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La FISI alla vigilia delle elezioni. Intervista con chi l’ha salvata: Giovanni Morzenti

“In questi anni la situazione della Fisi non è migliorata. Anzi, l’acuirsi della crisi economica ha moltiplicato in modo esponenziale le criticità che affliggono la federazione. Se vogliamo uscirne occorre unire tutte le forze e smetterla con quegli squallidi giochetti, mutuati dalla peggiore politica, per cui ci si divide in gruppi, gruppetti e correnti con il solo scopo di conquistare un pezzetto di potere, uno sprazzo di visibilità o accaparrarsi piccoli vantaggi a danno degli altri. Così si affonda la nave, e chi riesce a salire su una scialuppa non può certo aspettarsi una navigazione piacevole”.
Così parla il dottor Giovanni Morzenti (nella foto con Piero De Godenz, presidente di Nordic Ski Fiemme e, sotto, con Pietro Piller Cottrer) il presidente che si ritrovò con un bilancio da tribunale fallimentare e che diede inizio al risanamento della Fisi. La sua presidenza fu interrotta da una sentenza dell’Alta Corte del Coni che, riformando precedenti decisioni dei tribunali sportivi, stabilì che l’assemblea elettiva era nulla perché, in pratica, gli elettori erano talmente ignoranti da non sapere nemmeno votare. E’ bene ricordare che il procedimento ebbe inizio damorzenti piller cottrer un ricorso del SAI di Roma, sodalizio romano che non si è mai distinto in ambito sportivo e molto vicino – come si dice – all’allora ministro degli Esteri Frattini, altro personaggio che difficilmente lascerà traccia nei libri di storia ma che riesce sempre ad avere una comoda poltrona sotto le natiche.
Morzenti, dopo anni di assoluto silenzio, accetta di scambiare due chiacchiere del tutto informali, “a patto di guardare al futuro. Non stiamo a rivangare il passato. Ovvio, mi sento vittima di una grande ingiustizia, ma non è il momento di metterla sul personale o di cercare rivalse. La Fisi è scesa a 70 mila tesserati: c’è un’emergenza da affrontare e su quella bisogna concentrare attenzione e sforzi. Il resto non conta”.
L’elezione dei nuovi vertici è un passo fondamentale, lei chi voterebbe?
“Manuela Di Centa è un bel nome, ha un passato sportivo prestigioso, ottime relazioni anche in campo politico e internazionale, l’opinione pubblica ne ha un bel ricordo. Pietro Marocco invece ha esperienza da vendere in campo organizzativo, visto che è presidente di Comitato regionale ed è coordinatore dei presidenti regionali. Perciò conosce molto bene la macchina della federazione e, da ingegnere, saprebbe come far muovere speditamente gli ingranaggi”.
rai 2Non ha citato Roda…
“E’ un discreto tecnico di sci alpino. Se fosse bravo se lo sarebbero preso nazioni blasonate. E ciò non è avvenuto . Ma poi come presidente mi è parso spaesato, Ho letto che è rimasto piacevolmente sorpreso per le medaglie olimpiche nello slittino e nel biathlon staffetta mista e mi chiedo di che cosa si sia interessato in questi due anni, atteso che si trattava di medaglie praticamente certe.” (nella foto i candidati alla presidenza Fisi, Marocco e Di Centa, al dibattito su Raisport, al quale Roda è mancato)
Lei non gli ha dato consigli?
“No. Appena eletto gli inviai le congratulazioni e un caloroso in bocca al lupo. Non mi rispose, quindi ho pensato di non seccarlo. Evidentemente ha pensato di farsi fare un quadro della situazione da altri “.
Magari da Franco Carraro che certamente in fatto di poltrone ne sa più di lei. Quindi boccia Roda senza appello, invece ci sono presidenti regionali che lo sostengono in omaggio alla continuità. Si dice che dietro questi sostegni ci siano promesse e favori.
“Non seguo la scuola andreottiana secondo cui a pensar male ci si azzecca. E’ legittimo cambiare idea e soltanto i cretini non lo fanno. Non mi convincono, proprio per niente, le motivazioni. Si parla di continuità. Bene, quale? Delle critiche che i presidenti dei Comitati e degli sci club gli hanno rivolto per assenza di ascolto e decisioni calate dall’alto? Incoraggiante! Lo stesso Roda che ha snobbato i giudici di gara – colonne portanti dei nostri sport e volontari puri – e che ha preso decisioni infischiandosene alla grande del parere della base e degli organi periferici, che sono la spina dorsale della Fisi. E che è scandaloso blandire soltanto alla vigilia delle elezioni per poi relegarli al ruolo di animali da soma.
I risultati li abbiamo visti: l’assemblea per la modifica (arbitraria e verticistica) dello statuto senza numero legale. E soprattutto 70 mila tesserati con tendenza ad un ulteriore calo Questo ha comportato una perdita di circa un milione di euro l’anno con gravi conseguenze sul bilancio. Tanto che l’ultimo consuntivo è stato chiuso con un deficit superiore ai due milioni, cosa che ha imposto l’azzeramento del fondo di dotazione.”
rai 7Il fondo è rimasto a digiuno di medaglie….
“Questo settore nel suo complesso necessita di una profonda riflessione. E bene ha fatto Marocco a mettere nel suo programma la convocazione di una Consulta allargata a dirigenti di società scelti nei vari Comitati regionali, a tecnici di provata esperienza, ad ex atleti di alto livello, ai produttori di materiali, opinionisti. Tutti costoro dovranno insieme individuare la prognosi: cosa fare, come e con chi farlo.”
Lei prenderebbe per lo sci nordico un direttore tecnico straniero?
“È un’ipotesi da non escludere, ma l’Italia ha tecnici di prim’ordine che tutti ci invidiano. Sarà fondamentale scegliere i migliori per il settore giovanile, dove si formano i campioni”.
Lei cosa farebbe per frenare la fuga di iscritti e richiamarne di nuovi?
“La prima cosa da fare è consultare i presidenti degli sci club: loro sanno esattamente quali sono le aspettative e le esigenze della base, quindi agire di conseguenza. Inoltre bisogna aumentare la sinergia con gli Enti di promozione sportiva, e non entrare in concorrenza con loro. Gli Enti hanno una vocazione ricreativa e di avvicinamento allo sport, la Fisi invece è più orientata allo sport e all’agonismo. Non soltanto all’agonismo di alto livello. La competizione aggiunge un plus al divertimento, a qualsiasi età, ed è un fattore di confronto e di progresso. Direi che ragionando su questi due fronti l’appeal della Federazione possa aumentare in tempi brevi. Sul medio termine invece avvierei un discorso di stretta collaborazione con la scuola, poiché la pratica sportiva fa risparmiare sulle spese sulla salute; infine è tassativo trovare le risorse necessarie per contenere i costi dell’attività sportiva dei ragazzi”.
L’agonismo è costoso e si rischia che dei veri talenti si disperdano perché non hanno possibilità economiche.
“E’ verissimo. Finché un atleta non raggiunge una certa visibilità deve accollarsi spese ingenti. In questo sono stati di grande aiuto i gruppi sportivi militari, un vero serbatoio di atleti e di tecnici. Dobbiamo però pensare ad estendere le possibilità ad un numero sempre maggiore di giovani, per esempio istituendo premi e borse di studio. E’ vero che non c’è denaro, ma bisogna anche cercarlo. Coinvolgendo istituzioni, università, aziende: lo sport dà visibilità, quindi assicura un buon ritorno d’immagine ed economico. In questo senso è interessante l’accordo stipulato con Infront, la più grande società specializzata nelle sponsorizzazioni e promozioni dello sport. Bisogna comunque saper creare e presentare bene le opportunità. In altre parole, bisogna lavorare sodo.”
Come vede il futuro?
“Sono ottimista. Perché penso che se uniamo le forze possiamo superare tutte le avversità. Quindi ben vengano discussioni approfondite e confronti accesi, però una volta presa una decisione bisogna remare tutti nella stessa direzione, mettendo da parte meschinità e piccoli egoismi. Un naufragio non conviene a nessuno. Mai”.
È vero che molti tecnici e molti atleti la chiamano?
“Sì, e anch’io li sento poiché ci sono rapporti di amicizia, e tra amici ci si parla. Ma si parla un po’ di tutto, non soltanto della FISI, le cui vicende seguo ormai come un qualsiasi osservatore, magari anche tifoso dello sport”.

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