La quarta caduta della candidatura di Cortina ai Mondiali di sci alpino, della quale abbiamo trattato nell’ultimo editoriale, apre uno scenario che sconfina fra sport e politica ed è indicativo di una situazione che andrebbe affrontata su entrambi i versanti e con personaggi di spessore ben diverso da quelli che l’uno e l’altra sono attualmente in grado di presentare. Non ce n’é uno che si salvi fra i tanti con i quali si intendeva sbancare la corsa all’assegnazione. Come i farisei nel Vangelo di Matteo: sepolcri imbiancati. La bocciatura, infatti, non è dipesa solo dal progetto presentato dalla cittadina svedese Are, a soli 7 anni dalla precedente edizione che non aveva certo sollevato entusiasmi, ma piuttosto dal maggior peso sportivo e politico del Comitato che l’ha portato al congresso FIS di Barcellona. Dove si è abilmente lavorato dietro le quinte finendo per privilegiare i “panettoni” della Svezia piuttosto che quelle Dolomiti di Cortina che il 26 giugno 2009 la commissione dell’UNESCO, riunita a Siviglia, dichiarò “Patrimonio dell’Umanità”.
E’ ovvio che ci si è mossi male e con la gente sbagliata: che sicuramente vanta prestigio in casa, ma al di là delle Alpi non conta un tubo. Specialmente in situazioni del genere. Così un patrimonio di credibilità è stato buttato alle ortiche. E con esso anche qualche milione di diritti TV che avrebbe fatto comodo all’asfittico bilancio della Fisi e tutte le opere pubbliche legate all’avvenimento che avrebbero risolto qualche problema del territorio. Evidentemente abbiamo perso per strada quella fama di santi, poeti e navigatori di cui la storia ci accredita. E non è la prima volta: capitò già con gli Europei di calcio, dopo quei Mondiali che ci hanno lasciato in eredità , con la sconfitta, anche campi di gioco che gridano ancora vendetta al cielo. Non parliamo dei Mondiali di nuoto: sono restati i debiti da pagare e impianti che vanno a pezzi . E ci intestardiamo con la candidatura olimpica che richiederebbe ben altro fair play finanziario.….
Una scoppola dalla quale usciamo ridimensionati, ma che certi benpensanti fanno ricadere non sulle proprie colpe ma sull’ultimo scandalo che ci ha riportato agli onori della cronaca “nera”, quello del Mose di Venezia che nelle intenzioni dovrebbe preservare il futuro della laguna ma nei fatti ha solo riempito le tasche di quei “Serenissimi” che si sono messi sullo stesso piano della “Roma ladrona” o del “Sud mafioso”. Differenza di latitudine, non di abitudini.
Comunque lo si guardi, un Paese di corrotti, tanto è vero che nella rete è finito anche chi, per compito istituzionale, avrebbe dovuto controllarli. Non c’è più limite neppure all’indecenza: capita nella vita di tutti i giorni, ne è invaso anche lo sport. Non ne è immune il nostro mondo degli sci invernali che all’assemblea elettiva di Bologna il Comitato Veneto ha pilotato verso la riconferma di Flavio Roda alla presidenza della Fisi, con una maggioranza “bulgara”, per trovarsi però a sua volta buggerato all’apertura delle schede. Puntava grosso, è rimasto deluso. Un unico proprio candidato eletto nel consiglio federale, Piccin, all’ultimo posto, con il secondo papabile Carli primo degli esclusi. Successivamente lo stesso Piccin vicepresidente ma non “vicario” come si sarebbe invece pattuito e preteso.
Con Carli fuori gioco, scontata la rivolta dell’Altopiano di Asiago contro il presidente Bortoluzzi, che si ricandida alla presidenza del Comitato ma che si trova a lottare, oltre che con la sciatalgia, con Federica Monti, suo braccio destro e attuale presidente del comitato provinciale di Belluno. Per recuperare Carli in consiglio federale, si sta intanto facendo pressing su Roda perché metta fuori squadra Sandro Pertile, risultato il secondo eletto in Consiglio federale con un numero di voti (34.650) che costituisce un’enormità per uno che viene dallo sci nordico. E questo, di per sé, certifica la stima e la competenza di cui gode.
E’ uno del mestiere, tanto che lo stesso Roda gli ha assegnato l’incarico di direttore sportivo della stessa area che accomuna fondo, combinata e salto. In poche settimane ha lavorato così bene da aver messo insieme uno staff tecnico che ha fin qui ottenuto solo consensi in un ambiente che, al di là del combinatista Pittin, aveva perso da tempo la strada delle medaglie.
Suo, il merito, di aver affidato la responsabilità del fondo, a Sepp Chenetti, l’allenatore delle medaglie iridate di Oberstdorf e di quelle Olimpiche di Torino 2006 dopo le quali era stato accantonato (e con lui il CT Albarello). Ora, attaccandosi ad un’inesistente incompatibilità fra la direzione sportiva e la carica di consigliere federale, si vorrebbe che Pertile tenesse la prima e si dimettesse dalla seconda, in modo che Carli possa subentrargli come primo dei non eletti. Una forzatura che Pertile, dimostrando di avere le palle, non è disposto ad accettare. E con lui dovrebbe schierarsi anche il presidente del Comitato Trentino, che lo ha candidato.
Si gioca sporco, dunque, e non è bello che avvenga in un momento in cui il fondo, che nel frattempo ha toppato tre Mondiali e due Olimpiadi, sta ritrovando lo spirito giusto. Lo conferma la bella intervista di Andrea Facchinetti a Federico Pellegrino, il nostro fondista più rappresentativo, che si dimostra anche l’elemento trascinatore. Intervista pubblicata sul sito della Fisi, che riprendiamo testualmente.
“Il nuovo corso dello sci di fondo, che si affida al duo composto da Sandro Pertile nel ruolo di direttore sportivo e a Giuseppe Chenetti come allenatore responsabile, ha terminato la prima fase del programma di allenamento che prevedeva due raduni sul ghiacciaio del Passo dello Stelvio. Dal prossimo collegiale di Moena comincerà la fase della preparazione a secco che durerà l’intera estate. Federico Pellegrino, arma di punta del gruppo di Coppa del mondo con i suoi due podi nella passata edizione della Coppa del mondo e il pettorale di leader della classifica sprint indossata per qualche gara a metà stagione, fa il punto della situazione.
“Siamo ripartiti con il piede giusto – afferma il 23enne poliziotto valdostano di Nus . Fin da subito è stata tracciata una linea chiara e condivisa con il nuovo staff, sono state instaurate delle regole all’apparenza semplici ma in realtà importanti per l’equilibrio del gruppo. C’è la volontà da parte dei tecnici di adattare tutti gli elementi del gruppo ad un unico tipo di tecnica, l’allenamento sugli skiroll servirà proprio per consolidare questo obiettivo. Le prossime settimane saranno importanti perché prevedono una serie di allenamenti sulla forza, svolti proprio in funzione della tecnica, siamo fiduciosi di essere partiti con l’umiltà giusta. Il nostro sarà un ciclo di lavoro che durerà quattro anni, perché occorrerà del tempo per mentalizzare questo nuovo modo di allenarsi”.
“Per quanto mi riguarda sono conscio che sarà forse l’anno più importante della mia carriera. Ho chiuso un periodo importante con Stefano Saracco che ringrazio per tutti i consigli che mi ha dato in questi anni, adesso condivido appieno ciò che mi è stato proposto da Chenetti che non è altro che una continuazione del lavoro iniziato con Saracco. Terremo sempre un occhio privilegiato sulle gare sprint, continuando a migliorare la resistenza sulle distanze più lunghe”.