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L’opinione di Brusadelli – Dopo la vittoria di Pellegrino la RAI riscoprirà lo sci nordico?

E’ iniziato con l’oro di Federico Pellegrino nello sprint a tecnica libera il cammino dei Mondiali di sci nordico a Lahti. Meglio di così non poteva andare. C’era comunque da aspettarselo perché quando il Chicco punta ad un traguardo è quasi scontato che ci arrivi, abituato com’è a finalizzare la sua preparazione agli appuntamenti che contano e, quel che più conta, a dare ascolto ai tecnici – Chenetti in testa – che lo hanno guidato in questo avvicinamento e sono stati sicuri del loro operato anche in momenti in cui si poteva presumere che qualcosa non avesse funzionato come ci si sarebbe aspettati. Tanto più di fronte a quanto di buono avevano combinato il russo Ustiugov in quella parte di stagione che l’ha visto dominatore assoluto non solo del Tour de Ski, e il norvegese Klaebo, giovane emergente, i logici favoriti di questa gara. Si erano dimostrati i più in forma, ma in questa occasione non lo hanno per niente impressionato. Così, quando è stato necessario, li ha letteralmente brutalizzati sul piano della tattica e della tecnica. Li ha sempre tenuti sotto controllo e ha saputo involarsi al momento giusto guadagnando quei metri che gli hanno permesso di arrivare al traguardo con un certo margine di sicurezza. Favorito, come ha ammesso lui stesso, dal materiale che aveva ai piedi. Sci che erano come missili, a conferma della bontà del lavoro degli skimen. Un gruppo che opera sempre nell’anonimato, ma da tempo sta dimostrando di saper fare la differenza. Un valore aggiunto del quale, purtroppo, si tiene scarsamente conto anche a livello federale.

Adesso che è arrivata la medaglia saranno in tanti, fuori dall’ambiente della squadra, ad assumersene i meriti. Dal presidente della FISI che puntava le sue carte sullo sci alpino ma da St. Moritz è tornato con le orecchio basse, a chi, come i media, hanno sempre considerato lo sci nordico come se fosse il parente povero e ora se lo dovranno guardare con un occhio di riguardo. Pronti, come del resto è naturale e come sempre è avvenuto, a rinnegarlo se questa medaglia non avrà un seguito.

Personalmente sono curioso di vedere come si comporterà la RAI che a St. Moritz aveva schierato, con le truppe, anche tutti i suoi generali in pompa magna, ma a Lahti ha abbandonato lo sci nordico nelle mani di un tapino che si è trovato tutto solo ad affrontare una situazione che meritava quantomeno qualche appoggio sul terreno di gara. Uno che, magari con ridotte conoscenze nella materia specifica, fosse almeno in grado di mettersi in contatto, con un telefonino, se non con Pellegrino che in quel momento aveva altro da fare, almeno con qualche tecnico. Da Chenetti a Riva: ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta fra quelli dello staff. Sono gente di fatica, certamente poco considerati fuori dall’ambiente, ma sanno parlare con una competenza che neppure si immagina chi considera lo sci nordico come fosse lo sport dei derelitti. Se le medaglie arrivano, è perché c’è chi sa predisporre la preparazione adeguata. Con scienza e coscienza. Che non è quella di un tempo che passava per la strada di Ferrara

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