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FISI: Roda contesta la posizione di fondoitalianews nei suoi confronti

 

In relazione ai contenuti degli editoriali pubblicati sul Vostro sito, alla luce del perdurare delle illazioni e dei giudizi lesivi e diffamatori della mia immagine screditando di conseguenza il buon nome e il prestigio della F.I.S.I. – sia nel periodo antecedente lo svolgimento dell’assemblea federale, sia in momento successivo alla mia ri elezione – mi preme evidenziare come le offese alla mia reputazione e alla Federazione che presiedo rendono configurabile, a Suo carico, nella duplice veste di autore degli articoli e di amministratore del portale, il reato di diffamazione continuato e aggravato per la scelta dello strumento digitale utilizzato.
Ben venga la libera espressione di pensieri e giudizi, ancorché portavoce di manifestazione di disappunto sul mio operato in qualità di Presidente Federale dell’ultimo biennio e del prossimo quadriennio, come da fiducia accordatami dall’Assemblea Federale Ordinaria dello scorso sabato 12 aprile 2014 senza però mai varcare i limiti consentiti dalla Legge e sfociare nell’offesa altrui screditando la mia figura e l’incarico conferitomi da chi ha deciso di accordarmi nuovamente fiducia e nei confronti dei quali godo di rispetto e stima.
Essendo quindi la reputazione un bene giuridico tutelato dalla legge e dallo Stato volto a difendere l’integrità morale, invio la presente quale formale atto di diffida a divulgare commenti e illazioni contro la mia persona riservandomi sin d’ora di intraprendere le più opportune azioni volte a tutelare il mio diritto al ristoro per danni subiti e subendi, mediante l’esperimento delle più opportune azioni giudiziarie nelle sedi competenti.
Cordiali saluti                                                                                                                  Flavio Roda
Quanto sopra è il testo della lettera/raccomandata su carta intestata al presidente della Fisi, che porta la data del 15 maggio e ho ricevuto solo ieri. Non sono abituato a rendere pubbliche questioni personali e se lo faccio in questa occasione è perché i lettori del sito, che sono a conoscenza della diatriba che mi divide da Roda in quanto ne ho abbondantemente parlato prima dell’assemblea elettiva e dopo la sua riconferma, hanno il diritto di esserne informati.
Riconferma che ho criticato per il modo in cui è maturata nel malinteso senso di una “continuità” che ha portato scarsi risultati, e per il semplice fatto che, come già in precedenza, non lo ritengo all’altezza di fare il presidente di una federazione in crisi di identità e in profondo “rosso”. Niente di personale contro Roda: ma la situazione richiede una figura diversa. La Fisi, infatti, necessiterebe di una guida manageriale prima ancora che tecnica , e lui manager certamente non lo è o, almeno, non ha ancora dimostrato di esserlo nei due anni di “transizione” nei quali non ha fatto squadra ma l’uomo solo al comando prevaricando quello che dovrebbe essere lo spirito di una federazione. Provi a pensare a quello che sta facendo Renzi in politica… (nella foto il suo staff). Ha provocato uno sconquasso e la gente lo segue. Roda invece si è isolato, anche di fronte ai suoi collaboratori e al personale dipendente.
L’assemblea lo ha riconfermato, a larghissima maggioranza: ne prendo atto come democrazia impone, ma mi si consenta di non essere d’accordo almeno per coerenza con le mie idee che non manco di professare. Non per puro pregiudizio nei suoi confronti, ma per l’atteggiamento manifestato nei riguardi del fondo nei primi 2 anni di mandato. Se n’è fregato. E la squadra, a quanto pare, se n’è resa conto al punto che quando di recente ha convocato i fondisti si sono presentati solo in tre (nelle foto sotto gli azzurri al primo allenamento al Tonale).
E questo lo ritengo un grosso errore da parte degli atleti. E’ mancanza di rispetto. Se non contro l’uomo, di certo nei confronti dell’istituzione. Anche perché, successivamente, quando si è trattato di definire lo staff tecnico, Roda ha dimostrato di aver puntato sulle persone giuste. A cominciare da Sandro Pertile che ha ottenuto una marea di voti e abbina al ruolo di consigliere federale quello di direttore sportivo. Nelle posizioni di vertice sono così tornati quelli che facevano già parte dello staff vincente di Albarello, accantonati per far spazio a quello di Fauner. Nomi che, guarda caso, gli avevo già prospettato due anni fa.
E’ chiaro che non potranno fare miracoli poiché il fondo è tutto da ricostruire. Ripartendo da zero e dai ragazzini di 10 anni che il pur benemerito progetto di FuturFisi non ha ancora preso in considerazione e sarebbe invece opportuno che almeno ci pensasse . Ma se qualcuno è in grado di farlo, è certamente Chenetti con il gruppo che si è scelto. Che si ritrova, però, un materiale umano di potenzialità ben diverse da quello che ha poi portato alle medaglie olimpiche e mondiali. Di costoro sono amico oltre che estimatore: avranno quindi tutto il mio appoggio.
Mi ritengo in grado, quantomeno, di dare qualche consiglio: quasi 50 anni di esperienza e i migliori maestri che mi hanno indirizzato nello sport in generale e nel fondo in particolare, hanno maturato conoscenze anche tecniche incontestabili. Tanto più se abbinate a quella deformazione professionale tipica di chi, nel giornalismo, ha sempre fatto il cronista: cioè quella di vedere di primo acchito le cose che non vanno e, nel contempo, non limitarsi a segnalarle ma anche a prospettare possibili soluzioni.
Ma torniamo alla lettera di Roda. Non è farina del suo sacco, purtroppo. Non senti lo spirito dell’uomo offeso che giustamente si arrabbia e magari minaccia di spaccarti la faccia alla prima occasione. Si vede chiaro il ricorso alla mano di un legale dietro le sue parole. Se veramente si è sentito diffamato, ha tutto il diritto di procedere. Il suo predecessore Morzenti, per esempio, lo ha fatto due volte. Poi, però, è venuto a cercarmi quando ha capito che, anche nella polemica, sono una persona corretta e non solo un appassionato di fondo che contesta. Siamo anche diventati amici.
Le querele, però, non si minacciano: si fanno quando è il caso e non è certo il suo. So dove possono arrivare i miei limiti di critica avendo cominciato a scrivere più di 60 anni fa e sono giornalista professionista da 51. In pensione dal 1991. La notizia prima di tutto ma nel rispetto delle persone quando lo meritano. Tanto è vero che, dovunque ho messo mano, e sono uno che la sa calcare, ho contribuito a crearne la fortuna in quanto, guadagnandomi il consenso dei lettori, è cresciuta anche la tiratura di giornali o riviste che adesso annaspano o hanno addirittura chiuso i battenti.
Domandi dove è arrivato lo skiroll finché ne ho fatto parte e dove è finito quando, senza motivi specifici se non la propria insipienza, l’ho mollato per un pirla di atleta che mi ha offeso senza che la federazione prendesse adeguate misure…..
E’ ovvio che, con il mio carattere spesso indisponente, mi sia fatto anche tanti nemici e mi sia preso querele da parte di chi, come Roda, si è ritenuto diffamato. Tuttavia, per un giornalista che si rispetti e che faccia con onestà il suo lavoro, le querele sono come le medaglie sul petto di un soldato. Le ho vinte tutte in quanto non ho mai scritto niente di cui non disponessi le prove. E spesso c’erano di mezzo grossi personaggi della politica che, nella certezza che sul piano penale la loro denuncia sarebbe stata archiviata, procedevano ad una causa civile, cosa che adesso è diventata di moda, con richieste milionarie di danni.
Di 800 milioni (di lire) quella avanzata dal senatore Miglio, giusto per citare l’ultimo esempio. Diversamente, oltre alla condanna, avrei dovuto pagare anche le spese dell’avvocato poiché il giornale si addossava quelle del direttore coinvolto per omesso controllo e lasciava al suo destino il giornalista che l’aveva fatta fuori dal vaso. Il mio è sempre stato pagato dalla parte lesa che mi aveva portato a processo. E quando è stata avanzata la possibilità di ritiro, subito accettata dal direttore di turno, ho sempre preteso la continuità del processo rifiutando, quando è capitato, pure l’accettazione di indulti o amnistie sopravvenuti nel frattempo. Questione di coerenza.
Problema, quello delle spese legali, che non si pone più da quando l’avvocato ce l’ho in casa. Non mi costa niente, al di là dell’inevitabile “vaffa” se lo dovessi coinvolgere, ed è pure bravo nel suo lavoro quanto io ritengo di esserlo nel mio che adesso faccio più che altro per hobby . In attesa di calarmi nel ruolo di nonno a tempo pieno di un nipotino appena nato che ha già tutte le fattezze del papà. Spero solo che cresca con lo spirito del nonno.

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