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Salto

Elena Runggaldier punta molto in alto: “Voglio entrare nei primi dieci posti della classifica generale”

A soli 21 anni non ancora compiuti ha vinto nel 2011 l’argento mondiale a Oslo nel salto dal trampolino normale, un’impresa che non era mai riuscita in precedenza ad alcun atleta italiano nella storia di questa specialità. A farlo è stata Elena Runggaldier, saltatrice di Soplajes, tra le pioniere di questa disciplina, che dopo anni ha finalmente ottenuto il giusto riconoscimento. L’abbiamo intervistata alla vigilia di una stagione importante, nella quale la Runggaldier si è posta obiettivi molto importanti.  
Ciao Elena, come sta procedendo la preparazione in vista della prossima stagione?
«Bene. Adesso abbiamo appena concluso le gare estive, avremo ancora a ottobre i campionati italiani. Fino a quell’appuntamento faremo dei raduni corti a Predazzo e Planica, in preparazione per quella gara. Poi aspetteremo la neve per iniziare a saltare in vista dell’inverno e la coppa a dicembre».                             
Sei soddisfatta del lavoro svolto fin qui?
«Ero molto soddisfatta per il settimo posto arrivato a Courchevel, poi sono arrivate le gare in Russia della scorsa settimana, che sono state tutt’altro che positive. Ho fatto fatica a interpretare il trampolino e non sono riuscita a saltare bene come in allenamento. Comunque in generale, penso che l’estate sia andata bene, mi sono allenata come volevo e adesso non vedo l’ora di gareggiare in inverno, quando spero di ottenere risultati migliori rispetto a Russia».  
Qual è il tuo obiettivo in vista della prossima stagione?
«L’obiettivo più grande sono sicuramente i Mondiali a febbraio, ma anche in Coppa del Mondo voglio fare delle buone gare ed essere più costante. Poi non mi nascondo, spero di riuscire a stare nelle prime dieci nella classifica generale. Lo so, è un obiettivo importante e complicato, che mi sono posta e penso sia possibile, perché da un anno abbiamo un nuovo allenatore e con lui sto cambiando la tecnica, salto bene e sento di potercela fare».  
Come giudichi la tua ultima stagione?
«Positivamente, perché dopo due o tre anni sono riuscita finalmente a dare segni di vita e ottenere dei risultati che mi hanno dato nuove motivazioni, ho più fiducia in me stessa. Anche perché la stagione è stata positiva, nonostante un’estate un po’ travagliata che avevamo avuto, dal momento che vennero cambiati gli allenatori a metà agosto, così la preparazione ebbe due diverse fasi. Con i nuovi allenatori mi sono trovata bene, sono tornata a essere positiva e ho ottenuto diversi piazzamenti nelle prime dieci, come non facevo da alcune stagioni».  
Torniamo indietro nel tempo: come mai hai scelto una specialità così particolare come il salto?
«Ho praticato lo sci di fondo per anni, non sapevo nemmeno esistesse il salto con gli sci femminile. Non nascondo che da piccola, mi piaceva fare dei saltini quando andavo con gli sci da fondo, però non avrei mai pensato di praticare salto, non lo conoscevo, magari lo vedevo alla tv ogni tanto per caso. Poi il 1 aprile del 2002, Romed Moroder, attualmente mio allenatore, mi propose il salto e io risposi in modo affermativo, perché pensavo fosse il classico pesce di aprile (ride ndr). Invece non scherzava, così ho iniziato a saltare insieme ad altre ragazze, iniziando tutte nello stesso momento, senza conoscere bene questa specialità. Mi è subito piaciuto perché non era uno sport noioso, c’era un po’ di paura e tanta adrenalina».  
Ti capita ancora oggi di avere paura prima di un salto?
«No, adesso sono abituata. Diciamo che hanno più paura coloro che ci vedono da fuori. Per noi atleti è una cosa che si supera, anche se a volte un po’ di paura si può avere, quando ci sono delle condizioni atmosferiche instabili e c’è vento. In quelle occasioni però abbiamo fiducia nei nostri allenatori, perché quando ci danno il via sappiamo che allora la pista è libera e dobbiamo fare soltanto ciò che sappiamo».  
Cosa rispondi a chi diceva che una donna non potrebbe praticare questo sport?
«È una polemica che purtroppo c’è stata per molto tempo. Da quando salto ho sentito tante volte questa storia, secondo la quale il corpo femminile non sarebbe adatto al salto, e per me non è assolutamente vera, anzi è quasi inventata. Per fortuna oggi non c’è più nessuno che dice queste cose e il problema è risolto. Sinceramente però non mi sono mai infastidita per questo, l’ho sempre visto come un problema loro».  
Nel 2011 hai vinto la medaglia d’argento ai Mondiali di Oslo, prima storica medaglia italiana nel salto dal trampolino.
«Ho un ricordo bellissimo di quel giorno a Oslo. Arrivai a quella gara consapevole di essere in ottima forma e di poter ottenere un ottimo risultato se avessi saltato bene. Poi ci sono tanti fattori esterni che possono condizionare una gara, ma quel giorno andò tutto bene. Ancora oggi quando ci ripenso, ho delle bellissime sensazioni. In quel momento non mi resi bene conto di quello che avevo fatto, mentre oggi comprendo il peso di quell’impresa. È stata un’esperienza bellissima, anche perché c’era mio padre e anche tanta altra gente dal paese dove vivo. Nessun italiano era riuscito a salire su un podio mondiale nel salto e per questo motivo sono sempre felice ogni volta che andiamo a gareggiare ad Oslo».    
Un’esperienza da ripetere magari a Lahti.
«Speriamo, non è una brutta idea (ride ndr)».  
Nel 2014 hai partecipato ai Giochi Olimpici di Sochi: hai un bel ricordo?
«In realtà no, è stata un’esperienza molto difficile, perché sono arrivata in Russia in un pessimo stato di forma e peggio di così non poteva andare, perché non sono riuscita a fare nemmeno un salto buono. So dove ho sbagliato, quindi ho imparato tanto e come esperienza sarà importante per le Olimpiadi del 2018 in Corea del Sud. Spero che i giochi di Sochi mi abbiano dato una lezione per il futuro».  
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Sicuramente una medaglia olimpica, che è il sogno di ogni atleta».  
Un’ultima domanda: ora state gareggiando senza neve. Puoi spiegarci quali sono le differenze dal salto con o senza la neve?
«Nel gesto e tecnicamente non cambia nulla, è quasi la stessa cosa. Diciamo che con la neve possono verificarsi diversi fattori di imprevebilità che in estate non ci sono. Per esempio i canali del trampolino possono essere ghiacciati, lo sci può andare più veloce o magari al contrario non scorrere bene. In estate invece è sempre tutto uguale, i canali sono sempre scorrevoli allo stesso modo. Devo dire però che da quando siamo in Coppa del Mondo, troviamo dei trampolini con canali molto curati anche in inverno, a differenza dei trampolini in cui non si disputano gare del circuito mondiale».

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