Alcune persone di fronte a difficoltà che sembrano insormontabili, si arrendono, altre invece sono disposte a tutto pur di realizzare i propri sogni, come ha fatto Manuela Malsiner, che finalmente dopo due anni tornerà a gareggiare in Coppa del Mondo già dall’inizio stagione. La saltatrice azzurra, infatti, è passata attraverso un vero e proprio calvario dopo l’infortunio subito a Planica nel 2014, che gli è costato un lunghissimo stop. La diciannovenne della Val Gardena è tornata in gara soltanto a gennaio del 2016 e ha anche ottenuto presto un bel 16° posto a Ljubno in Slovenia. Un risultato che le ha dato ancora più convinzione, tanto che a esso sono seguite le ottime prestazioni estive con il 7° posto in FIS Cup a Villach e il 15° appena ottenuto sul trampolino di Chaikovsky in Russia. L’abbiamo intervistata, per sentire da lei come sta andando la preparazione in vista della nuova stagione e conoscerla meglio per comprendere quanto sia forte la sua passione per questo sport, al punto di andare oltre tante difficoltà.
Ciao Manuela, sei appena entrata nelle prime quindici a Chaikovsky in Russia: la preparazione sta procedendo bene?
«Si molto bene, perché non ci sono stati intoppi e posso dire quindi che le cose stanno andando meglio rispetto alle altre estati. Inoltre sto imparando delle cose nuove e lavorando più nel dettaglio del gesto atletico. Con Janko (Zwitter ndr) come allenatore mi sembra tutto più facile e per questo motivo sono ottimista in vista dell’inverno».
Dopo due stagioni finalmente parteciperai alla Coppa del Mondo sin dall’inizio.
«Già, purtroppo nel marzo del 2014 mi sono fatta male a Planica e poco dopo ho avuto un nuovo infortunio grave. Quando ti rompi il crociato, la strada della guarigione diventa inevitabilmente molto lunga. Finalmente potrò iniziare la stagione già dalla prima gara».
Deve essere stato molto difficile per te restare fuori tanto tempo.
«Si, moltissimo, ma sentivo anche tanto dolore e capivo che non ero in grado di saltare. Tornare sul trampolino dopo tanto tempo non è stato facile dal punto di vista mentale, avevo un po’ di paura perché avevo sempre in mente gli infortuni appena subiti. Ora però mi sono messa tutto alle spalle e sono tornata a saltare con tranquillità».
Qual è il tuo obiettivo per la prossima stagione?
«È l’anno dei Mondiali, quindi voglio innanzitutto ottenere un buon risultato in quell’occasione. Per quanto riguarda la Coppa del Mondo, voglio entrare più volte nei top venti o quindici, perché ho capito che se riesco a dare il meglio di me e ripetere in gara i buoni salti che faccio in allenamento, posso posizionarmi nella parte alta della classifica».
Poi tra un anno e mezzo ci sono anche le Olimpiadi.
«Si ci penso, anche perché da adesso inizia il lungo percorso olimpico che in base alla top trenta deciderà quanti posti verranno assegnati per ogni nazione. È un sentiero ancora molto lungo, ma sarebbe bellissimo vivere questa esperienza insieme a mia sorella».
A proposito, tua sorella Lara è con te in nazionale: come vivi i weekend di gara con lei?
«È bellissimo vivere insieme i weekend di gara, perché ci conosciamo bene, ci aiutiamo e abbiamo tanto tempo per parlare e dirci cose familiari nel tempo che passiamo insieme in stanza. La cosa più bella è che tra noi non sentiamo alcuna concorrenza né invidia, se lei va meglio di me e ottiene un bel risultato, sono felice, così anche lei nei miei confronti».
Com’è stato il ritorno in Coppa del Mondo nel finale della passata stagione?
«Dopo gli infortuni non ero molto sicura di me, dovevo capire a che punto ero rispetto alle altre atlete. Per fortuna sono entrata subito nelle trenta, mi sono impegnata molto e ho capito che sono in grado di raggiungere risultati anche migliori. Insomma, dopo i tanti infortuni, ho dimostrato che sono ancora capace».
Soltanto da pochi anni il salto femminile è diventato una disciplina riconosciuta dalla FIS: come mai hai iniziato a praticarla?
«Fortunatamente in Val Gardena hanno costruito da alcuni anni dei piccoli trampolini e ci hanno dato modo di iniziare a praticare questo sport. Per quanto mi riguarda da piccola facevo nuoto e anche con buoni risultati, il mio istruttore era Romed Moroder, che nel frattempo aveva creato la squadra femminile di salto e mi aveva proposto di seguirlo in questo sport. Sono andata ed è subito sbocciato l’amore per il salto».
I tuoi genitori come hanno reagito di fronte a questa tua scelta?
«I miei genitori all’inizio erano molto sorpresi, perché questo sport non era così popolare nemmeno nella nostra valle, ma hanno iniziato a sostenermi con tutte le loro forze e lo fanno ancora, perché hanno capito quanto mi piace».
Qual è la cosa che più ti piace di questo sport?
«Il volo. Quando scendi dal trampolino devi stare attento a staccare nel momento giusto, succede tutto in un piccolo attimo e se non fai tutto esattamente, non vai lungo. Poi se la tecnica è quella giusta, senti subito che inizi a prendere bene il volo e in quel momento ti senti libero e leggero perché stai volando».
In passato ci sono state tante polemiche sul salto femminile, perché più di una persona ha affermato che il fisico di una donna non è adatto a questa disciplina.
«Non siamo forti fisicamente come i maschi, ma se ci dessero dei trampolini più lunghi potremmo avvicinarci alle loro misure, perché la tecnica è la stessa».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Le Olimpiadi, perché non ho ancora avuto modo di parteciparvi e sogno di vivere questa esperienza tra un anno e mezzo. Poi si, una volta lì poi ci sarebbero altri sogni da realizzare».
C’è stato un momento in cui hai capito che il salto con gli sci sarebbe stato la tua professione?
«Non c’è un momento specifico, perché da quando ho iniziato, ho avuto in mente soltanto questo e non ho mai pensato di fare altro. Anche le scuole superiori le ho scelte in base alla mia volontà di praticare questo sport, frequentando così una scuola che mi permetteva anche di assentarmi per fare le gare».
Ora che torni alle gare, hai alcune persone che vuoi ringraziare?
«Ne avrei molte, ma meritano una menzione speciale i miei genitori, che mi sostengono fin dall’inizio e lo fanno ancora oggi anche finanziariamente. Poi non posso non ringraziare Romed Moroder, non soltanto per avermi fatto scoprire questo sport, ma anche per essermi stato vicino nei momenti di difficoltà, sostenendomi e dicendomi sempre che ho talento in particolar modo quando non ci credevo più per le tante difficoltà. Lui mi ha sempre spinto ad andare avanti e se non ho smesso è per merito suo».
Manuela Malsiner torna a sorridere: “Gli infortuni sono alle spalle e salto con più tranquillità”
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