Il weekend di gare a La Clusaz ha regalato all’Italia le ottime prestazioni di Giulia Stürz, la ventitreenne della Val di Fiemme, che ottimi risultati aveva già raggiunto a livello giovanile. Due settimane fa qualcuno aveva polemizzato con i tecnici della nazionale per la sua assenza a Davos, ma a fare questa scelta era stata proprio lei, insieme ai suoi allenatori, perché decisa a fare un passo alla volta e crescere lentamente per raggiungere i grandi obiettivi che si è posta per la sua carriera. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio e abbiamo scoperto una ragazza determinata, simpatica e innamorata dello sci di fondo e in particolare della sua Val di Fiemme, fiera però anche delle radice altoatesine di suo papà.
Ciao Giulia e ancora complimenti per il risultato ottenuto in Francia; ti aspettavi di andare subito così bene?
«Devo dire che sono molto contenta, perché come sempre puntavo in alto, ma è facile farlo e poi non raggiungere i propri obiettivi. A me piace molto alzare sempre l’asticella, per motivarmi e fare un bel risultato. Alla vigilia della gara avevo sparato alto, dicendo di voler arrivare 15ª, anche se a dire la verità un pochino anch’io ero scettica, tanto che durante la gara quando lungo il percorso i tecnici mi informavano della mia 18ª posizione, io avevo capito 28ª, insomma non pensavo di essere tanto avanti. Poi, quando ho capito che le cose in realtà si erano messe bene, ho cercato di mantenere la posizione, perché se mi giravo, riuscivo a vedere le altre dietro di me e quindi non potevo permettermi di mollare. Ho cercato il più possibile di mantenere quella posizione e sull’ultima salita, mi sono trovata con Saarinen e Jacosben, provando anche l’attacco. Posso considerarmi completamente soddisfatta per questa esperienza in Coppa del Mondo».
Hai anche partecipato alla staffetta.
«Prima del via eravamo cariche e fiduciose di poter ottenere un buon piazzamento. Sono soddisfatta per quanto ho fatto nella mia frazione, perché volevo portarmi a casa anche una bella sensazione individuale e ci sono riuscita sfruttando anche i punti di riferimento di Kazakistan e Stati Uniti. Sono poi molto contenta anche per il risultato finale della staffetta, corriamo in quattro e ognuna ha dato il cento per cento. Sono riuscita a fare un buon tempo di frazione, grazie anche al riferimento della statunitense che avevo davanti. Devo però ammettere che ero meno brillante rispetto al giorno precedente».
In questa stagione sono in programma i Mondiali di Lahti: a questo punto speri di esserci?
«Chi non lo spera? Si i Mondiali sono uno dei miei obiettivi, anche se preferisco sempre pensare un passo alla volta. A proposito di questo, ci tengo a precisare che sono stata io a decidere di non prendere parte alla gara di Davos, perché in un percorso condiviso a inizio stagione con i miei allenatori, abbiamo scelto di partire dal basso, facendo prima Coppa Italia, poi Coppa Europa e soltanto dopo, in caso di chiamata, la Coppa del Mondo. Credo che questo bel risultato di La Clusaz sia anche figlio di questa scelta. Voglio crescere piano piano, sperando di riuscire a qualificarmi per i Mondiali e magari portare anche a casa un bel risultato».
Torniamo indietro nel tempo: come hai iniziato?
«Già da piccolissima, si può dire che i miei mi hanno messo il pettorale da gara già nella culla (ride ndr). Questa passione mi è stata trasmessa, quindi, dalla mia famiglia, anche perché viviamo in Val di Fiemme e questo sport è una tradizione nella mia valle. Tutta la mia famiglia è appassionata di fondo, mio padre ha fatto la Marcialonga, mentre questa mattina (quando abbiamo fatto l’intervista, ndr) ho sciato con mamma e alle mie sorelle presterò gli sci per la Marcialonga».
Sei molto legata alla tua terra?
«Si, devo soltanto ringraziare il luogo dove sono nata e vivo, perché mi ha avvicinato a questo sport. Tutti i ragazzi della mia generazione sono cresciuti con i Mondiali in Val di Fiemme. Amo il fondo, tanto che, quando i miei genitori mi portavano a provare la discesa, ascoltando chi gli diceca che dovevo farla per la mia struttura massiccia, io mi mettevo sempre a piangere. Insomma la passione è nata presto ed è cresciuta grazie ai tanti eventi che si organizzano qui da noi, dove siamo un grande gruppo di amici».
Quando hai capito che lo sci di fondo sarebbe diventato anche il tuo lavoro?
«Da giovanissima avevo molti alti e bassi, perché davo priorità ad altre cose piuttosto che ad allenarmi. Devo ringraziare il tecnico Mario Varesco, che ha sempre creduto in me e mi ha fatto capire che avrei raggiunto degli ottimi risultati se mi fossi allenata con maggiore serietà. Così ho fatto e infatti questi sono arrivati. A quel punto ho capito che sarei potuta entrare anche in un Gruppo Sportivo. Devo tanto però a Varesco, gli altri tecnici e anche i miei compagni di squadra, perché mi hanno aiutata a crescere soprattutto con la testa».
Da giovanissima hai vinto dei titoli italiani, battendo atlete che già erano in Coppa del Mondo.
«Come ho detto prima, mi piace tanto alzare l’asticella e crearmi delle sfide difficili. Quella di due anni fa è stata per me una stagione molto particolare, nella quale sono riuscita a vincere 5 titoli assoluti e un argento. Un anno che mi ha dato un’iniezione di fiducia, facendomi credere nelle mie potenzialità. Vincere i campionati italiani è stata una soddisfazione, anche perché quando si sta con le compagne di squadra c’è una sana competizione che ci aiuta a motivarci a vicenda. Il lavoro di squadra fa bene, è accaduto anche nell’ultimo weekend di gara, mi aiuta a rinforzare i miei punti di forza e migliorare i punti deboli».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Forse è un po’ scontato, ma è ovviamente vincere una medaglia olimpica, ma non per forza a livello individuale. Il weekend appena passato a La Clusaz ha rafforzato in me il desiderio di vincere qualcosa con la squadra in staffetta, perché quando raggiungi un obiettivo insieme alle tue compagne, condividi la gioia con loro come hai fatto tutto l’anno con gli allenamenti. Secondo me abbiamo i mezzi per ottenere un bel risultato in staffetta».
Tra poche settimane il Tour de Ski arriverà in Val di Fiemme. Ti piacerebbe partecipare davanti alla tua gente?
«Si, è uno dei miei sogni, ma ancora non so se sarò tra le atlete chiamate per partecipare. Se non accadrà questa volta, spero di avere comunque questa opportunità in futuro, perché sarebbe un sogno per me gareggiare in casa con famiglia, amici e tifosi a bordopista, anche se la salita del Cermis non è certo il tipo di competizione che mi si addice di più».
La Val di Fiemme potrebbe candidarsi per ospitare i Mondiali del 2025 o 2027, quando tu avrai tra 29 o 31 anni. A questo punto quanto ti piacerebbe avere la possibilità di disputare un Mondiale in casa?
«Sarebbe incredibile poter disputare un Mondiale in casa. Ho avuto questa possibilità, vincendo il bronzo nei Mondiali Under 23 proprio a casa mia. È stata un’emozione incredibile, una delle gare più belle che abbia disputato, una soddisfazione enorme. Vincere qualcosa di importante in casa ti lascia delle emozioni che non hanno nulla a che vedere con un successo ottenuto da altre parti. Quando ho vinto la medaglia ai Mondiali Under 23 in Kazakistan, non ho provato le stesse sensazioni. Figuriamoci quanto sarebbe bello compiere un’impresa del genere in casa e in un Mondiale senior».
Un’ultima cosa: preferisci che scriviamo Stürz o Stuerz, come appare nel sito FIS?
«(Ride ndr) So che è complicato da scrivere, però preferire che scriveste Stürz, perché mio papà ha origini altoatesine»