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FISI: Flavio Roda rieletto presidente. Bocciato lo statuto. Adesso si aspettano le deleghe

L’assemblea Fisi di Bologna si chiude con un risultato di difficile lettura: confermato Roda, castigati i suoi sostenitori, non approvato il nuovo statuto. Insomma le contraddizioni non mancano.
La riconferma del sessantacinquenne con la frangetta non è una sorpresa, semmai un’offesa al buon senso, poiché riconfermare chi ha appena firmato un bilancio con un disavanzo di oltre due milioni di euro significa esporsi al concreto rischio di commissariamento. E’ necessario che Roda dia al Coni garanzie precise e concrete di una inversione di rotta, che significa risanare i conti in fretta. Ma bisogna recuperare quei due milioni, che essendo già stati spesi non potranno certo essere distribuiti ai comitati. Ciò è accaduto nell’anno olimpico, quando dal Coni arrivano più contributi. 
C’è da evidenziare che la Fisi non ha reso noto il bilancio, poiché – è il pretesto – deve ancora essere visionato dal Coni. Quindi molte società non erano a conoscenza di questo aspetto, che sicuramente non è premiante per la gestione Roda. Il quale, per correttezza, avrebbe dovuto farne cenno all’assemblea nella sua relazione di fine mandato. Invece, chissà perché, ha preferito tacere. Sarebbe interessante sapere come il segretario generale del Coni, presente a Bologna, abbia giudicato questa sospetta omissione. Ma non ha scucito parola, lasciando sollevare un lieve olezzo d’inciucio.
Pietro Marocco durante il suo intervento ha preso tanti applausi, che però non si sono trasformati in voti. E’ consolante che abbiano espresso apprezzamento anche molti di coloro che non l’hanno votato. Così come Manuela Di Centa avrebbe meritato di più: questo è la conferma di ciò che sappiamo da sempre, e cioè che i giochi si fanno a casa e lontano da occhi indiscreti, mentre l’assemblea è soltanto la ratifica di quanto già stabilito colà dove si puote.
Visti i risultati resta però la speranza che il nuovo Consiglio federale sia meno supino al presidente rispetto a quello giunto a scadenza, che si è limitato a trasferte turistiche in amene località soltanto per alzare la manina e ratificare le decisioni del presidente con la frangetta. Difatti le Alpi Centrali piazzano ben tre consiglieri, non tutti esattamente “fan” di Roda: Alberto Beretta, Carmelo Ghilardi e Marco Mapelli. Smacco invece per Bortoluzzi, che dopo aver ispirato e guidato la singolare linea della “continuità” vede entrare in Consiglio e per il rotto della cuffia il solo Alberto Piccin, già vicepresidente uscente, mentre l’altro veneto Guido Carli è stato trombato.
Anche gli altri supporter della “continuità” sono stati puniti dall’elettorato: il potente presidente dell’Alto Adige, Ambach, è riuscito a piazzare (per un pugno di voti su Vanoi) soltanto Alfons Thoma fra i tecnici, mentre liberano le poltrone Senoner e Schmalz. Un tracollo incredibile.
Sonora bastonata anche al presidente friulano Manuele Ferrari, candidato al Consiglio e trombato, mentre è stato eletto Sima che faceva parte della lista Marocco. Uno smacco mica da poco. Ma la città di Balanzone non ha portato fortuna nemmeno a Tropea, che ha sacrificato Pierluigi Checchi in cambio di nessuno, cosicché il Centrosud – che raccoglie non meno di un quinto dei tesserati – non ha rappresentanti in Consiglio federale. Una beffa incredibile: sa quasi di discriminazione.
Infine una notizia confortante, entra in Consiglio Sandro Pertile (foto), uomo di vasta esperienza in Val di Fiemmepertile sandro e riconosciuta competenza – a livello mondiale – nell’organizzazione di eventi e nella gestione dello sci nordico. Stimato nell’ambito FIS e gran lavorato: almeno un obiettivo centrato. Sicuramente saprà farsi sentire e portare avanti le istanze del settore, in modo tale da spezzare il monomaniacale atteggiamento di Roda di considerare soltanto lo sci alpino.
C’è da sperare pertanto in una gestione più equilibrata della Fisi, grazie a un Consiglio che non si piegherà pedissequamente ai diktat e all’inesperienza di Roda. Anzi non sarebbe una cattiva idea se i consiglieri sollevassero la testa e recuperassero almeno un pochino di quell’orgoglio fin qui mancato, mortificato da uno statuto imposto dal Coni e che fa del presidente un monarca.

In un regime democratico – e con un presidente del genere – sarebbe doveroso, oltre che opportuno, che si facessero delegare competenze precise, lasciando al presidente il solo compito di rappresentanza: a stringer mani e ad alzar calici. Roda è bravo e fa la sua figura, e al massimo potrebbe danneggiare la sintassi. Meglio che disastrare i bilanci, no? Eventualmente, quanto a scelte, solo quelle di cui ha competenza effettiva e non per sentito dire.
Resta il problema dello statuto: ovvio, va cambiato. Il sistema di voto è obsoleto, e anche le informazioni che filtrano dal vertice alla base sembrano addomesticate. Tutto ciò confligge con la democrazia. E difatti la proposta di nuovo statuto non è stata ratificata dall’assemblea.
Non si capisce l’ostinazione nel proporre e riproporre una proposta sgradita alla base. Si può pensare soltanto al tentativo di voler farla passare surrettiziamente, contando sul fatto che molti presidenti di sci club hanno ancora il culto dell’autorità (quindi hanno fede in ciò che dice il presidente) e non hanno tempo per documentarsi, visto che già hanno tanto da fare nella gestione sportiva e amministrativa.
Purtroppo per Roda gli è andata male. Non è il caso ora di seguire il metodo democratico della partecipazione? E non ci venga a parlare di assemblearismo e altre sciocchezze: gli strumenti per discutere ci sono e sono collaudati. Se soltanto ne avesse avuto l’intenzione avrebbe potuto arrivare all’assemblea con una bozza condivisa. Invece ha preferito il solito metodo autoritario mascherato da giovialità non sempre opportuna. Ora si metta a fare il presidente sul serio. Se ne è capace.
bologna salaSignificativo, al riguardo dell’assemblea, il commento che mi è pervenuto, che riporto integralmente non tanto perché è di un fondista che si sente ancora una volta bistrattato, ma perché ribadisce il senso di oppressione che ha toccato chi, non particolarmente legato alla macchina federale e ai giochini di potere, era venuto a Bologna per vedere la piega che prendeva lo sport di cui è appassionato dopo stagioni non certo esaltanti e un futuro sempre in bilico
“Mi chiamo Vincenzo La Camera e oltre che essere un fondista di vecchia data, sono il presidente di un piccolo sci club di pianura, lo sci Nordico Seravalle Scriva in provincia di Alessandria. Sono appena tornato da Bologna per l’assemblea elettiva della FISI: ebbene, oggi, mentre le votazioni andavano avanti nel modo che tutti abbiamo visto, veramente mi sono arrabbiato, e mi è venuto questo pensiero: se per disgrazia ci fosse stato in sala un rappresentante della Norvegia o della Russia o chi volete voi, si sarebbe fatto delle grasse risate a vedere la poca capacità organizzativa che ha dimostrato la nostra FISI. Mi riferisco al caos delle votazioni dello statuto. Ma, dico io, come pensiamo di battere i Norvegesi o altre nazioni con questi “poco capaci”, perché se tanto mi dà tanto, se non cambiano registro continueremo a mangiarci il fegato per chissà quanto ancora.
Mi scuso per lo sfogo ma è dettato dall’amore che ho per lo sci di fondo e a vederlo in questo stato mi fa male”.
Personalmente concordo con lui: è stata un’assemblea penosa dal punto di vista della funzionalità, organizzata male e condotta ancora peggio. E pensare che a dirigere i lavori c’erano il segretario e il vice segretario generali e, per lo statuto, era presente anche l’avvocato che alla Fisi è già costato qualche centinaio di migliaia di euro. Gente che di sport e regolamenti dovrebbe masticare parecchio mentre si sono dimostrati piuttosto a digiuno. Non ci si meravigli, quindi, delle figuracce che lo sport italiano rimedia da tutte le parti. E, purtroppo, non c’è all’orizzonte un Renzi che possa avviare la rottamazione anche nell’ambito del Coni.

I risultati delle elezioni

Flavio Roda è stato confermato presidente della Federazione Italiana Sport Invernali al termine dell’Assemblea Elettiva svoltasi al Palazzo della Cultura e dei Congressi di Bologna. Nato a Lizzano in Belvedere (Bo) il 22 agosto 1948 e residente a Vidiciatico (Bo), tesserato per lo Sci Club Alfonsine A.S.D., ha raccolto al primo turno 57.279 voti contro i 27.868 voti di Pietro Marocco e i 12.173 di Manuela Di Centa. Le schede bianche sono state 0, le schede nulle 1 per voti pari a 1647. La soglia per ottenere la maggioranza assoluta era fissata a 47923 voti, le società accreditate 828, pari al 70,16% dei aventi diritto al voto.
GrigolettoIl nuovo Consiglio Federale sarà invece costituito da Alberto Beretta, Sandro Pertile, Carmelo Ghirardi, Marco Mapelli, Enzo Sima, Dante Berthod e Alberto Piccin come laici, Gabriella Paruzzi e Gianfranco Martin in quota atleti (nel rispetto della norma che prevede la presenza di un uomo e una donna) e Alfons Thoma per i tecnici. Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti è stato confermato Elio Grigoletto (foto).

CONSIGLIERI LAICI ELETTI

1. Beretta Alberto 43302
2. Pertile Sandro 34650
3. Ghilardi Carmelo 33047
4. Mapelli Marco 26873
5. Sima Enzo 26397
6. Berthod Dante 26152
7. Piccin Alberto 25865

CANDIDATI LAICI NON ELETTI
Carli Guido 24731
Ferrari Manuele 22589
Ferrante Cristiano 20496
Senoner Rainer 18522
Schmalzl Rainer 12276
Checchi Pierluigi 16142
Lima Sergio 10150
Rodolfi Carlo 5509

CONSIGLIERI ATLETI ELETTI
8. Paruzzi Gabriella 2976
9. Martin Gianfranco 2556

CANDIDATI ATLETI NON ELETTI
Alfieri Camilla 2645
Sineo Alberto 1260
Weissensteiner Gerda 1216
Ceccarelli Daniela 918

CONSIGLIERE TECNICO ELETTO
10. Thoma Alfons 1209

CANDIDATO TECNICO NON ELETTO
Vanoi Alessandro 1098

PRESIDENTE COLLEGIO REVISORI DEI CONTI ELETTO
1. Grigoletto Elio  39.949 

CANDIDATI NON ELETTI:
2. Demarchi Enrico 24557
3. Loda Federico 23206
4. De Franciscis Giorgio 2887
5. Santarelli Rocco 2692

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