Lo scorso anno la Fisi ha perso due milioni e 100 mila euro. E’ quanto risulta dal bilancio approvato pochi giorni fa dal Consiglio federale, ma di cui ancora non si trova traccia – al momento della stesura di questa nota – sul sito www.fisi.org. Trattandosi di denaro pubblico, la trasparenza dovrebbe essere un imperativo morale, prima ancora che giuridico, ma evidentemente il concetto è suscettibile di interpretazioni le più varie.
Per scoprire i motivi di questo significativo deficit bisognerebbe leggere le relazioni del direttore generale e dei revisori dei conti. Certamente si parlerà di “pulizie” finanziarie, ma un dato è incontrovertibile: il pasticcio sul tesseramento è costato circa un milione l’anno sia a causa dello “sconto” fittizio (era scomparsa l’assicurazione sulla responsabilità civile, reintrodotta a titolo volontario con una maggiorazione dei costi), sia per il continuo calo degli tesserati, sempre meno attratti dalla federazione.
C’è stato un grossolano errore nella politica dei ricavi, una disciplina che non si improvvisa ma che obbedisce a criteri precisi. Certo, per applicarli correttamente bisogna conoscerli, e per conoscerli bisogna studiare. Lo abbiamo già scritto più volte: è materia che masticano i manager ed è meglio affidarsi a loro se non si è del ramo. Invece il presidente uscente Roda (foto) ha preferito far da sé, convinto che l’essere tecnico di sci alpino lo ponesse al di sopra delle scienze economiche. Un “tuttologo”, insomma, che contro l’economia ci ha sbattuto il naso.
Purtroppo la sua politica “metaeconomica” si è tradotta in un clamoroso deficit di bilancio, cui dovrà rimediare il suo successore come capitò già a Morzenti che si trovò ad ereditare il “rosso” di Valentino e di Coppi ma fu capace di risanarlo. Roda potrebbe pur succedere a se stesso (e sarebbe opportuno evitarlo….), ma la sua riconferma probabilmente aprirebbe una incombente possibilità di commissariamento della Fisi. Anche questo lo abbiamo già scritto: l’insistenza nell’improvvisare la programmazione economica, infatti, non farebbe altro che spalancare le porte ad ulteriori sbilanci, e il Coni non starà certo a guardare una grande federazione che galoppa verso il fallimento. Tanto più dopo che nella gestione Roda la dialettica con il Coni ne è certo uscita indebolita. Magari non nella facciata, ma certamente nella sostanza.
Uno dei punti caldi nella gestione della FISI, dunque, sarà come e dove reperire le risorse. Ed è su questo punto che sta battendo il candidato presidente Pietro Marocco, che i problemi della federazione li conosce bene per il semplice fatto che negli ultimi anni ha interagito con i vertici federali sia come presidente del Comitato Alpi Occidentali, sia come coordinatore dei presidenti regionali. Ha quindi una conoscenza diretta delle problematiche più urgenti, di come sono state affrontate e di come non sono state affatto risolte anche perché Roda ha sempre deciso di testa sua ponendo il Consiglio di fronte al fatto compiuto (nella foto sopra l’incontro a Torino con Alfieri e Martin; sotto l’intervento di Dante Roggia a Cesana).
E proprio per questo Marocco, come immediata conseguenza, nei suoi incontri con gli sci club dei vari Comitati ha manifestato idee chiarissime, che non si prestano ad interpretazioni: “E’ indubbio, ha detto, che negli ultimi anni, le entrate della Federazione hanno subito una cospicua diminuzione mentre le spese, soprattutto per quanto riguarda i costi di funzionamento, sono aumentate. La razionalizzazione della spesa può contribuire a migliorare i conti, ma non basta: la realtà è che bisogna aumentare le entrate e controllare di più le spese che spesso viaggiano a ruota libera.
Per quanto riguarda le entrate sarà necessario bussare a tutte le porte, come ha fatto lui per risanare il bilancio del Comitato piemontese, cercare risorse aggiuntive, migliorare la qualità e il numero delle sponsorizzazioni, valorizzare il brand FISI, agire sul merchandising, valutare quanto sarà ottenibile dai diritti televisivi e quali e quante risorse aggiuntive saranno ottenibili dal Coni e dalla eventuale partecipazione a bandi nazionali ed europei a sostegno della pratica sportiva”.
Ecco quindi le prime possibili mosse: “Se sarò eletto presidente verificherò con attenzione quanto previsto dal recente contratto sottoscritto dal presidente Roda con la Infront, una società (lo voglio precisare a scanso di equivoci) che ha indubbiamente una forte vocazione ed una notevole esperienza nel mondo della neve e con la quale potremo collaborare proficuamente. Solo la trasparenza dei conti può rendere la Federazione un soggetto nuovamente capace di attrarre nuovi ingenti investimenti in sponsorizzazioni”.
Sempre per restare nel fair play di cui abbiamo già scritto e che è mancato ai colleghi presidenti del Veneto e del Trentino, Marocco non stringerà invece nessun accordo con l’altra candidata Manuela Di Centa (nella foto con lui all’incontro di Udine), come qualcuno ha ipotizzato negli ultimi giorni: “C’è un sano e rispettoso confronto, come si conviene a persone civili. Ma abbiamo progetti e programmi diversi e ognuno andrà avanti per la sua strada,. Io credo profondamente in quello che propongo per rilanciare la FISI”.
In compenso si è schierata dalla sua parte Stefania Belmondo che ha atteso di conoscere bene posizioni e soprattutto programmi dei tre candidati alla poltrona di numero uno della FISI prima di prendere posizione. “Non ci sono dubbi, io sto con Pietro Marocco. Non è una scelta campanilistica, visto che è piemontese come me, ma semplicemente dettata dalla logica. Nei suoi piani per il rilancio della FISI c’è una precisa attenzione per i giovani e la base, ed è questo che secondo me negli ultimi anni è mancato in Italia. Ecco perché spero vivamente che passi lui”.
Non è tanto un problema di colpe dei singoli quanto piuttosto mancanza di programmazione. “Sarebbe sbagliato pensare che alle prossime Olimpiadi mancano ancora poco meno di quattro anni: il futuro si costruisce oggi, in tutte le discipline e girando per le gare mi rendo sempre più conto della fatica che fanno i nostri atleti più giovani a fare il salto dalle gare dei Comitati a quelle di Coppa Europa e Coppa del Mondo. Non deve più succedere che si perdano talenti per strada, che non si dia loro la possibilità di crescere”.
L’olimpionica non scenderà in campo direttamente, sfidando come vent’anni fa Manuela Di Centa, altra candidata alla presidenza federale, ma il suo è comunque un parere che conta e che potrebbe pesare molto: “Non è un problema di individuare i colpevoli, semplicemente bisogna voltare pagina. E Marocco mi pare l’uomo giusto”.
LE CANDIDATURE
PRESIDENTE
1. Di Centa Manuela
2. Marocco Pietro
3. Roda Flavio
CONSIGLIERE
1. Beretta Alberto
2. Berthod Dante
3. Carli Guido
4. Checchi Pierluigi
5. Ferrante Cristiano
6. Ferrari Manuele
7. Ghilardi Carmelo
8. Lima Sergio
9. Mapelli Marco
10. Pertile Sandro
11. Piccin Alberto
12. Rodolfi Carlo
13. Schmalzl Reinhard
14. Senoner Rainer
15. Sima Enzo
CONSIGLIERE ATLETA
1. Alfieri Camilla
2. Ceccarelli Daniela
3. Martin Gianfranco
4. Paruzzi Gabriella
5. Sineo Alberto
6. Weissensteiner Gerda
CONSIGLIERE TECNICO
1. Thoma Alfons
2. Vanoi Alessandro
PRESIDENTE COLLEGIO REVISORI DEI CONTI
1. De Franciscis Giorgio
2. Demarchi Enrico
3. Grigoletto Elio
4. Loda Federico
5. Santarelli Rocco