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Salto, Massimiliano Ambesi (Eurosport) presenta la nuova stagione

Prende il via la stagione del salto e Fondoitalia ha contattato uno dei massimi esperti in Italia, Massimiliano Ambesi, voce tecnica e opinionista di Eurosport per salto, combinata nordica, pattinaggio di figura e biathlon. Con lui abbiamo affrontato diversi argomenti, a cominciare dall’arrivo di Kruczek come allenatore responsabile della nazionale italiana, per arrivare poi a parlare di altre tematiche del salto, fino a una visuale sulla stagione che sta per iniziare.
Ciao Massimiliano. Il Presidente della FISI, Flavio Roda, ha affermato più volte di puntare sul salto e ha investito su Lukasz Kruczek come allenatore responsabile della nazionale azzurra. È la scelta giusta?
«L’italia da due anni ha intrapreso un percorso chiaro, affidandosi ad eccellenze provenienti da altri paesi, che hanno ottenuto grandi risultati in passato. Lo scorso anno è stato chiamato Janko Zwitter, che allena la squadra femminile e ora anche Pittin, il cui nome è legato ai successi di Takanashi, un’atleta straordinaria che ha un rapporto tra peso, potenza e tecnica unico, ma soprattutto non sbaglia mai. Con lui la FISI ha fatto un colpo straordinario e quindi in estate si è cercato di trovare una soluzione simile anche in campo maschile. Serviva una figura che mettesse d’accordo tutte le realtà italiane e Kruczek è l’uomo giusto in questo senso. Si tratta di un tecnico sveglio, che ha fatto subito la mossa intelligente di mettersi intorno degli assistenti allenatori giovani, che lo ascoltano e lo stimano, a differenza di persone più esperte della vecchia scuola, che non ascoltano nessuno, cosa che sta accadendo per esempio in Finlandia. L’Italia ha alcuni atleti da prime trenta posizioni e lui può far migliorare la loro tecnica. Bresadola su certi trampolini può valere le prime 15 posizioni e deve essere più continuo, Insam è un giovane interessante che ha caratteristiche simili ai norvegesi, mentre Colloredo è più stagionato e ha esperienza, tanto da aver ottenuto buoni risultati in passato. È uno che vale la zona punti».
Sei d’accordo con la scelta di Kruczek di portare a Kuusamo solo Colloredo e Bresadola?
«Purtroppo ha solo due posti, ma tre atleti buoni, quindi deve riuscire a gestire bene la situazione. Non è facile fare una scelta, sta alla sensibilità del tecnico, che deve essere anche un ottimo psicologo, perché il lato mentale è fondamentale in questo sport. Resta il fatto che Kruczek è un grande allenatore, con la Polonia ha raggiunto risultati straordinari, anche se lì aveva una base più grande con gare nazionali cui prendono parte cinquanta atleti».
Cosa manca all’Italia rispetto a nazioni di grande tradizione?
«Innanzitutto abbiamo meno interesse popolare e un numero basso di praticanti, anche perché ci mancano gli impianti, sono poche le località che hanno a disposizione degli impianti. Inoltre ci sarebbe bisogno di un trampolino K60 in Trentino, che possa permettere ai giovani di svolgere un certo tipo di attività. So che ci sono dei progetti a Predazzo e Pellizzano, spero quindi che almeno in una di queste due località si possa costruire. Anche perché oggi i ragazzi devono andare in Austria per allenarsi e troppi trasferimenti logorano. Abbiamo bisogno di un trampolino per crescere i giovani, anche nella combinata nordica, visto che sta nascendo la squadra femminile. Poi mettiamoci che rispetto ad altre nazioni abbiamo meno tradizione e soprattutto non investiamo nella ricerca. Nel salto, come in Formula 1, si gioca spesso sui limiti del regolamento, perché la tuta può permettere all’atleta di guadagnare diversi metri. Per fortuna quest’anno non ci sono stati nuovi cambi regolamentari».
C’è qualche giovane interessante nel nostro paese?
«Si, Giovanni Bresadola, fratello di Davide, che ha saltato benissimo ai Campionati Italiani. Come suo fratello maggiore ha grande sensibilità, ma è più forte atleticamente. Parlavo con alcuni tecnici sloveni e mi dicevano che loro non ne hanno uno più forte alla stessa età. Insomma è un grande talento. Andrà seguito con attenzione, perché ha i numeri».
Come mai nella Coppa del Mondo maschile, nessuno riesce a vincere la classifica generale per due anni consecutivi ormai da 11 anni?
«Il salto è una disciplina nella quale possono esserci tanti alti e bassi, nulla è scontato, perché anche un piccolo cambiamento regolamentare può favorire chi lo capisce prima. Ahonen è stato l’ultimo a riuscirci, vincendo nella stagione 2003-04 e 2004-05, soffrendo moltissimo il primo anno e dominando nella seconda stagione. Parliamo comunque di un grande atleta, che ha vinto molto anche negli anni successivi, pure se non si è più ripetuto nella classifica generale. Con gli anni è diventato più difficile ripetersi, basta poco per salire e ancora meno per scendere. Difficile restare al vertice, anche perché in questa disciplina una caduta può essere difficile da superare, tanto che alcuni atleti dopo una serie di cadute sono costretti anche a ricorrere a uno psicologo, perché questa situazione può scombussolare un’atleta, spaventarlo. Pensate a Pittin, che dopo una serie di cadute, sta faticando a saltare come faceva in passato. Penso anche a Wellinger. Insomma alcuni atleti hanno fatto passi indietro per delle cadute, altri per i materiali, perché con una tuta migliore si può anche passare dal terzo al primo posto. Il lato umano però conta sempre, perché poi un atleta deve anche saper sfruttare i materiali a disposizione».
Credi quindi che anche per Prevc sarà difficile ripetersi?
«Prevc è un talento fuori dal comune, negli anni si è reso conto dove doveva migliorare e l’ha fatto. È stato bravissimo perché era facile buttarsi giù dopo aver perso in quella maniera la Coppa del Mondo 2014/15 come accaduto a lui, che perse la coppa dopo aver chiuso a pari punti in classifica con il tedesco Freund, ma soltanto perché nell’ultima gara gli sloveni si suicidarono come squadra, visto che Prevc giunse secondo alle spalle del compagno di squadra Jurij Tepes. Invece di arrendersi ha reagito, ha lavorato sulle cose da migliorare, soprattutto la spinta, ha fatto tanti tentativi durante l’estate 2015, nella quale a volte ha fatto salti perfetti, in altri casi disastrosi, ma non si è preoccupato, ha puntato a presentarsi pronto all’inverno. Così è diventato quasi imbattibile. È un talento assoluto, ha qualcosa in più rispetto agli altri, perché credo che nessuno potrà fare meglio di lui, vincendo sette delle otto serie di salti nei quattro trampolini. Ha la testa del grande campione. Chi può batterlo? Si guarda con interesse alla Polonia, che si è affidata al tecnico che ha fatto la fortuna della Germania in questi anni. Non a caso Kot ha dominato in estate, ma solitamente i polacchi fanno poi fatica a confermarsi in inverno. Dietro a Prevc ovviamente ci sono i norvegesi Forfang e Fannemel, i tedeschi Freund, se ingrana, e Wellinger. Magari salterà fuori qualcun altro, uno tra Kraft e Haybock».
E tra le donne? Sarà ancora dominio Takanashi?
«Penso proprio di si, perché sbaglia pochissimo e ha una capacità innata di mantenere almeno l’ottanta per cento della condizione per tutta la durata della stagione. Ci sono momenti in cui salta che è al 90 o 95% nei quali vince con distacchi abissali. Ha dei numeri che si commentano da sé, è difficile da battere, ha tutto: peso e potenza ottimali, esce dal dente come una scheggia. Non vedo proprio chi possa impensierirla per una stagione intera, visto che se fa male arriva terza. Poi tutto è possibile, ma non vedo una in grado di batterla in Coppa del Mondo, ma solo in una gara secca, magari Vtic o Lundby. A Sara Takanashi manca solo un titolo di peso, un Mondiale o un’Olimpiade, ma quest’anno si disputerà il Mondiale a Lahti, su un trampolino perfetto per le sue caratteristiche».
Per quanto riguarda le italiane?
«Sono allenate da Zwitter, che ha legato il suo nome alle vittorie di Sara Takanashi. Ci sono le due sorelle Malsiner che possono crescere, mentre la Runggaldier può mantenersi ai suoi livelli. Credo che possiamo addirittura arrivare ad avere tre posti per le Olimpiadi del 2018. Averne 3 su 35 per un paese come il nostro, con le situazioni di cui abbiamo parlato prima, significa che è stato fatto un ottimo lavoro».

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