Lutto nel mondo dello sci: è morto Franco Castiglioni, uno dei suoi maggiori protagonisti sotto l’aspetto dirigenziale. Era, senza forse, il più vecchio, vicino a Tita De Stalis, dei dirigenti del mondo sportivo dello sci, ma anche dello sport in generale. I funerali si terranno lunedì 7 aprile alle 10,30 a Legnano, dove viveva, nel Santuario Madonna delle Grazie in via S. Giovanni Bosco. Il rito funebre sarà preceduto, alle 10.10, dalla recita del S. Rosario.
Una bella carriera la sua. Da presidente dello sci club Milano, poi consigliere Provinciale, Responsabile dei Giudici di gara del Comitato provinciale di Milano, consigliere regionale AC del quale diventerà presidente. Quindi vice presidente del CONI della Lombardia.
Tutti lo ricordano alle gare di slalom sulla montagnetta di Milano dove Tomba la faceva da padrone, per arrivare alla grande manifestazione della gara di fondo al Castello Sforzesco "Race in the city" dove Franco era li a predisporre con Barzasi che portava la neve dalla valle e Ghirardi i volontari. Fu lui, con Marco Labirio, a fissare a Pian di Bobbio gli allenamenti estivi e quelli invernali per la bassa Lombardia. Anche il mondo del sociale della sua parrocchia lo vedeva in prima fila ad aiutare i bisognosi. La FISI è stata la sua seconda se non la prima casa. Lui ha dato tanto alla FISI e sarebbe bene che la Federazione ne facesse tesoro per ricordarlo con qualche iniziativa sui giovani ai quali era molto legato. Un personaggio pacioso a vedersi ma superattivo quando c’era da prendere qualche iniziativa. Disponibile a dare una mano se ne presentava l’occasione, a impegnarsi più di quanto gli fosse richiesto.
Nel mondo dello sci si era introdotto con quella passione che avrebbe poi guidato tutta la sua vita. Era uno che non cercava le cariche ma se n’è trovato investito ogni volta che c’è stato bisogno di una persona equilibrata, più che di un “politico”. E lui è stato capace di gestire il settore con autorevolezza ma anche con quella bonomia e le battute che lo rendevano simpatico a tutti. Il compagno ideale con cui trovarsi anche a tavola, dove sapeva difendersi bene. Una paciosità, la sua, che mascherava comunque un carattere forte. Anche per questo risultava sempre all’altezza di trovare la mediazione più giusta quando c’erano da portare avanti idee che potevano dar fastidio ai vertici federali che si inalberavano se venivano messi in secondo piano rispetto agli interessi delle “sue” società. Presidente del Comitato regionale nel quadriennio 1996-2000, quando a capo della FISI c’era il generale Valentino, subentrato a Gattai dopo che l’avvocato aveva preso la strada di Roma per assumere la presidenza del CONI. E questo prima ancora che maturassero i risultati di Tomba e Compagnoni nello sci alpino, e di Belmondo e Di Centa nello sci nordico. La conferma, semmai ve ne fosse ancora bisogno, che la capitale degli sport invernali, e non solo di quelli, restava sempre Milano. Dove, almeno allora, si era abituati a esprimersi con i fatti, non con le chiacchiere. Roberto Bortoluzzi, divenuto presidente del Comitato Veneto nello stesso quadriennio, con Castiglioni ha marciato di pari passo. Legati dalla stessa passione verso il proprio Comitato e forti di quella stima reciproca che lega chi guarda allo sport con un occhio che va al di là dei risultati . E lui ha sempre considerato Castiglioni “una persona perbene, posata, della quale si sentirà la mancanza non solo nelle Alpi Centrali dove ha lasciato un segno guidando il Comitato con coerenza, spirito di amicizia e di solidarietà”.
E non a caso Franco Castiglioni, dopo essere stato presidente regionale e provinciale, del Comitato milanese ha assunto anche la carica di vice e di past president, oltre che di presidente dei giudici di gara. Il varesino Pippo Gazzotti, che con Diego Maranetto è stato allenatore di quella nazionale juniores che nel 1996 ad Asiago ha espresso le medaglie mondiali di Santus, Carrara e della staffetta azzurra che tarparono momentaneamente le ali dello svedese Elofsson, ancora oggi ha un ricordo indelebile dell’intraprendenza di Franco Castiglioni. E’ stato lui, che vedeva lontano e non aveva pregiudizi, a spingerlo verso la nazionale quando altri facevano di tutto per buttarlo fuori, raggiungendo lo scopo solo quando Gaetano Coppi, diventato presidente della Fisi, si lasciò influenzare da qualche bergamasco che non è mai riuscito a capire come un insegnante Isef nato e residente a Varese potesse far valere conoscenze tecniche che non sono patrimonio soltanto di chi è cresciuto nelle vallate di montagna.
“Era uno che capiva subito i problemi. Riflessivo, meditava ma stava sempre sul pezzo finché raggiungeva l’obbiettivo che si era prefisso. Come è avvenuto quando si è fatto referente dello ski college di Falcade che sul versante veneto si muoveva sulla spinta del dott. Pollazzon, il medico presidente di quel Comitato che non era certo nelle grazie di Gattai che vedeva in lui un pericoloso concorrente al vertice federale. Dovessi fare un esempio, lo definirei la versione tranquilla, ma ugualmente produttiva sul piano dirigenziale, di ciò che è stato Camillo Onesti, suo caro amico, al quale si deve la consacrazione dello sci di fondo femminile”. Un gran bel paragone: lo ricorderemo anche per questo
Il mondo dello sci piange Franco Castiglioni
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