara, non avremmo mai potuto lottare per il podio. Se si fosse gareggiato il giorno successivo, con una neve più dura, magari avrei potuto anche tenere il ritmo dei migliori o perdere comunque meno, senza pregiudicare la gara. Pensate cosa sarebbe stata la 50 di domenica, se si fosse disputata la gara in condizioni diverse, con la neve molle. Probabilmente gli atleti ci avrebbero messo almeno 40 minuti in più. Le neve condiziona molto l’andamento delle gare».
Al termine della gara sono state belle le parole spese da Dietmar Noeckler nei tuoi confronti.
«Si, Diddi mi dice spesso quelle cose in privato, è molto bravo, sa come mettermi sempre tanta fiducia. Oltre al gesto del giorno prima, quando i miei compagni hanno dimostrato di volermi con loro in squadra, anche dopo la gara hanno mostrato fiducia in me, pure se siamo arrivati a cinque minuti dal primo e io ho preso una buona parte del distacco, perché gli ho fatto perdere subito contatto con i primi. La squadra è unita e questa è una cosa importante in ottica futura, guardando a Pyeongchang».
Qual è ora il tuo programma?
«Come sapete mi fermo, non farò nemmeno gare italiane. Mi riposerò, andrò al mare e farò un po’ di sci alpinismo, perché devo riposarmi anche dal punto di vista mentale, cancellare quanto accaduto quest’anno, ma non completamente, perché molte cose saranno un importante insegnamento per il futuro, errori che non dovrò ripetere. Inoltre finirò anche il corso maestri di sci. Poi a maggio si ricomincerà con la preparazione e vedremo come starò prima di decidere un programma. La cosa quasi certa è che non azzarderò di nuovo carichi pesanti come l’ultima stagione, abbasserò un po’ i volumi. Sono fiducioso per il prossimo anno, perché il carico di quest’anno tornerà utile nella prossima stagione e il riposo mi servirà per assimilarlo. Mi sono trascinato dietro questa stanchezza per tutta la stagione e si è fatta sentire in gara».
Hai fiducia per la prossima stagione?
«Sono molto positivo, sono lontanissimo dall’arrendermi, non ci ho mai pensato. Voglio tornare ai livelli delle stagioni precedenti, ho già dimostrato in passato il mio valore. Desidero partire subito bene e poi da lì costruire qualcosa di ancora più grande. Al momento non so se parteciperò al Tour de Ski, anche se dovessi stare bene. È un evento logorante, che si paga nel corso della stagione. L’obiettivo principale saranno le Olimpiadi, in particolare, se devo scegliere una gara, la 50km in classico. Ho tutto il tempo per pensarci. Abbassando i carichi, comunque, potremmo partire subito bene, non voglio iniziare stanco le gare come accaduto già quest’anno».
Cosa senti di dire ai tuoi tifosi?
«Di stare tranquilli, non è successo nulla, non sono a pezzi né demoralizzato. Ho tante stagioni davanti a me e non sono preoccupato. Sono solo dispiaciuto, perché non mi piace buttare via le occasioni. Però non era la mia ultima stagione e non ripeterò certi errori. Ho imparato molto e se dovessi ritrovarmi nella stessa situazione un giorno, saprei cosa fare, magari salterei qualche gara all’inizio e non alla fine della stagione. Comunque voglio essere competitivo già a Ruka e lottare per le prime posizioni».
Un’ultima cosa: ora a casa tiferai per Pellegrino in lotta per la Coppa del Mondo?
«Certo, anche perché Chicco ha salvato il nostro Mondiale con quell’oro e l’argento vinto insieme e Diddi. Le sue medaglie hanno fatto bene a tutto l’ambiente. In realtà le gare sprint le vedrò senza particolari “sofferenze”, perché tanto nelle sprint punto al massimo a superare le qualificazioni o raggiungere la semifinale. Però, quando mi trovo a guardare in tv la 50km, come accaduto domenica, o la skiathlon, gare in cui so di essere competitivo, le sensazioni non sono bellissime, vorrei essere lì. Comunque non ho dubbi sulla mia scelta, è quella giusta: non voglio compromettere un’altra stagione, mi basta questa».