In quello che ci si aspetta sarà l’anno del rilancio per il fondo femminile italiano, una delle atlete più attese è Ilaria Debertolis, che ha già dimostrato in carriera di avere i mezzi per poter arrivare più avanti e farlo anche con continuità. I segnali estivi fanno ben sperare, in particolare il terzo posto ottenuto nella 25km del Toppidrettsveka 2016 in Norvegia. L’abbiamo intervistata, per sentire da lei come si sta avvicinando a questa importante stagione che culminerà con i Mondiali.
Ciao Ilaria, come sta procedendo la preparazione?
«Ora abbiamo dieci giorni di allenamento a Dobbiaco, un raduno con squadre A e B, dove faremo tanto carico fisico. Quest’anno, rispetto agli altri anni, alterniamo tre settimane di carico in raduno, a una sola settimana di scarico a casa. È un sacrificio che noi atlete facciamo molto volentieri, perché vogliamo migliorare tutte assieme. Siamo anche andate in Norvegia per disputare alcune gare nel Bilnkfestivalen e nella Toppidrettsveka, dove in una delle quattro gare sono anche arrivata terza. Insomma momentaneamente le cose stanno andando molto bene, anche i tempi dei test sono buoni, segno che sto migliorando e per questo motivo sono contenta».
Qual è il tuo obiettivo per la nuova stagione?
«Non sono molto soddisfatta dell’ultimo anno che non è andato per niente bene, anche perché non ho mai trovato la forma migliore, se non nella parte finale della stagione. Quest’anno voglio migliorarmi e cercare di fare molto bene soprattutto nello skating, perché sono le gare che preferisco. Inoltre nel 2017 ci saranno anche i Mondiali a Lahti, una pista dove nella passata stagione mi sono trovata bene. Spero di qualificarmi, perché queste piste finlandesi mi piacciono. Inoltre punto a far parte della staffetta mondiale».
Dove pensi di dover migliorare?
«Devo crescere nell’alternato, dove fatico molto e non so per quale motivo. Mi trovo anche male con i materiali, non riesco mai a trovarmi bene con gli sci e forse devo migliorare la mia tecnica. Se in Coppa del Mondo non sei al top in tutti i particolari, non fai un bel risultato. Nello skating mi trovo meglio, anche perché lo sci è meno importante rispetto al classico».
Tornando indietro nel tempo, puoi raccontarci come hai iniziato?
«Mi sono appassionata allo sci di fondo perché papà era allenatore e istruttore, così mi ha messo subito sugli sci. Inoltre da me a Primiero lo sci di fondo è una tradizione, così ho iniziato e non ho mai smesso. Sono presto arrivati anche dei buoni risultati, sono entrata nelle Fiamme Oro e questo mi ha dato una motivazione in più. Devo ammettere che da piccola non pensavo di arrivare fin qui, non credevo che sarebbe diventata una professione».
Com’è stato l’impatto con la Coppa del Mondo?
«Ricordo poco del giorno dell’esordio, perché ero troppo emozionata di gareggiare in Coppa del Mondo. Quando sono tornata in Coppa Europa, mi sono però resa conto delle tante differenze che c’erano. Questa competizione è tutta un’altra cosa, il livello è altissimo, inoltre ci sono tante televisioni e molta gente ai lati della pista. Soprattutto quando gareggi in Scandinavia, poi, ogni gara è un’emozione. Mi ricordo in particolare i Mondiali di Falun, dove c’era tanta gente, che faceva il tifo per noi anche durante l’allenamento. Infine ammetto che è una bella sensazione anche rivedersi in tv il giorno successivo».
Puoi descriverci la tua esperienza olimpica a Sochi?
«Ho realizzato il sogno di ogni atleta, quello di andare ai Giochi. Devo però dire, che una volta lì non li ho vissuti come mi aspettavo, anche perché noi di fondo e biathlon avevamo un villaggio a parte, così non ho sentito il vero spirito olimpico. La cerimonia d’apertura è stata una bellissima emozione, però le gare le ho vissute come se fossero di Coppa del Mondo. Per il resto avevamo il problema degli spostamenti, se noi fondisti volevamo andare al villaggio olimpico principale, avevamo due ore di viaggio da fare. Purtroppo a Sochi è stato tutto costruito solo per i Giochi, l’organizzazione era perfetta, ma sembrava quasi di essere in un parco giochi. Una sensazione strana che non mi ha permesso di vivere le Olimpiadi come avrei voluto».
Cosa manca a te e le tue compagne di squadre per raggiungere degli ottimi risultati?
«Io penso sia solo questione di tempo. Siamo state un po’ sfortunate, perché Follis, Longa e Genuin hanno smesso tutte assieme, così ci siamo ritrovate soltanto noi ragazze giovani, senza una figura di peso davanti a noi in grado di trainarci. Insomma siamo rimaste un po’ sole. Tranne la Belmondo, poi, tutte le big del fondo italiano hanno iniziato a vincere tardi, verso i trent’anni e per questo motivo penso che arriverà anche il nostro momento da qui in avanti».
Hai un sogno nel cassetto?
«Innanzitutto vorrei partecipare di nuovo alle Olimpiadi e godermele molto di più rispetto a quelle di Sochi, magari ottenendo anche dei buoni risultati. Poi ovviamente sogno una medaglia olimpica o mondiale, ma credo che questo ce l’abbiano tutti».
Infine una domanda un po’ personale: dal momento che sei legata sentimentalmente con Dietmar Noeckler, come vivi le sue gare nei weekend in cui anche tu sei impegnata?
«La cosa peggiore è proprio vedere le gare degli altri, in particolari le sue, perché sono molto agitata, mentre quando sono in pista io mi sento più tranquilla. Così se ho in programma una gara dopo la sua, preferisco quasi non guardarlo per non stare troppo agitata. Ovviamente se poi lui ottiene un bel risultato, questo mi dà la carica per la mia gara. È strano perché per esempio durante la staffetta, quando gareggiano le mie compagne, sono molto più tranquilla, forse perché sono in pista anch’io».
Ilaria Debertolis è convinta: “Arriverà presto anche il nostro momento”
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