È in testa alla classifica della Coppa Europa, sta partendo per gli Stati Uniti dove disputerà i Mondiali Under 23 e sabato scorso ha esordito in Coppa del Mondo. Caterina Ganz sta vivendo un momento molto movimentato e bello della sua breve carriera, che ha avuto inizio molto tardi visto che la giovane della Val di Fassa ha imparato a sciare soltanto a 13 anni. Ne ha appena compiuti 21 ed è in rampa di lancio. L’abbiamo intervistata alla vigilia della sua partenza per gli Stati Uniti scoprendo una ragazza che ha ben chiari gli obiettivi da raggiungere nello sci, ma anche molto simpatica e sicura di ciò che vuole dalla vita.
Ciao Caterina. Puoi descriverci le emozioni che hai vissuto quando hai ricevuto la convocazione per le gare di Coppa del Mondo a Ulricehamn?
«Emozionata ma non sorpresa, perché in qualche modo me l’aspettavo avendo il pettorale giallo in Coppa Europa. Da una parte, appena mi hanno informata che sarei andata in Svezia ero anche un po’ titubante, in quanto nel mio programma c’era soltanto l’allenamento in vista del Mondiale Under 23. Ovviamente non potevo dire di no, perché non si può rinunciare a un’occasione del genere. Quando sono arrivata in Svezia ho scoperto un mondo completamente nuovo, così ho vissuto un’esperienza bellissima che porterò sempre nel cuore. Ripensandoci, aver esordito in Coppa del Mondo alla vigilia del Mondiale Under 23 è stato un bene, mi ha messo molta carica e mi ha insegnato tanto».
Come giudichi le tue due gare?
«Era strano per me essere lì con le atlete più forti al mondo, ma non ho avuto alcun timore reverenziale. A dir la verità non ero nemmeno esageratamente legata al risultato, volevo limitarmi soltanto a fare la mia gara e al termine di essa essere consapevole di aver dato tutto. Quando sono arrivata al traguardo ero contenta per come avevo gestito la mia gara, non ero tanto interessata alla mia posizione perché sapevo di aver fatto tutto quello che dovevo. Sono riuscita a non agitarmi, sono rimasta tranquilla, mi sono gestita bene e ho fatto quello di cui sono capace. Poi si, anche il risultato non è stato negativo, visto il 34° posto finale. Sarebbe stata una sorpresa se fossi andata a punti. Il giorno successivo ho preso parte alla staffetta e devo ammettere che mi sentivo più agitata. È un tipo di gara diverso perché gareggi per le altre e non solo per te stessa. Questo mi ha fatto sentire molto più tesa. Quando Virginia (De Martin Topranin ndr) mi ha dato il cambio in settima posizione ero in compagnia della quinta e della sesta, Bjornsen per gli Stati Uniti e Boehler per la Germania, ma purtroppo sono caduta quasi subito, così le ho perse. Mi sono rialzata, ho anche cercato di restare concentrata, ho dato tutto, ma quando cadi è facile perdere brillantezza e concentrazione. Alla fine della gara ero tanto dispiaciuta per la caduta, ho parlato con le mia compagne, che ringrazio perché mi hanno tranquillizzata dicendomi che può capitare a tutti soprattutto in staffetta».
Dalle vittorie in Coppa Europa all’esordio in Coppa del Mondo, stai vivendo una stagione bellissima.
«La stagione non era iniziata benissimo, perché a novembre in Coppa Italia proprio non riuscivo a ingranare la marcia. Le cose sono cambiate a Isolaccia in Coppa Europa. Nella prima gara sono riuscita a entrare in condizione e sbloccarmi, il giorno successivo ho trovato la prima vittoria stagionale. Da allora ho trovato un’altra vittoria e non sono mai scesa dal podio nelle distance, così ho il pettorale giallo di leader della Coppa Europa».
Adesso sei attesa dai Mondiali Under 23: con quali aspettative vai negli Stati Uniti?
«Non conosco bene tutte le mie avversarie, quindi non so cosa aspettarmi. Sicuramente vado negli Stati Uniti per fare bene e non per occupare dei posti vuoti sull’aereo. Mi comporterò come ho fatto fino a oggi in ogni gara, darò il massimo ma restando tranquilla. Se poi dovesse arrivare il risultatone sarò contenta, ma voglio andare lì spensierata e divertirmi senza l’ossessione del risultato a tutti i costi. Non voglio ripetere l’errore commesso lo scorso anno in Romania, quando ero partita per i Mondiali Giovanili con l’idea di ottenere un grande risultato e alla fine ho fatto le più brutte prestazioni della stagione».
E dopo i Mondiali quali sono gli obiettivi successivi?
«Mi ritufferò nella Coppa Europa con l’obiettivo di vincerla e portare il pettorale giallo fino alla fine della stagione, perché questo mi darebbe la certezza di gareggiare con continuità nella prossima Coppa del Mondo. Mi piacerebbe ovviamente entrare a far parte della squadra che parteciperà ai Mondiali di Lahti e magari con un bel risultato nei Mondiali Under 23 potrei anche rientrare nel gruppo. Però se anche non arrivassero, sarei comunque contenta di restare qui e concentrarmi sulla Coppa Europa che voglio portare a casa».
È vero che hai iniziato tardi con lo sci di fondo?
«Si ho cominciato soltanto a 13 anni, prima non sapevo nemmeno sciare. Quando ero bambina facevo la corsa campestre e l’atletica in estate, mentre in inverno andavo a fare nuoto. Poi un po’ per caso, tramite la scuola e in parte anche grazie a mio papà ho provato a sciare, nonostante lo sci non sia il nostro sport di famiglia».
Hai capito presto di essere brava?
«A dir la verità nel corso del mio primo anno ho pensato soltanto a imparare. Se non ricordo male partecipai subito anche al Trofeo Topolino e arrivai tra le ultime. Poi l’anno successivo mi sono iscritta allo Ski College a Pozza di Fassa, ho iniziato ad allenarmi con continuità, partecipare a diverse gare regionali e nazionali, migliorando sempre di più e cogliendo numerosi successi. Così lo scorso anno ho avuto la fortuna di entrare a far parte del Gruppo Sportivo Fiamme Gialle al mio primo anno da senior, un po’ tardi rispetto alla media. Per questo ringrazio tanto la Guardia di Finanza, che ha deciso di darmi questa possibilità».
Insomma nessuno della tua famiglia, nonostante veniate da Moena, è un appassionato di sci?
«No. Mio padre è architetto e mamma commerciante qui a Moena. Le mie sorelle non praticano alcuno sport, mentre mio fratello gioca a calcio. Insomma, oltre me non scia nessuno».
A maggior ragione perché vieni da una famiglia che non è appassionata di questo sport, cosa ti ha affascinato dello sci di fondo?
«Soprattutto la fatica, gli allenamenti. Poi quando ero all’interno dello Ski College mi trovavo bene con tutti, era bello stare insieme agli altri. Inoltre avevo un allenatore straordinario come Attilio Dellagiacoma, lo ringrazio tantissimo per quello che mi ha dato. Quando poi ho cominciato anche a vincere sono stata sempre più motivata ad andare avanti, perché sono sempre stata così già da quando correvo a cinque anni: sono competitiva e voglio vincere sempre».
Fuori dalle piste di sci, cosa ti piace fare?
«Lo ammetto: andare a fare shopping è una delle cose che mi piace di più (ride ndr). Poi nelle poche occasioni in cui riesco a tornare a casa nel corso dell’inverno, voglio passare più tempo possibile con la mia famiglia e il mio fidanzato. Purtroppo molto spesso si tratta solo di poche ore per poi ripartire. Cerco comunque di ritagliarmi anche il tempo per fare altro, perché non voglio avere in mente solo lo sci».
La tua famiglia viene a vederti in gara ogni tanto?
«Quando possono vengono sempre, soprattutto quando gareggiamo in Italia. Sono spesso presenti anche in Coppa Europa, mentre purtroppo non hanno avuto occasione di salire in Svezia per il mio esordio in Coppa del Mondo».
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
«Quello sportivo non lo dico, perché sono scaramantica e poi finisce che non si avvera. Fuori dalla carriera agonistica sogno un giorno di avere una famiglia numerosa e felice, insieme a una bella casa grande. Inoltre una cosa che mi piacerebbe tanto fare una volta finita la carriera è viaggiare, qualche bella vacanza da turista. Mi piacerebbe andare in località di mare, vedere nuovi posti, ma anche qualche bella città dove visitare dei musei importanti, visto che ho fatto la scuola d’arte».