Ha 21 anni ed è una delle grandi promesse della combinata nordica italiana, che negli ultimi anni sta sfornando tanti atleti di grande talento. Raffaele Buzzi è una delle grandi promesse tra i combinatisti del nostro paese, come ha confermato nel finale della passata stagione, quando nelle sue prime due uscite in Coppa del Mondo è arrivato vicino alla zona punti, entrandoci poi alla sua terza gara a Schonach in Germania, nella quale ha chiuso in un’ottima 28ª posizione. A dimostrazione della fiducia che lo staff tecnico azzurro ripone in questo ragazzo friulano, facente parte del Gruppo Sportivo della Forestale e cresciuto nello Sci CAI Monte Lussari, nel weekend tedesco del marzo scorso Buzzi è stato anche uno dei quattro componenti della staffetta azzurra. Alla vigilia di una stagione che potrebbe vederlo protagonista in Coppa del Mondo e, perché no, anche al Mondiale, l’abbiamo intervistato.
Ciao Raffaele, come sta procedendo la preparazione in vista della nuova stagione?
«Abbastanza bene, nonostante alcuni piccoli problemi fisici che mi hanno un po’ rallentato. Sono stato infatti un po’ limitato nel salto per un problema alla schiena, ma ho ripreso a pieno ritmo ed è come se non mi fossi mai fermato».
Qual è il tuo obiettivo per la prossima stagione?
«Il mio obiettivo è quello di fare più gare possibili di Coppa del Mondo, poi spero raggiungendo degli ottimi risultati, di qualificarmi anche per i Mondiali di Lahti».
Nell’ultima stagione hai fatto il tuo esordio in Coppa del Mondo proprio a Lahti: com’è stato l’impatto con questa nuova realtà?
«Quello con il pubblico è stato grande, perché arrivavo da un circuito nel quale c’è poco tifo, mentre qui oltre a tantissima gente presente sugli spalti, mi sono ritrovato anche le tv che riprendevano ogni mio movimento, la gente che mi guardava finalmente come un professionista. Tutte queste cose hanno avuto un grande impatto emotivo su di me, tanto che non sapevo quasi come comportarmi. Per quanto riguarda gli avversari, nei circuiti precedenti sapevo di essere all’altezza della situazione, mentre in queste gare ho capito che la strada da fare per me è ancora molta. Inoltre fa un certo effetto trovarsi al proprio fianco tantissimi campioni».
Eppure i primi risultati sono stati positivi e sei anche entrato presto a punti.
«A Lahti ho preso la gara come un vero e proprio esordio, senza grandi aspettative, non puntavo a un bel risultato. Già nella gara successiva in Val di Fiemme ho visto che potevo fare di più e sono arrivato vicinissimo alla zona punti, nella quale sono entrato successivamente in Germania e questo traguardo mi ha reso felice».
Dove ritieni di dover migliorare?
«Al momento mi sento sullo stesso livello nel fondo e nel salto. Per come sono fatto io, mi piacerebbe moltissimo migliorare sul salto, perché questo mi consentirebbe di partire più avanti nella gara di fondo e potermi gestire, anziché fare una delle solite rimonte, tipica di noi italiani».
Già nello scorso marzo hai fatto parte della staffetta, speri di esserci anche nel Mondiale di Lahti?
«Diciamo che questo è un mio piccolo sogno in vista della prossima stagione, anche perché guardando la squadra, penso che abbiamo buone possibilità di fare bene ed ottenere un ottimo risultato. Sto puntando anche a quello».
Ti piace questa nuova combinata nordica nella quale il salto è più importante rispetto al passato?
«Personalmente si, perché sono nato come saltatore. Mi sento quasi in un mondo a parte, perché non sono né soltanto fondista né soltanto saltatore e secondo me quindi in questa specialità devono esserci entrambi gli sport a pari livello. In passato invece il fondo era più importante, così gli atleti erano più fondisti che saltatori e coloro che erano forti nel fondo potevano recuperare dei piccoli distacchi subiti nel salto. Ora mi piace di più perché bisogna essere bravi in entrambe le specialità e non mediocri in una per primeggiare nell’altra».
A proposito, raccontaci i tuoi inizi: mi è parso di capire che hai cominciato con il salto.
«In realtà da piccolo facevo lo sci alpino, poi grazie a un mio amico che era saltatore, ho iniziato a praticare questa disciplina e mi sono appassionato. All’inizio non ero nemmeno a conoscenza dell’esistenza della combinata nordica, ma quando fino ai 14 anni, nello stesso giorno ci facevano gareggiare sia nel salto sia nel fondo, così ho scoperto che anche in quest’ultima specialità mi comportavo piuttosto bene e ho scelto di proseguire su questa strada. Insomma ho scoperto questa disciplina con il tempo».
Un’ultima domanda: ti sei mai chiesto come mai dal Friuli Venezia Giulia, una regione piuttosto piccola, escono fuori tanti grandi campioni degli sport invernali?
«Non è facile rispondere. Abbiamo poche località dove possiamo allenarci, ma forse proprio per questo abbiamo più tenacia nel voler emergere, cercando di dare qualcosa in più e impegnarci al massimo con quello che abbiamo».
Combinata Nordica, Buzzi ha chiaro il suo obiettivo: “Voglio qualificarmi per i Mondiali”
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