Solo dopo una tazza di latte e cereali, come quand’era un ragazzino, si è chetato. La notte mondiale di Federico è stata un viaggio dentro se stesso. Prima chiacchierando e raccontando al compagno di mille gare Dietmar Noeckler, in camera con lui. Poi da solo, tra i mille messaggi visti sui social, un pezzo di libro letto e il sudoku. “Di solito mi rilassa. Ma non stanotte. Le gare di noi sprinter sono fatte così: tanta adrenalina che poi fai fatica a lasciare andare. Un distance si addormenta subito; uno sprinter no. Troverò il tempo di rispondere a chi mi ha scritto. Intanto ringrazio e penso a tutti voi da qui, attraverso il mio canale ufficiale”.
Che se poi passi le ore a riguardarti il film della tua vita agonistica, non ti addormenti più per davvero. “E ci vuole lo spuntino delle cinque del mattino per riuscirci. E’ stata un’emozione diversa, particolare. Forse quelle dei primi successi, quand’ero un ragazzino che sbagliava e poi faceva cose sorprendenti, sono state più vive. Questa è più intensa, lunga e duratura. Subito dopo la gara sono andato a Casa Italia e mi sono sentito davvero a casa. E accolto. Il cuoco mi ha lasciato scegliere il menu e mi sono gustato anche la mia torta preferita, una millefoglie che non mangiavo da una vita. Il momento più bello è arrivato in camera. Quando sono entrato e ho chiuso la porta ho realizzato. E mi sono rivissuto le urla di felicità della mia Greta sul traguardo. No, non è stata una sorpresa questa medaglia. Tutti sapevamo bene che il vero obiettivo dell’anno era l’oro mondiale. Nessuno dei primi cinque della finale è andato in Korea per le preolimpiche: volevamo tutti la stessa cosa. Ora che ho tutti e due i simboli del primato posso dire che hanno lo stesso valore: per vincere la Coppa devi essere competitivo tutta la stagione; per essere il migliore un giorno devi essere pronto nel momento giusto. Poi a livello mediatico conta più il titolo di campione del mondo”.
Una sciata di prima mattina – “fondamentale per la team sprint con una chicca: è stata la prima sciata color oro. Lo sponsor voleva farmeli indossare già per la gara ma io gli ho presi solo dopo il traguardo. Ora me li godo tutti” – e poi la mente che vola a domenica. “Sarò leggero. E potremo essere anche competitivi”.
CHICCO D’ORO – Pellegrino: “Un’emozione intensa, lunga e duratura”
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