In un’intervista che gli avevamo fatto nel corso dell’estate, Paolo Bernardi, allenatore della nazionale italiana di combinata nordica, aveva affermato: “Attenzione a un giovane molto interessante, Aaron Kostner, che è classe ’99 e ha grandi potenzialità. A quell’età ci possono essere picchi improvvisi, puntiamo su di lui perché nei prossimi tre anni potrebbe esplodere”. Parole bellissime nei confronti del giovane combinatista dello Sci Club Gardena, che anche in questa stagione sta proseguendo il suo ottimo percorso di crescita, tanto da essere riuscito ad entrare nei primi venti in entrambe le gare nel weekend del suo esordio in Continental Cup, avvenuto la scorsa settimana a Eisenerz. L’abbiamo contattato telefonicamente a poche ore dal suo secondo fine settimana in questa competizione, a Planica, dove rappresenterà l’Italia insieme a Luca Gianmoena, Raffaele Buzzi e Manuel Maierhofer. Ecco quanto ci ha dichiarato.
Ciao Aaron, ti sentiamo a poche ore dal tuo secondo fine settimana in Continental Cup. Sei felice per questa “promozione”?
«Si, sono veramente felice di avere questa opportunità e lo sono ancora di più per come sono andate le cose la settimana scorsa».
In effetti sei riuscito a entrare due volte nei primi venti, non male per un giovane all’esordio.
«Sono contento soprattutto per come sono andate le cose nel salto, perché non mi sono trovato molto lontano, essendomi piazzato in 28ª e 37ª posizione nelle due gare. Anche nel fondo non mi aspettavo di andare così bene, nonostante mi sentissi fisicamente in forma. Non immaginavo di trovarmi così avanti in una competizione con atleti di livello superiore».
Anche perché arrivavi dal lungo viaggio negli Stati Uniti per i Mondiali Giovanili.
«Si, ho patito anche molto il fuso orario. Siamo partiti il lunedì e arrivati il martedì mattina. Sapendo che avrei esordito in Continental Cup ho cercato di recuperare subito dal fuso orario, così ho provato a non dormire fino alla sera. È stato davvero difficile, sono anche andato a correre e a fine giornata non ci capivo più nulla (ride ndr). Mercoledì mattina ho dormito fino a mezzogiorno, ho fatto un piccolo allenamento e giovedì sono ripartito per l’Austria».
A proposito: sei soddisfatto per come sono andate le cose al Mondiale, dove hai ottenuto un 12° e un 14° posto nonostante la giovane età?
«Si sono soddisfatto, soprattutto perché negli allenamenti ufficiali le cose non erano andate benissimo nel salto, ma in gara, invece, ho effettuato i miei migliori salti di tutta la trasferta. Lo sono ancora di più per come sono andate le cose nel fondo, perché a Soldier Hollow era davvero dura a causa dell’altitudine e sono riuscito a chiudere entrambe le gare con degli ottimi tempi, pur essendo tra i più giovani».
La squadra ha dato l’impressione di aver legato molto anche con gli azzurri del fondo e del salto. Insomma, da fuori sembravate un gruppo molto unito.
«Tra noi si è creato un clima molto bello. In casa Italia eravamo tutti insieme, avevamo due cuochi e stavamo benissimo come gruppo. Ho conosciuto i ragazzi del fondo che ancora non avevo avuto la fortuna di incontrare, mentre con Alex, Manuela e Lara del salto ci conosciamo da una vita, in quanto siamo compaesani. Noi della combinata abbiamo concluso le nostre prove il sabato, così la domenica abbiamo deciso di seguire le due staffette junior ed è arrivata la mostruosa prestazione delle ragazze, che hanno conquistato l’argento. Il loro successo è stato bello per tutti noi, eravamo lì con loro e le abbiamo sostenute. Non potevamo limitarci a guardare senza tifare».
Parliamo di te: com’è nata la tua passione per la combinata nordica?
«Da piccolo praticavo sci di fondo con mio papà, poi sono entrato nello Sci Club Gardena e ho iniziato a partecipare alle prime gare. Sentivo però che volevo qualcosa di diverso, così un giorno, quando avevo dieci anni, guardando i trampolini, ho deciso di andare a chiedere a Romed Moroder di farmi provare il salto. La cosa divertente è che lui mi ha anticipato ed è venuto da me a propormi di tentare la strada della combinata nordica. Ovviamente ho subito accettato la sua proposta».
Con il salto è stato quindi amore al primo sguardo?
«Ti racconto un aneddoto. Nei pomeriggi liberi, quando stavo a casa, uscivo e creavo con la neve una pista con un salto. Non c’era molta pendenza, così prendevo la rincorsa in skating con gli sci da fondo e spingevo a tutta, poi prima del salto buttavo via i bastoncini e saltavo qualche metro, atterrando in telemark (ride ndr)».
Hai presto capito che la combinata nordica sarebbe diventata qualcosa in più di una semplice passione?
«Si, quando ho iniziato a disputare le prime gare ed ero sempre tra i migliori. Anche nelle gare di fondo mi trovavo tra i primi a livello nazionale e lì ho capito che andavo proprio bene e potevo avere un futuro in questo sport, considerando che mi vedevo competitivo pure nel salto».
Speri un giorno di entrare in un Corpo Sportivo e trasformare questa passione in un lavoro?
«Certo, è il sogno mio e di tutti coloro che iniziano a praticare questi sport».
L’allenatore della squadra A italiana, Paolo Bernardi, ha parlato molto bene di te. Ti fa piacere?
«Per un atleta giovane come me è sempre un piacere e uno stimolo sapere che l’allenatore della Squadra A parla bene di te».
Speri di arrivare presto in Coppa del Mondo?
«Si, è il sogno di ogni atleta, ma so che sono ancora giovane, devo crescere e allenarmi. Voglio fare un passo alla volta, concentrandomi a fare bene in questo momento in Alpen Cup e Continental Cup. Se ci riuscirò, allora magari avrò un giorno anche l’opportunità di esordire in Coppa del Mondo».
Qual è il tuo idolo nella disciplina? Hai anche un punto di riferimento oggi?
«Quando ero piccolino mi piaceva tantissimo il francese Jason Lamy-Chappuis, che si è ritirato da un paio di stagioni. Al momento mi piace guardare molto i tedeschi, li stimo tantissimo, anche se non posso propriamente definirli come miei “idoli”. Per quanto riguarda il mio punto di riferimento, guardo all’interno della nostra nazionale. Samuel Costa è una fonte di ispirazione, perché sta andando benissimo ed è bello ritrovare un italiano davanti. Poi c’è Alessandro Pittin, capace di vincere addirittura una medaglia olimpica. Si, loro sono i miei punti di riferimento».
Dove ritieni di dover migliorare?
«Mi manca ancora un po’ di forza esplosiva nel salto e sto lavorando proprio su questo. Riuscire a saltare nel migliore dei modi mi consentirebbe di partire più avanti nel fondo, dove riesco poi a comportarmi molto bene».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«I sogni non si svelano, altrimenti non si avverano. Poi si sa, ogni atleta sogna un giorno di andare alle Olimpiadi. Però mi fermo qui e per scaramanzia non dico altro».