Continuiamo il nostro viaggio all’interno degli sci club. Ci concentriamo oggi su uno di quelli più importanti nello sci di fondo, tanto da aver dato, in queste ultime stagioni, molti giovani alle nostre nazionali. Parliamo dello Sci Club 13 Clusone, che in passato è anche riuscito nell’impresa di organizzare alcune gare di Coppa del Mondo, nonostante Clusone si trovi soltanto a 650 metri d’altezza. Per conoscere meglio questo sci club abbiamo intervistato Marcello Gamberoni, che spinto dalla passione per questo sport, da socio ne è diventato addirittura il presidente per 8 anni (dal 2004 al 2012), prima di passare il testimone al suo successore Battista Giudici e concentrarsi sul nuovo ruolo di Responsabile della sezione fondo.
Buongiorno Gamberoni. Può raccontarci in breve la storia dello Sci Club 13 Clusone?
«Nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale gli italiani avevano tanta voglia di fare sport, così sono nate diverse associazioni sportive in pochi anni. In questo clima di rinnovato amore per la disciplina sportiva, nel 1952, tredici persone si misero insieme per fondare questo sci club, che non a caso si chiama S.C. 13 Clusone. In quel periodo Clusone era anche servita da una linea ferroviaria, così era piuttosto facile arrivare alle piste. Si è partiti specializzandosi sulle due discipline più in voga nella zona, sci alpino e fondo. In quel periodo fu anche disputata la prima gara a La Spessa, dove nel 2000 e 2002 si sono anche svolte alcune gare della Coppa del Mondo di fondo. Organizzare quelle gare, ad appena 650 metri, non fu per niente facile, soprattutto a dicembre, così andammo a prendere la neve al Tonale. Tornando alla storia dello sci club, negli ultimi trent’anni è nata anche una terza disciplina, lo sci alpinismo».
Lo Sci Club 13 Clusone ha quindi 64 anni: qual è il suo stato di salute?
«Ottimo, perché abbiamo 700 tesserati soci e di questi circa 250 sono anche tesserati FISI. Se si escludono i dirigenti, abbiamo quindi circa 200-220 atleti agonisti nei tre settori di cui ci occupiamo. Nello sci alpino e nel fondo l’età degli iscritti va circa dai 6 ai 20 anni, mentre nello sci alpinismo abbiamo un gruppo di giovani non ancora maggiorenni, ma la maggior parte degli iscritti hanno già una certa età, perché questo sport difficilmente si inizia a farlo da giovanissimi».
Come mai è tanta la differenza tra il numero dei tesserati allo sci club e quelli che lo sono alla FISI?
«Perché ci sono tanti soci simpatizzanti. La nostra associazione sportiva si è fatta conoscere non soltanto per i suoi risultati sportivi, ma anche per tante iniziative a cui abbiamo dato vita per il nostro territorio. Abbiamo una forma di autofinanziamento e nemmeno dobbiamo andare a sondare il terreno per chiedere un contributo, perché sono direttamente le persone della zona che vengono da noi e si associano come segno di riconoscenza per quanto abbiamo fatto».
Soddisfatti per i risultati ottenuti nell’ultimo periodo?
«Sicuramente, anche perché abbiamo molti atleti nel giro della nazionale. Martina Bellini è in questo momento nel gruppo della nazionale Under 20 femminile, mentre Nicola Fornoni e Nicola Castelli hanno anch’essi ottenuto degli ottimi risultati. In generale, proprio storicamente, siamo sempre riusciti a toglierci molte soddisfazioni nel fondo. Penso anche ad atleti che hanno lasciato, come Davide Balduzzi, classe ’94, che ha anche vinto il titolo italiano sprint, e Elisa Carrara, atleta di grande talento».
Come mai hanno lasciato?
«Purtroppo questa è la brutta piaga dello sci di fondo italiano. Inserisci i giovani nello sci club, all’inizio è tutto un gioco, poi quando a 14-15 anni vincono le gare, si trovano a fare una scelta, decidendo se provare ad andare avanti, nel tentativo di realizzare il sogno di entrare in un gruppo sportivo e fare carriera, oppure concentrarsi su altre cose. Successivamente quando continuano a ottenere risultati, iniziano a sperarci. Purtroppo però, oggi i corpi militari prendono praticamente un elemento l’anno e c’è poco da fare. È una problematica nazionale. Così questi ragazzi magari ottengono ottimi risultati, arrivano tra i primi in Coppa Italia, salgono sul podio e finiscono però per restare sempre nel comitato senza essere presi in un corpo sportivo, fino a quando a vent’anni sono costretti a lasciarlo e devono finanziarsi da soli le gare e i viaggi per partecipare alla Coppa Italia o altre competizioni. Per correre con i senior e giocarsela ad armi pari devono allenarsi, ma non hanno il tempo di farlo se devono anche lavorare, così sono costretti a lasciare. La Federazione dovrebbe avere un budget consistente riservato proprio a questi atleti, altrimenti facciamo la fine di altri sport nei quali siamo in sofferenza. Abbiamo avuto fortuna con Pellegrino e De Fabiani, i quali con la loro classe colmano le lacune che ha il nostro movimento. Però prendete la squadra femminile, che è in difficoltà perché c’è poca scelta. Basta guardare le gare di Coppa Italia, non arrivano a venti atlete, è ovvio che se non ci sono abbastanza fondiste è più difficile trovare la campionessa. Ci siamo confrontati su questo problema anche con gli altri sci club, stiamo cercando di fare di tutto perché questi ragazzi non buttino via anni di sacrifici: l’ambizione deve essere aiutata».
Come sono gli impianti a disposizione dello sci club?
«A Clusone abbiamo la Spessa, una pista di fondo che è lunga circa 2 chilometri e mezzo, con innevamento artificiale e illuminazione. Abbiamo il problema dovuto ai 650 metri di altezza, così lottiamo ogni inverno contro le condizioni atmosferiche. Inoltre abbiamo un bel percorso di skiroll cittadino e nella zona ci sono anche altri impianti dove si fanno sia fondo sia discesa, che non sono gestiti direttamente da noi. Ci tengo a sottolineare però come l’essere riusciti ad avere a Clusone una pista di fondo e skiroll non sia soltanto merito nostro, ma dell’Amministrazione Comunale, che ha premiato il nostro impegno venendoci sempre incontro».
Il rapporto con le scuole della zona è buono?
«Direi ottimo, perché da anni ci diamo da fare per tenere dei corsi anche nell’orario scolastico. Siamo stati contattati e stiamo collaborando con le scuole materne. Portiamo i ragazzi sulla neve appoggiandoci proprio alla pista della Spessa, mentre per lo sci alpino si va a Presolana dove ci sono piste facili. Gestiamo corsi di avvicinamento allo sci di fondo per le elementari di Clusone e dintorni. È nata proprio una bella collaborazione».
Negli anni avete ospitato molte gare tra cui anche la Coppa del Mondo di fondo. Ne farete delle altre?
«Abbiamo svolto qui le edizioni del 2000 e del 2002 della Coppa del Mondo di fondo. Inoltre abbiamo organizzato una gara della Coppa del Mondo di sci alpinismo, lo Ski Alp 3 – Memorial Angelo Castelletti al Passo della Presolana. Ma non ci fermiamo qui, perché i prossimi 20-21-22 gennaio ci sarà il Bergamo Ski Tour 2017, tre giorni di gare: la prima si svolgerà a Schilpario, la seconda a Clusone e la terza a Gromo Spiazzi. Vuole essere un mini tour de ski, che si svolgerà in tre località del bergamasco, con in palio dei titoli nazionali, la Coppa Italia under 23 e senior. Oltre alle premiazioni per le singole gare, alla fine della tre giorni ci sarà una classifica speciale, che premierà il primo comitato per la somma punti delle prestazioni ottenute dai suoi atleti».
Quali sono i vostri obiettivi futuri?
«Vogliamo perseverare e migliorare in quello che è il nostro scopo: avvicinare allo sci il numero più alto possibile di giovani e bambini, facendoli crescere. Inoltre vogliamo continuare a organizzazione delle gare importanti, alle quali teniamo e per cui riscuotiamo consensi e approvazioni. Sinceramente facciamo in modo che chiunque si iscriva nel nostro sci club possa vivere un’esperienza non solo sportiva, ma soprattutto umana, vivendo insieme a un grande gruppo».
Conosciamo lo Sci Club 13 Clusone e la sua missione di avvicinare i giovani allo sci
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